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Libero Rassegna Stampa
05.08.2024 Non provateci con il putinismo per Meloni
Editoriale di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 05 agosto 2024
Pagina: 1/7
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «Non provateci con il putinismo per Giorgia Meloni»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 05/08/2024, a pag. 1/7, con il titolo "Non provateci con il putinismo per Giorgia Meloni", l'editoriale di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

La "fasciosfera" non c'entra nulla. Il tentativo pericoloso di scardinare il "maschile" e "femminile" anche negli sport è un gioco pericoloso. E la polemica è tutta nata dagli errori del Cio, in queste Macroniadi. Tirare in ballo i russi e il putinismo è solo un modo per sviare l'attenzione e continuare a fare propaganda contro Giorgia Meloni, che putiniana non lo è.

Con il caldo che fa, i pasdaran anti -Meloni di Repubblica vorrebbero infilare a forza in testa alla leader di Fdi un pesante e pelosissimo colbacco, sottintendendo che, sulla controversa vicenda dell’atleta dell’Algeria Imene Khelif, la premier italiana si sarebbe allineata alla narrazione russo-putinista.
Ricorderete che già venerdì scorso, con un’acrobazia memorabile, la corazzata del gruppo Gedi aveva coniato la formula della “fasciosfera”, evocando una specie di complotto mondiale sovranista contro le Olimpiadi, contro Macron, contro l’Occidente. Sarebbe dunque operativa un’”internazionale di destra” (partendo da Roma e arrivando a Mosca, passando per Trump ed Elon Musk: mancavano all’appello di Rep solo Diabolik e il leone della Metro Goldwyn Mayer, ma non vorremmo dare suggerimenti...) pronta a scatenare un’operazione psicologica su scala globale, una guerra culturale di segno ultraconservatore.
Curiosa deriva già nel metodo per i nostri progressisti: lesti e zelanti nel denunciare il complottismo altrui ma poi prontissimi a inventare loro stessi fantasiose trame transnazionali.
Ma, scansando l’abbondante salsa e concentrandoci sulla poca ciccia, il vero obiettivo di Repubblica sarebbe quello di sostenere la seguente tesi: la Meloni, che nella prima fase della sua stagione di governo si era positivamente distinta per una scelta di campo atlantista, ora se la starebbe rimangiando.
Messa così, fa già abbastanza ridere da parte degli organi di stampa che sostengono a tutta forza la rinnovata alleanza giallorossa tra Pd e Movimento 5 Stelle, con i grillini che sono notori tifosi di tutti i nemici dell’Occidente, da Pechino a Mosca, passando per Teheran e Gaza, fino ad arrivare a Caracas. Che sia quell’accozzaglia a fare l’esame di atlantismo agli altri è per lo meno bizzarro.
Ciò detto, quando qualcuno cerca di mischiare le carte, la cosa più saggia da fare è tentare di rimettere le cose in ordine, spacchettando le questioni.
Primo. Il caos sull’atleta algerina l’ha creato il Comitato Olimpico. Sta lì (altro che Russia, altro che “fasciosfera”) la centrale organizzativa che, per un puntiglio ideologico, ha incredibilmente deciso che una persona con cromosomi e livelli di testosterone maschili potesse gareggiare con le donne in uno sport di contatto.
Secondo. Come abbiamo scritto ieri qui su Libero, è pacifico che agli antagonisti del Cio, e cioè alla federazione internazionale pugilistica gestita da un putinista, non sia parso vero di poter arroventare il clima. Il presidente di quella federazione, con irricevibile rozzezza, ha parlato di “sodomia” a proposito dei combattimenti tra Khelif e le sue avversarie, e in più ha tentato di offrire alla nostra Angela Carini la mela avvelenata di un premio in denaro.
Terzo. Sia la Carini sia le autorità sportive italiane sono state sagge a non cadere nel trappolone. Meno che mai lo ha fatto il governo italiano. Quindi polemizzare contro Meloni su questo punto è totalmente gratuito.
Quarto. Qui a Libero non siamo certo sospettabili di simpatie per Putin: né ieri né oggi né domani. Ed è certamente vero che, anche sulla base della sua estrazione Kgb, la dimensione dell’inganno (la celebre maskirovka: un impasto di vero, verosimile, finto e falso, la creazione sistematica della nebbia) sia perfettamente nelle corde dell’autocrate russo. Così come è vero che la propaganda di Mosca è spesso abilissima nell’infilarsi negli errori altrui per trarne il massimo profitto anche comunicativo e provare a dividere l’Occidente.
Ma resta il fatto che qui il caos è totalmente autoprodotto dalle Macroniadi e dal loro impianto ideologico.È lì che occorre guardare per individuare la vulnerabilità che si è creata (e che indubbiamente adesso anche a Mosca qualcuno cerca di sfruttare).
Quinto. Resta il punto di fondo dal quale noi di Libero non ci facciamo distogliere. Scardinare il “maschile” e il “femminile” non ha niente a che fare con la tutela delle libertà che stanno a cuore a tutti noi. Si tratta invece di un’operazione sbagliata e pericolosa sia dal punto di vista sportivo (per questa via si distrugge lo sport femminile) sia da un punto di vista liberale e vorrei dire umanistico (dove sta scritto che le persone “intersex” debbano ricevere una tutela maggiore rispetto a ogni altra persona? Una donna vale forse meno di un soggetto “intersex”? Esiste una “graduatoria” di esseri umani da premiare o da mortificare sulla base delle peraltro mutevoli classificazioni-gender?). Sono sciocchezze inquietanti e irricevibili. E non lo diciamo solo noi. Lo sostiene Martina Navratilova, tennista leggendaria nonché icona gay. I compagni di Repubblica vogliono iscrivere pure lei, come Meloni, nella cupa lista degli autori di un complotto mondiale fascistoide? Suvvia, fa caldo...

 

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