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Il Giornale Rassegna Stampa
07.08.2024 Usa e Russia: 'reagite, non esagerate'
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 07 agosto 2024
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Usa e Russia: 'reagite, non esagerate'»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 07/08/2024 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "Usa e Russia: Reagite, non esagerate".


Fiamma Nirenstein

Putin sostiene Khamenei, gli dà luce verde per l'attacco a Israele, ma lo invita a non colpire città. Lo stesso sta facendo l'amministrazione Biden con Netanyahu: reagite, ma non esagerate nella risposta all'attacco dell'Iran. Biden sta legando le mani a Israele che vuole solo difendersi. Ignobile. Lo ricordino tutti quelli che a novembre andranno al voto. Dove la scelta è fra Kamala (che è peggio di Biden) e Trump.

Adelante Pedro, con juicio. Difficile pensare che Putin e Biden abbiano letto Manzoni, ma l’ironia della richiesta al cocchiere nei Promessi Sposi, che parla di doppio registro e di ipocrisia, si addice benissimo alle due parti che alla fine scrutano la possibilità di uno scontro micidiale, forse di una guerra mondiale. Ma Putin non si è peritato, prima, di fiancheggiare l’asse degli assassini, rifornirli di armi, accendere tutti i possibili falò; Biden, su tutt’altro registro, quello morale che comunque si addice al fronte democratico, di cedere tuttavia a molti luoghi comuni che hanno imposto a Israele di combattere con una mano sola. Non importa: adesso che gli Iraniani e gli Hezbollah si esercitano nella gara di chi promette una fine più sorprendentemente spaventevole a Israele e che ormai ieri si segnalano movimenti di truppe e di mezzi da combattimento sul territorio dell’Iran e dei suoi proxy, mentre il comandante del Centcom Michael Kurilla arrivava in Israele, nello stesso Sergej Sojgu, il segretario del consiglio di sicurezza russa arrivava a Teheran. Secondo l’agenzia Reuter il presidente russo Vladimir Putin attraverso il suo diplomatico, uno dei più fidi e importanti, ha chiesto al supremo leader Ayatollah Ali Khamenei di contenere la risposta per l’uccisione del leader di Hamas Haniyeh a Teheran. Il Cremlino non commenta la rivelazione, ma ha fatto sapere che con l’Iran Sojgu ha parlato dell’uccisione di Haniyeh. Putin l’aveva già condannata, accusando di vigliaccheria e criminalità, e questa è bella, gli assassini mirati. Il rapporto di Putin con tutto il fronte della guerra all’Occidente è fatto di un disegno di dominio prima di tutto europeo che si radica nell’assalto all’Ucraina, proprio come quello Iraniano punta innanzitutto a Israele avanzando in tutto il Medio Oriente e poi nel mondo. Ambedue fronteggiano l’Occidente democratico.

Le condoglianze di Putin dopo il 7 di ottobre non si sono mai accompagnate con una condanna, anzi, nemmeno tre settimane dopo l’eccidio una delegazione di Hamas era già al Cremlino. A questa si sono succedute una quantità di incontri strategici, in due, in tre (Hamas, Iran, etc.) durante i quali sono stati rinnovati gli accordi già stretti per rifornimenti di armi sofisticate come il sistema di difesa aerea S300 e anche per decine di caccia da combattimento Sukoi 35, tuttora in fase di fornitura; l’Iran fornisce alla Russia gli stessi micidiali droni che sanno volare basso tanto da non essere identificati prima di suicidarsi su obiettivi come quello in Israele di oggi, un’autostrada civile dove sono state ferite decine di persone che guidavano, di cui una in fin di vita.  La Russia disegna col suo intervento la preoccupazione di doversi trovare a fronteggiare uno scontro mondiale incontrollabile; e anche gli Stati Uniti mentre muovono alla luce del sole le loro navi da guerra e i loro aerei da combattimento pure premono su Israele perché non pretenda di rompere l’assedio soffocante, una catena di minaccia che la circonda da tutte le parti e di fronte alla quale, in modo un po' paradossale, resta in attesa. L’opzione di attaccare a sua volta per lo Stato Ebraico è ovviamente sul tavolo, dopo aver subito dal 7 di ottobre una serie di aggressioni esistenziali a cui ha solo risposto, e che promettono di riprodursi senza fine. Ma Blinken naturalmente a sua volta punta a contenere la possibilità di uno scontro verticale, e ieri ha ripetuto in modo un po' trasversale, mentre si rivelava che l’Iran e Hezbollah preparano i missili, che prima di tutto Netanyahu dovrebbe lasciare Gaza, uscire da là e firmare qualsiasi accordo per i rapiti; certo Biden, e Blinken che ha verbalizzato questi desideri americani anche ieri, comprende benissimo che Hamas non ha nessuna intenzione di consegnare la sua unica assicurazione sulla vita, i rapiti, e che cerca solo il riarmo che può realizzarsi se Bibi decide di lasciare l’indispensabile “Tzir Filadelfi”, il confine di rifornimento verso l’Egitto.

Lo scenario della grande divisione mondiale in due fronti comunque, anche se ci cerca di metterci qualche cerotto, è di ora in ora più chiaro. Il giornale libanese di Hezbollah Al Akbar mette in prima pagina un bel panorama di Tel Aviv e la minaccia “stiamo arrivando”. Ma il tentativo di spargere il panico non funziona, l’esercito ha in questi mesi, insieme alle incredibili operazioni guidate da perfette informazioni, ristabilito la fiducia della gente in Israele. L’esercito è sicuro di sé, l’aviazione in perfetta forma. La discussione sul governo riguarda semmai la disponibilità di Netanyahu a lasciare andare per accettare la richiesta americana di lasciare Gaza. Prospettiva poco realistica, mentre risulta molto attendibile quello che sta diventando un motto mentre si disegna la possibilità di un alternarsi di attacchi da due parti, Hezbollah e Iran: dalla difesa, Israele potrebbe passare all’offensiva. Dipende tutto da quanto le due grandi potenze sono capaci di farsi valere sui fronti di cui fanno parte. E da quanto sia evitabile l’aggressione iraniana che il mondo sciita disegna da tempo, la distruzione di Israele, lo scontro totale, la venuta del Mahdi. Si può semmai contare sui Paesi sunniti che sanno che là sta il vero pericolo. La Russia sta sprofondando in un una melma storica sempre più profonda, scavata dall’attacco all’Ucraina, e adesso disegnata dall’insieme del “fronte del male” di cui si è fatta protettore. Putin forse anche per questo cerca di fare qualche passo indietro, ma può essere tardi, anzi tardissimo.   

 

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