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Il Giornale Rassegna Stampa
04.08.2024 Israele si prepara al giorno del destino tra scatolette di tonno e sorrisi olimpici
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 04 agosto 2024
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Israele si prepara al giorno del destino tra scatolette di tonno e sorrisi olimpici»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 04/08/2024 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "Israele si prepara al giorno del destino tra scatolette di tonno e sorrisi olimpici".


Fiamma Nirenstein

L'Iran può attaccare Israele, da un momento all'altro, nelle prossime 48 ore

Gli Stati Uniti chiedono ai suoi cittadini di lasciare subito, immediatamente il Libano… uno dei tanti segnali, come la chiusura quasi completa dei viaggi aerei per e da Israele di tutte le nazionalità: l’attacco secondo tutti i segnali ci sarà, sarà duro, i correnti tentativi di ammorbidire le posizioni iraniane non fermano la imprescindibile necessità di calmare la rabbia, ristabilire la gerarchia, restituire l’onore a Khamenei e ai suoi. Il giornale del regime “Kayhan” parla di “obiettivi operativi della vendetta…che comprende attacchi coordinati e diversificati usando missili di precisione e droni”. Israele si prepara, l’esercito e Netanyahu seguitano a rassicurare sulla propria preparazione “per ogni evenienza”, anche se è chiaro che questa volta la minaccia equivale a una promessa di distruzione. Come si sta, cosa si fa mentre le minacce di morte diventano sempre più dirette, mentre all’ONU la delegazione dell’Iran annuncia che Hezbollah, il suo maggiore “proxy” armato di missili di ogni genere, “sceglierà obiettivi più vasti e più profondi, non limitandosi a mirare sui militari né a strutture solo militari”? Come si resta tranquilli quando questo significa che si intende mirare sui civili, sui centri abitati, disegnare uno scontro fatale e non accettare che le eliminazioni mirate di Fuad Shukr colpito a Beirut sia una risposta all’assassinio di 12 bambini israeliani sul campo di calcio di Madjel Shams; né che l’uccisione di Ismail Haniyeh sia un atto di guerra contro un protagonista del 7 di ottobre.

La risoluzione annunciata sia dall’Iran che da Nasrallah secondo la logica mediorientale è uno squillo di tromba, annuncia un punto di svolta fatale, un florilegio di discorsi che, mentre la Russia dietro tace, disegna la minaccia all’esistenza stessa di Israele. Ma, dopo aver comprato scatolette di tonno e bottiglie d’acqua e aver verificato la pulizia del rifugio, a Gerusalemme e a Tel Aviv nel caldo Shabbat si tengono i bambini in casa, e si guardano con strenua passione le Olimpiadi: le 5 medaglie fino ad ora vinte sono diventate il sorriso di un Paese che vive e vince oltre le minacce da cui anche a Parigi è stato accolto e accompagnato. Il 24enne Tom Reuveny, che ieri ha vinto la medaglia d’oro nel wind surf, ha detto che avrebbe fatto qualsiasi cosa per sentire finalmente risuonare Hatikva a Parigi; il Judoka Peter Paltchik che ha vinto una medaglia di bronzo dopo un gioco drammatico, ha abbracciato piangendo il suo coach Oren Smadja, medaglia d’oro a suo tempo. Suo figlio Omer è stato ucciso a Gaza. Con messaggi sui telefoni, i cittadini vengono informati sull’indirizzo della fonte d’acqua più vicina, in caso sparisca dai rubinetti, e dove si trova il rifugio di quartiere. L’attacco di missili che a centinaia piombarono su Israele il 13 aprile in un’altra vendetta iraniana, fu neutralizzato sia con l’aiuto degli ottimi sistemi di difesa, che con l’intervento degli F15 coadiuvati da forze americane a anche da una cauta e silenziosa coalizione internazionale, fiancheggiata anche da Paesi arabi moderati. Il danno fu minimo: il tempo che occorre dall’Iran a Israele per un missile, anche balistico, è di dieci minuti e oltre.

Quindi per rendere più pericoloso l’attacco l’Iran vuole colpire dal Libano, dalla Siria… e ha formato un comando internazionale. Hamas ha poco ormai da offrirgli, semmai punta sulla quinta colonna nell’Autorità Palestinese, e infatti stamani a Tulkarem sono stati eliminati cinque terroristi che si dirigevano in auto verso il loro obiettivo. Dal Libano e contro, soliti spari quotidiani. Si lavora adesso per consolidare la prospettiva di un robusto aiuto americano; Lloyd Austin, ha informato, mentre dodici navi da guerra si dirigono in zona, che ci sono “cambi” nell’uso delle forze americane. Biden cerca di evitare un’esplosione alla fine del suo complicato mandato. Israele sa che non è facile, adesso che l’Iran annusa un’esplosione collegabile nell’ ideologia sciita alla messianica venuta del Mahdi, lo scoppio senza confini che coinvolga non importa chi, convincerlo a calmare il bisogno cocente e immediato di ricostruire l’onore perduto. L’Iran è furioso, pericoloso come e più del solito: quando minaccia in queste ore Israele finisce sempre, come per un dovere nevrotico, per promettere morte agli USA e all’Occidente. Che sembrano rendersene conto, finalmente.

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