Gli USA devono a Israele 5 milioni di dollari Commento di Gil Troy
Testata: israele.net Data: 04 agosto 2024 Pagina: 1 Autore: Gil Troy Titolo: «Gli Stati Uniti devono a Israele 5 milioni di dollari»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - commento di Gil Troy tradotto dal Wall Street Journal dal titolo "Gli Stati Uniti devono a Israele 5 milioni di dollari"
Israele ha ucciso Fuad Shukr, un esponente del Consiglio della Jihad di Hezbollah colpevole d’aver ucciso centinaia di americani e israeliani. Shukr ha architettato un recente attacco che ha ucciso una dozzina di bambini nel nord di Israele. Nel 1983 aveva orchestrato il famigerato attentato alla caserma dei marines di Beirut che uccise 241 militari statunitensi. Successivamente il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti promise una ricompensa di 5 milioni di dollari per informazioni su di lui, qualificandolo come “terrorista globale segnalato in modo speciale”. Seguirono anni di inerzia. Fino ad ora. L’America dovrebbe staccare un assegno di 5 milioni di dollari a Israele. Dopo la morte di Shukr, la vicepresidente Kamala Harris ha riconosciuto che “Israele ha il diritto di difendersi da un’organizzazione terroristica, esattamente ciò che è Hezbollah”. Ma ha aggiunto: “Detto questo, dobbiamo comunque adoperarci per una soluzione diplomatica”. La sua compulsione per il compromesso riflette il messaggio contraddittorio dell’America riguardo al terrorismo islamico, che risale al massacro di Shukr del 1983. All’epoca, il presidente Ronald Reagan temeva un’escalation in Medio Oriente. Definì il massacro “spregevole”, ma non reagì. Pochi mesi dopo, ordinò un “ridispiegamento” di 1.400 Marines da Beirut alle navi della Marina statunitense al largo. Sebbene tecnicamente non si trattasse di un ritiro, l’azione di Reagan trasmise un messaggio di debolezza. Questa passività incoraggiò gli assassini. Un rapporto della CIA (Central Intelligence Agency), ora declassificato, osservò che “i terroristi internazionali hanno avuto un anno da record nel 1985” realizzando 784 incidenti, un aumento del 30% rispetto al 1984. Il terrorismo in Medio Oriente fu il carburante di quell’ondata. La crescente violenza spinse Reagan a reagire. Nel 1985 i terroristi palestinesi dirottarono una nave da crociera italiana (la Achille Lauro ndr), prendendo in ostaggio centinaia di passeggeri, e uccisero un americano (l’ebreo invalido Leon Klinghoffer ndr). Dopo essere fuggiti in Egitto, i dirottatori presero il volo verso la Tunisia dove si aspettavano un’accoglienza da eroi. Reagan autorizzò quattro F-14 della Marina militare a intercettare il Boeing, avvertendo: “Potete scappare, ma non potete nascondervi”. Nel 1986 l’America lanciò attacchi aerei contro la Libia dopo che terroristi con legami libici avevano attaccato una discoteca di Berlino Ovest frequentata dai soldati americani. Dopo il raid, il presidente francese François Mitterrand reclamò: “Non credo che si possa fermare il terrorismo uccidendo 150 libici che non hanno fatto nulla”. Tuttavia, dopo di allora Muammar Gheddafi raramente affrontò di petto l’America. Una valutazione riservata della CIA del 1986 attribuiva la diminuzione del terrorismo jihadista alle “misure senza precedenti di ritorsione militari, diplomatiche ed economiche” dell’Occidente. La valutazione dell’anno successivo concludeva che le “rafforzate” operazioni antiterrorismo “hanno messo in difficoltà i terroristi”. Questi dati possono offendere la mentalità occidentale avversa ai conflitti. Ma ciò non cambia la verità: negoziare con i jihadisti segnala debolezza. Gli americani dovrebbero smetterla di chiedere il cessate il fuoco e di cercare di ammansire gli autori del terrorismo. Solo proiettando potenza, unendo l’Occidente dietro a Israele e intimidendo l’Iran e i suoi lacchè, gli Stati Uniti possono ripristinare la stabilità globale. L’America ha un debito di gratitudine nei confronti di Israele per aver preso l’iniziativa, più un debito di 5 milioni di dollari. (Da: Wall Street Journal, 2.8.24)
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