L’Hitler di Hamas pianto come un santo Analisi di Amedeo Ardenza
Testata: Libero Data: 03 agosto 2024 Pagina: 15 Autore: Amedeo Ardenza Titolo: «L’Hitler di Hamas pianto come un santo»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 03/08/2024, a pag. 15, con il titolo "L’Hitler di Hamas pianto come un santo", l'analisi di Amedeo Ardenza
Funerale da capo di Stato per Ismail Haniyeh. Le esequie del leader di Hamas, ucciso mercoledì a Teheran come sembra da mano israeliana ore dopo una cerimonia ufficiale per l’insediamento del nuovo presidente dell’Iran Masoud Pezeshkian, si sono svolte a Doha, la capitale del Qatar. Al rito funebre presso la moschea Imam Muhammad bin Abdul Wahhab, la più grande dell’emirato, ha partecipato in prima fila lo stesso emiro Tamim bin Hamad al-Thani ricordando al mondo intero che il suo Paese sarà pure parte della squadra che negozia una tregua fra Israele e Hamas ma sulla sua preferenza fra le parti in conflitto non bisogna farsi venire alcun dubbio. Accanto al capo dello stato c’era anche il ministro degli Esteri Mohammed bin Abdulrahman al-Thani (il governo in Qatar è una affare di famiglia), dietro di loro centinaia fra dignitari e fedeli, e fuori, a 44 gradi all’ombra, migliaia di persone giunte a onorare il feretro del capo dei terroristi di Hamas avvolto nella bandiera palestinese.
La cerimonia si è chiusa con la sepoltura di Haniyeh nel cimitero Lusail fuori Doha. Haniyeh non era solo ben conosciuto in Qatar ma ospite gradito. A lui e a Hamas, l’emirato concedeva ospitalità e protezione dal 2012, da quando cioè il presidente siriano Bashar Assad cacciò l’organizzazione terroristica palestinese per aver criticato la sua gestione a colpi di cannone della primavera araba. Da allora Hamas ha conosciuto tempi molto fausti grazie alla generosità della famiglia al-Thani, che siede su uno dei più grandi giacimenti di gas naturale al mondo.
DOPPIO GIOCO
Ma l’emirato famoso per il suo strategico non allineamento – aperto a Israele e amico di Hamas, vicino alle monarchie arabe del Golfo come anche ai loro nemici iraniani – non è il solo Paese del Medio Oriente che ha onorato Haniyeh. Al funerale in moschea, oltre al vicepresidente dell’Iran Mohammed Reza Aref, spiccava una delegazione turca di alto livello con il vicepresidente Cevdet Yilmaz, il presidente dell’Assemblea nazionale turca Numan Kurtulmus, il ministro degli Esteri Hakan Fidan e il capo dell’intelligence Ibrahim Kalin.
Chiaro il messaggio del presidente Recep Tayyip Erdogan che soli pochi giorni fa ha minacciato un’invasione turca di Israele per mettere fine al conflitto con Hamas. Ciliegina sulla torta, il sultano ha dato ordine alle ambasciate turche in giro per il mondo, anche a quella di Tel Aviv, di sventolare la mezzaluna su fondo rosso a mezz’asta in segno di lutto. Un gesto che ha fatto infuriare il governo di Gerusalemme: così il ministro degli Esteri Israel Katz ha convocato l’inviato turco per una lavata di capo: «Sei rappresentanti dell'ambasciata desiderano piangere, dovrebbero andare in Turchia e piangere insieme al loro padrone, Erdogan, che abbraccia l’organizzazione terroristica Hamas e sostiene i suoi atti di omicidio e terrore».
Difficile dare torto al ministro: oggi il “Movimento islamico di resistenza”, questo il nome per esteso di Hamas, è designato come organizzazione terroristica nella maggior parte dei Paesi dell’Ue e della Nato – esclusa ovviamente la Turchia – ma anche nel Regno Unito, in Argentina, Australia, Canada, Giappone, Paraguay, Nuova Zelanda e Stati Uniti.
L’ossessione antisraeliana di Erdogan è invece tale che ieri il canale turco Trt ha interrotto la trasmissione della semifinale olimpica di judo over 78 chili fra la campionessa di casa Kayra Ozdemir e l’israeliana Raz Hershko, atleta che per inciso era indicata dall’emittente turca solo come l’«avversaria». E visto che c’era, il governo di Ankara ieri ha anche bloccato l’accesso a Instagram senza dare spiegazioni ma probabilmente perché la piattaforma social non permette di inneggiare ad Haniyeh.
CELLULARI SATELLITARI
I suoi funerali non hanno comunque messo fine alle ostilità a Gaza: ieri le Israel Defense Forces (Idf) hanno annunciato di aver ucciso a Rafah, nel sud della Striscia, Mohammed al-Jaabri, alto comandante della Jihad Islamica, numero due dell’unità di produzione delle armi. Più a nord, invece, media arabi hanno registrato molti movimenti nei sobborghi meridionali di Beirut: gli israeliani suppongono che si tratta di un tentativo di Hezbollah di mettere in salvo i propri alti dirigenti preoccupati per lo stillicidio di omicidi mirati messi a segno da Israele negli ultimi giorni.
Lo Stato ebraico, dal canto suo, si prepara al peggio: nelle ore subito successive all’eliminazione di Haniyeh, la guida suprema dell’Iran Ali Khamenei ha minacciato sfaceli contro Israele. Non è chiaro se e come Teheran attaccherà: lo scorso 15 aprile lo ha fatto direttamente inondando i cieli israeliani di droni e missili. Non è però escluso che gli ayatollah possano appoggiarsi questa volta alla propria rete nella regione: pedine prima ancora che alleati pronti a rispondere a un cenno dell’ayatollah. Fra le prime contromisure adottate dal governo di Gerusalemme, scrive il Times of Israel, c’è stata quella di dotare i ministri e i loro collaboratori di telefoni cellulari satellitari: il timore è che gli iraniani o che per loro prendano di mira la rete delle telecomunicazioni.
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