L'Iran favorisce la Harris Analisi di Mirko Molteni
Testata: Libero Data: 31 luglio 2024 Pagina: 13 Autore: Mirko Molteni Titolo: «Paura di Trump: l'Iran interferisce nelle presidenziali»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 31/07/2024, a pag. 13 con il titolo "Paura di Trump: l'Iran interferisce nelle presidenziali " la cronaca di Mirko Molteni.
Mirko Molteni
I servizi segreti americani vigilano su «interferenze iraniane» nelle presidenziali USA, volte a impedire la rielezione di Donald Trump.
Wall Street Journal e CNN riferiscono che l'Office of the Director of National Intelligence (ODNI), l'organo che coordina CIA, NSA, FBI, DIA e altre agenzie d'informazione del governo americano «ha osservato che Teheran sta lavorando per influenzare le elezioni presidenziali, probabilmente perché i capi iraniani vogliono evitare un esito che essi percepiscono che accrescerebbe le tensioni con gli Stati Uniti».
Ciò avverrebbe via web sui social media, come spiegano gli 007 americani: «La recente attività di influenza iraniana ha preso la forma di account camuffati nei social media e relativa attività. Teheran si affida a vaste reti di nominativi on line e mulini di propaganda per diffondere disinformazione ed è stata attiva nell'esacerbare le tensioni sul conflitto Israele-Gaza». Il governo vede lo zampino di Teheran anche in alcune delle manifestazioni pro-Palestina che hanno scosso gli Stati Uniti. Anche all'indomani del fallito attentato a Trump s’era vagheggiato un ruolo iraniano, poi escluso.
L'ODNI ha ricordato che l’Iran ha condotto già in occasione delle presidenziali del 2020 «una campagna di influenza segreta su più fronti volta a indebolire le prospettive di rielezione dell’ex presidente Trump». Allora il miliardario era stato battuto da Joe Biden. La rappresentanza iraniana alle Nazioni Unite ha negato: «L'Iran non è impegnato in azioni per influenzare le elezioni USA. Parte di tali accuse sono operazioni psicologiche volte a drogare la campagna elettorale».
Vero è che l'Iran ha più di un conto in sospeso con Trump. Da presidente, nel maggio 2018 fece uscire gli Stati Uniti dal patto di limitazione del nucleare iraniano, firmato dalla precedente amministrazione democratica di Barack Obama, spiegando che «non era un buon accordo» perché non toccava il tema dei missili balistici. Poi, nel gennaio 2020, Trump ordinò l'uccisione, con un drone, del generale iraniano Qasem Soleimani, comandante della forza Quds dei pasdaran, cogliendolo durante una visita in Iraq. Verrebbe da dire che a Teheran piacerebbe più Kamala Harris alla Casa Bianca forse anche perché molti Dem sventolano in piazza bandiere palestinesi.
L'intelligence USA continua però a vedere la Russia come «la minaccia predominante alle elezioni», riprendendo l’allarme per il Russiagate del 2016 che avrebbe favorito il miliardario. Anche ora il Cremlino starebbe usando aziende web «basate in Russia che fabbricano contenuti su misura per il pubblico americano» per influenzarlo. Se però, anche stavolta, Trump fosse davvero il candidato favorito da Mosca, s'arriverebbe al paradosso per cui russi e iraniani, con le loro influenze social web camuffate, lavorerebbero su versanti opposti pur essendo alleati nella maggior parte delle questioni internazionali.
Intanto, la campagna elettorale prosegue. Trump, intervistato da Fox News, si è detto disponibile a un dibattito televisivo con la Harris «purché avvenga prima dell'inizio del voto anticipato». È il voto postale per gli americani all'estero, che inizia a metà settembre, ben prima delle elezioni del 5 novembre. Significa tempi strettissimi per Kamala per prepararsi alla sfida tv con Donald dopo che la sua candidatura de facto per il Partito Democratico verrà ufficializzata alla convention dem di Chicago dal 19 al 22 agosto. Trump ha solo mostrato perplessità sulla proposta della ABC News di ospitare il duello il 10 settembre: «Non voglio dare milioni di dollari alla ABC, perché si arricchiscano, preferirei che Fox News organizzasse l'incontro». È comunque fiducioso di asfaltare in tv la rivale come ha già fatto con l'anziano presidente uscente: «E più facile dibattere contro di lei, poiché non ha basi a differenza del presidente Biden».
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