Mohammed Deif, un penultimo chiodo della bara di Hamas Diario di guerra di Deborah Fait
Testata: Informazione Corretta Data: 18 luglio 2024 Pagina: 1 Autore: Deborah Fait Titolo: «Mohammed Deif, un penultimo chiodo della bara di Hamas»
Mohammed Deif, un penultimo chiodo della bara di Hamas Diario di guerra di Deborah Fait
Hamas non ne parla più, come se non fosse mai esistito il mostro nazista orbo da un occhio. L’esercito di Israele lo ritiene morto. Jack Lew, l'ambasciatore americano in Israele, ha affermato che, nonostante la mancanza di conferme ufficiali, ci sono indicazioni di intelligence statunitensi che Israele sia riuscita a eliminare il leader dell'ala militare nazista di Hamas, la Nukba, Mohammed Deif.
Deif è stato, con il suo diabolico socio Sinwar, la mente che ha ideato i pogrom del 7 Ottobre contro il sud di Israele. il 13 luglio l’esercito di Israele ha bombardato un edificio di Khan Younis dove si era nascosto insieme a un suo “generale”, Rafa’a Salamah. Quest’ultimo è rimasto secco ma il corpo di Deif non è stato ancora trovato. Israele è cauto, tuttavia l’esercito ha la certezza che entrambi i terroristi nazisti fossero nell’edificio. Impossibile che proprio Deif se la sia cavata. Ok, ok, questo nazista ha 7 vite come i gatti, e chiedo scusa a questi nobili felini se avvicino il loro nome a quello del demonio in persona. È rimasto più volte, in passato, sotto le bombe israeliane e ne è sempre uscito vivo, una volta senza una gamba, un’altra senza un braccio, un’altra ancora senza un occhio, ma vivo. Possibile che 4 bombe di massima potenza sullo stesso edificio non siano riuscite a mandarlo a trovare Belzebù? Secondo i Servizi è morto, Hamas tace e questo è significativo perché se fosse sopravvissuto avrebbero fatto i loro soliti balletti a Allah e marameo a Israele. Comunque sia, ormai Hamas è finito. Tutti o quasi i suoi capi sono stati uccisi, mancherebbe al lungo elenco solo Yahya Sinwar che continua a nascondersi tra la gente, ma prima o poi anche lui andrà a ricongiungersi ai suoi simili che lo hanno preceduto tra le fiamme dell’inferno. Metà dei vertici dell’ala militare di Hamas sono stai eliminati, oltre a più di 30.000 terroristi palestinesi. Scrive Israele.net: “Il New York Times conferma che Hamas nasconde terroristi, pozzi d’ingresso ai tunnel e depositi di munizioni dentro edifici residenziali, strutture mediche, uffici delle Nazioni Unite e moschee, abolendo intenzionalmente il confine tra combattenti e non combattenti. Il reportage rivela che i terroristi di Hamas indossano spesso abiti civili, a volte anche sandali e tute da ginnastica, prima di sparare contro i soldati o lanciare razzi da aree abitate. Hamas usa anche i civili, compresi bambini, come vedette e informatori. Sottolineando che il diritto internazionale vieta l’uso di strutture civili per scopi militari, il servizio del New York Times afferma che queste tattiche di Hamas contribuiscono in modo determinante alle distruzioni e al numero crescente di sfollati. Citando militari israeliani, il New York Times fa notare che queste tattiche complicano le operazioni di combattimento e spiegano in gran parte gli estesi danni a infrastrutture civili. Secondo il reportage, la strategia di Hamas mira a prolungare i combattimenti e ad accrescere le critiche internazionali nei confronti di Israele anche a costo di continui danni e sofferenze per i civili palestinesi”. La conferma della morte di Deif cambierà il corso della guerra e, dopo la totale sconfitta di Hamas, anche della storia di questa regione. Quando e se Israele riuscirà a eliminare anche Sinwar, capo supremo della Nukba, il braccio armato dei nazisti palestinesi, allora la vittoria sarà completa con l’ultimo definitivo chiodo della bara di Hamas. Tagliate le teste del serpente tutto sarà più facile perché mancherà il controllo del territorio da parte di questa organizzazione nazista, la gente avrà meno paura di parlare e di dare indicazioni sugli ostaggi. La nebbia che ha caratterizzato questa guerra si andrà diradando. La sicurezza di aver ammazzato Mohammed Deif sarebbe l’inizio della fine del regno del terrore a Gaza dopo quasi 20 anni.