Imperdonabile debolezza: così gli ayatollah terroristi svelano il loro volto Commento di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 03 agosto 2024 Pagina: 12 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Imperdonabile debolezza. Così gli ayatollah terroristi svelano il loro vero volto»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 03/08/2024 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "Imperdonabile debolezza. Così gli ayatollah terroristi svelano il loro vero volto".
Fiamma Nirenstein
In Israele, è un classico, ogni tassista è un primo ministro, la discussione è appassionata e diversa dall’altra: la paura non è di moda nemmeno presso i bambini, l’Iran attaccherà di certo, si dice, ma come, quando, con gli Hezbollah o da solo. Tutti sono d’accordo sul fatto che per gli Ayatollah si tratta di un attacco necessario per preservare l’onore. Qui comincia la discussione: sarà cauto, impaurito dall’abilita prodigiosa di Israele nei due attacchi a Beirut e a Teheran? Sarà feroce? Colpirà strutture o personalità militari perché colpire i civili susciterà una guerra definitiva? Colpirà brevemente per non chiamare in campo gli americani che sono già sulla strada, o comincia un nuovo scontro senza fine? chiamerà alla lotta tutti i proxy e alleati, palestinesi, Hezbollah, siriani, iracheni, Houti yemeniti e in generale, nel mondo tutte le forze dell’islamismo messianico terrorista? A Gerusalemme il capo di stato maggiore e Netanyahu rassicurano sulla capacità di affrontare ogni scenario, ma il volto è serio, niente sbruffonate; i giornalisti tartassano i politici, le riserve di questo piccolo Paese sono già da 300 giorni spremute sui due fronti, dalla guerra più lunga della storia d’Israele, le munizioni… chissà! Dipendono in parte dagli USA, eppure Israele nelle ore di attesa ha di nuovo trovato quell’unità che le ha consentito nella storia di vincere tutte le guerre.
La strategia si è definita, dopo essere stata sfrangiata su più fronti. La complessità, la tragedia, l’aggressione omicida che torturano Israele, adesso hanno un nome solo: Iran. I due attacchi in due capitali nel giro di 7 ore hanno da una parte regolato i conti col più forte fra i valvassori degli ayatollah che aveva fatto strage di dodici bambini israeliani drusi sul Golan, e poi hanno ucciso un capo terrorista che da decenni era, come si dice qui “ben mavet”, destinato alla morte per il suo incessante lavorio omicida antisemita. E dove è stato colpito, e quando? Intanto, il fulmine è stato scagliato subito dopo quello su Shukr, li ha messi insieme: due massacratori la cui attività era legata allo schieramento mondiale per la distruzione di Israele, capeggiato da Teheran. L’occasione si è creata proprio in un pomposo momento di unità antisraeliana e antioccidentale, e l’ospitalità specifica era proprio presso le Guardie della Rivoluzione: un evidente nesso con la responsabilità iraniana nei confronti del 7 di ottobre. Così ha rivelato la fragilità di un regime tronfio d’odio che continuamente si vanta delle sue armi e dei suoi sistemi tecnologici, e allude all’alleanza con la Russia e al potere nucleare in costruzione.
Adesso, l’incapacità nel proteggere Haniyeh ricorda da vicino la nebbia in cui si sono cercati per 15 ore i rottami del vecchio elicottero nel cui collasso ha trovato la morte il presidente Raisi; e poi l’attacco israeliano a Damasco in cui è stato eliminato il generale Mohamemd Reza Zahedi e un’altra decina di Guardie della Rivoluzione. Da qui poi, la vendetta del 13 aprile con 350 missili anche balistici: ma il sistema di difesa di Israele e le sue forze aeree sono state capaci, forti anche di un’alleanza internazionale di uscire quasi indenni dall’ attacco. Anche paesi arabi sunniti hanno partecipato alla difesa di Israele, e di certo questo al momento non è un tema assente dal tavolo di Netanyahu. Impossibile dire se l’attacco che certo per lavarsi il viso l’Iran prepara sarà congiunto con Hezbollah, che negli anni è stato dotato dall’Iran stesso di centinaia di migliaia di missili di ogni genere e grado. Di certo Israele, dopo aver ristabilito in seguito allo shock fisico e morale senza precedenti del 7 ottobre, sembra aver di nuovo ritrovato il suo senso, la sua indomita forza vitale, la sua capacità di combattere. Anche la certificazione della morte di Mohammed Deif sgombra il campo per un maggiore sforzo verso nord, anche se la guerra a Gaza non è finita.
Proprio perché i due attacchi di Beirut e Teheran hanno cercato un’espressione chiara in cui c’è deterrenza ma non dichiarazione di guerra totale, gli Stati Uniti e forse l’intero schieramento internazionale di aprile hanno finalmente voglia di guardare in faccia la Medusa senza restarne impietriti. Con l’Iran gli USA hanno fatto ogni possibile zig zag, hanno lasciato perdere la verifica dell’IAEA sul programma nucleare ormai molto avanzato, hanno seguitato a consentire un flusso di denaro molto importante, evitando il tema delle sanzioni, e hanno consentito all’ONU di lasciar perdere tutte le violazioni terribili dell’Iran stesso. Adesso, Teheran ha mostrato una vulnerabilità del genere decisamente proibito in Medio Oriente: il regime, scrive l’orientalista Harold Rhode, non può permettersi di non. Intervenire, perché il popolo in gran parte non spera altro che di riprendere con successo la rivoluzione per rovesciarlo, sempre stroncata dalle Guardie della Rivoluzione. Il 14 aprile, apparvero sulle mura graffiti che chiedevano a Israele di bombardare il regime, e di lasciare al popolo il resto. Per ora, Israele pulisce i propri rifugi e li fornisce di acqua e scatolette.
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