Naftali Bennett: l'Iran è il centro del terrorismo Intervista di Piers Morgan a Naftali Bennett
Testata: israele.net Data: 11 agosto 2024 Pagina: 1 Autore: Piers Morgan Titolo: «Naftali Bennett: Il regime iraniano è l’epicentro del terrorismo»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un'intervista di Piers Morgan tradotta dal Jerusalem Post dal titolo "Naftali Bennett: Il regime iraniano è l’epicentro del terrorismo".
“Stiamo combattendo una guerra contro il male assoluto”, ha detto giovedì l’ex primo ministro israeliano Naftali Bennett intervistato a Piers Morgan Uncensored. Dopo l’uccisione a Teheran del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh, molte personalità internazionali hanno messo in guardia che ulteriori ritorsioni da parte dell’Iran o di Israele potrebbero portare a una guerra totale in Medio Oriente. Morgan ha interpellato Bennett sulle “conseguenze catastrofiche” di un tale conflitto e Bennett ha risposto spiegando che Israele sta semplicemente “reagendo” a un regime guerrafondaio che da decenni persegue la distruzione dello stato ebraico. “Questa guerra più ampia – ha detto Bennett – è stata condotta dall’Iran per la maggior parte degli ultimi 30 anni”. E ha continuato: “L’Iran ha sviluppato una strategia molto astuta, creando una piovra del terrorismo che ha la testa a Teheran e allunga i suoi tentacoli in tutto il Medio Oriente: in Iraq, Yemen, Libano, Hamas (a Gaza e in Cisgiordania ndr), e ha costruito questi eserciti per procura che sono al servizio dell’Iran generando caos, colpendo obiettivi occidentali e prendendo di mira Israele”. Bennett ha aggiunto che da sempre questa guerra “viene combattuta in modo unilaterale” dall’Iran, mentre Israele sta solo rispondendo per difendersi: “Questa guerra è stata condotta in modo unilaterale: la novità è che adesso Israele sta reagendo”. Alla domanda se ritiene che il regime iraniano debba essere rovesciato o se ciò possa portare a problemi peggiori per la regione, Bennett si è detto convinto che quel regime debba cadere. “Il regime iraniano, la Repubblica Islamica dell’Iran, è l’epicentro del terrorismo – ha affermato – È la fonte di circa l’80% del terrorismo in Medio Oriente e altrove, ed è destinato a cadere”. Fra Ness Ziona e Rehovot (nel centro di Israele), un’israeliana protegge i figli durante un attacco di missili ad opera di uno degli “eserciti per procura” armati e sponsorizzati dal regime iraniano Bennett ha paragonato il regime degli ayatollah al regime e all’influenza dell’Unione Sovietica negli anni ’80, definendo entrambi “regimi corrotti, obsoleti, scollegati, incompetenti, disprezzati dal loro popolo. Questo regime cadrà e il popolo iraniano sarà di nuovo libero. La domanda è: quando? Fra due anni, cinque anni, trent’anni?”. L’Occidente, ha continuato Bennett, ha un ruolo importante da svolgere in questa caduta, soprattutto attraverso azioni economiche (come embarghi e sanzioni), che possono “accelerare la fine” del regime e di conseguenza spianare la strada a un futuro migliore per il Medio Oriente. Bennett si è anche soffermato sull’uccisione di alti capi degli eserciti per procura iraniani – Ismail Haniyeh di Hamas e Fuad Shakr di Hezbollah – affermando che queste azioni non sono la “causa” dei problemi, bensì “l’effetto”. “Stiamo combattendo una guerra che loro hanno iniziato” ha spiegato, criticando ogni impostazione che fa apparire la situazione come “simmetrica”, cosa che non è. “Non abbiamo alcun problema con i nostri paesi vicini – ha detto Bennett – Non vogliamo eliminarli, non vogliamo annientarli. E’ l’Iran che vuole annientare Israele. Hamas vuole annientare Israele. Hezbollah vuole annientare Israele. Quindi quello che stiamo facendo è una guerra difensiva contro l’Iran, contro i suoi gregari, per difenderci”. Bennett ha paragonato Israele a un “frangiflutti nel mezzo di una grande ondata di terrorismo jihadista estremista, che in un certo senso sta difendendo l’Occidente da questa ondata”, e ha ribadito la posizione di molti esponenti israeliani secondo cui il paese non ha altra scelta che reagire: “Quando qualcuno dice che vuole annientarti, spara razzi e missili da circa sette diversi eserciti per procura per ucciderti, devi combattere finché non vinci, ed è quello che faremo”. Piers Morgan ha chiesto cosa significhi per Israele “vittoria totale” e se il concetto si possa tradurre in un futuro praticabile per la Gaza del dopoguerra. Sulla strada principale vicino all’aeroporto internazionale di Beirut, un cartellone propagandistico con i ritratti dei capi terroristi uccisi: (da sinistra) Ismail Haniyeh capo politico di Hamas, il comandante della Forza Quds iraniana Qasem Soleimani, l’alto ufficiale di Hezbollah Fuad Shukr Bennett ha detto che, per lui, vittoria significa “Hamas che si arrende, alza bandiera bianca, rilascia gli ostaggi e Israele prende tutti i capi e combattenti di Hamas, li mette su una nave e li spedisce via da Gaza, e poi possiamo iniziare a ricostruire una nuova Gaza”. Ha aggiunto di essere “insoddisfatto” del ritmo con cui viene combattuta la guerra di Israele contro Hamas, definendola “a bassissima intensità”. “La definirei un’intensità del 5-10%. Non è così che si vincono le guerre, bisogna combattere fino in fondo” ha aggiunto, riconoscendo tuttavia che la “tremenda” pressione internazionale su Israele potrebbe essere un fattore del “rallentamento”. A proposito del bilancio delle vittime della guerra, che il “ministero della salute” di Gaza gestito da Hamas stimava giovedì a 39.699, Bennett ha detto che “il numero effettivo è di fatto molto basso rispetto ad altre guerre urbane. Non credo ai resoconti di Hamas – ha continuato – ma anche supponendo che siano in qualche modo vicini alla realtà, siamo a un rapporto di circa 1:1 tra combattenti e non combattenti, che è incredibilmente basso nelle guerre urbane”. Bennett ha paragonato la guerra di Israele contro Hamas alla guerra degli Alleati contro la Germania nazista e il Giappone nella seconda guerra mondiale dicendo che, proprio come l’Occidente “sapeva di dover sconfiggere il Giappone e la Germania a ogni costo”, così Israele deve sconfiggere Hamas a ogni costo. Stiamo combattendo una guerra contro il male totale che vuole annientarci e vuole annientare il vostro modo di vivere, il mondo libero. Posso dirvi che siamo risoluti. Non staremo con un cronometro in mano a dire, beh, sono passati tot mesi, ci fermiamo e lasciamo che un regime genocida continui a cercare di sterminare Israele”. Piers Morgan ha concluso chiedendo a Bennett cosa ha in mente Israele per la governance di Gaza in assenza di una leadership di Hamas. Bennett ha risposto che il piano postbellico comporta che Israele “mantenga la responsabilità della sicurezza e della difesa per il prossimo futuro, così che Hamas non possa risorgere”, ma ha sottolineato che Israele non ha alcun desiderio di governare i civili di Gaza. “Stiamo individuando una leadership locale competente che si occupi di governare Gaza – ha detto – Porteremo persone altamente qualificate dal Golfo, dai sauditi, dagli Emirati Arabi Uniti, chiunque voglia mettere a posto le cose, e soprattutto il coinvolgimento egiziano, e inizieremo a ricostruire una nuova Gaza affrancata dal terrorismo”. Ma questo “futuro luminoso”, ha concluso Bennett, sarà possibile solo una volta che Israele avrà sconfitto Hamas. (Da: Jerusalem Post, 9.8.24)
Per inviare a israele.net la propria opinione, cliccare sull'indirizzo sottostante