Lettera: la voglia di pace
Cara Deborah,
anche in America ormai si sono bevuti il cervello. tutti in kefia ,per distruggere un paesino che sul mappamondo non riesci a scriverci il nome sopra. L'odio per l'ebreo è qualcosa di inspiegabile, va oltre l'umana comprensione. Forse l'odio per gli ebrei è solo il riflesso dell'avversione al DIO di Israele? Niente più ebrei? Niente più Dio, così l'umanità potrà finalmente tornare felicemente schiava sotto i faraoni. per fortuna morirò prima. Qualche anno fa, Deborah, ti chiesi se non fosse il momento di ricostruire il tempio del Signore, sul monte Sion, rispondesti che avevate già il tempio: la Knesset. Sei ancora dello stesso avviso? Non avete distrutto al Aqsa nella speranza di pace, avete restituito il Sinai nella speranza di pace, avete restituito Gaza nella speranza di pace. La voglia di pace pare che porti sfiga.
Saluti
Luigi Russo
Caro Luigi,
L’odio per l’ebreo sfugge l’umana compressione perché non ha mai fine ed è presente lungo tutta la storia da più di 2000 anni, a fasi alterne, però sempre con la stessa violenza. Abbiamo fatto tante cose per avere la pace e lo abbiamo fatto sempre a scapito nostro. Tu dici che la voglia di pace porta sfiga, non solo, agli occhi degli arabi ci fa apparire come dei poveri ingenui, dei deboli da disprezzare mentre loro, che sono pieni d’odio, sono i forti anche se hanno perso sempre tutte le guerre con cui hanno attaccato Israele per distruggerlo. Il resto del mondo invece ci considera i cattivi perché non diamo agli arabi tutto ciò che vogliono, anche Israele. Come vedi non andiamo bene per nessuno: siamo ebrei e basta, da odiare qualunque cosa facciamo.
La Knesset dovrebbe sempre essere il nostro Tempio, per me che sono laica, ma, se Moshe Dayan, grande generale, non fosse stato anche uno che non credeva in niente, non gli avremmo regalato il Monte del Tempio e la storia, forse, sarebbe stata diversa. Ma erano altri tempi e nemmeno lui poteva immaginare chi veramente fossero gli arabi e la portata del loro odio. Da allora ne paghiamo le conseguenze.
Un caro shalom
Deborah Fait