L’Argentina ha appena deciso di qualificare Hamas come movimento di organizzazione terroristica e di congelarne i beni finanziari. Annunciando il provvedimento venerdì 12 luglio, l'ufficio del Presidente argentino ha citato l'attacco del gruppo militante palestinese contro Israele del 7 ottobre, ricordando che aveva provocato 1.200 vittime e che 250 persone erano state prese in ostaggio nell'assalto più sanguinoso mai avvenuto nei 76 anni di storia dello Stato di Israele. Ha anche evocato la lunga sequenza di attacchi terroristici del gruppo.
Nell'avvicinarsi della commemorazione del trentesimo anniversario dell'attentato del 18 luglio 1994 contro la comunità ebraica di Buenos Aires – il più grave nella storia del Paese – il comunicato stampa ha menzionato anche gli stretti legami di Hamas con l'Iran, che l'Argentina accusa di essere responsabile di questo attentato come di quello precedente del 1992.
Il comunicato sottolinea anche “l’impegno costante del Presidente Javier Milei nel riconoscere i terroristi per quello che sono”. L'Argentina si distingue così da una vasta corrente di opinione che sostiene Hamas e che vede in esso un movimento di liberazione nazionale che lotta contro un oppressore spietato. “Noi siamo tutti Hamas” urlavano gli studenti della Columbia University di New York. Tutti Hamas? Non è proprio così sicuro.
Anzi, ascoltiamo questa inequivocabile condanna: “Il movimento Hamas è un partner responsabile giuridicamente, moralmente e politicamente della continuazione della guerra genocida israeliana nella Striscia di Gaza”. L'autore di questa invettiva altri non è che lo stesso Presidente dell'Autorità Palestinese. Per Mahmoud Abbas, “ disinteressandosi dell’unità nazionale e fornendo pretesti gratuiti allo Stato occupante” Hamas sta prolungando inutilmente lo scontro.
Questa non è l'unica critica mossa dall'Autorità Palestinese che, come sappiamo, è l'unica legittima rappresentante del popolo palestinese. Un funzionario della stessa Autorità, Munir Al-Jaghoub, ha dichiarato in un'intervista al canale TV saudita al-Arabiya: “Se Hamas avesse voluto combattere faccia a faccia con Israele, lo avrebbe fatto nelle zone dove si trova l'esercito, e non nei luoghi dove ci sono dei civili. Hamas in realtà si nasconde tra i gazawi per proteggere se stesso e salvare la propria pelle”. Avete letto bene. Ora gli stessi leader di Ramallah accusano i leader di Hamas di mostrarsi codardi, di rifiutarsi di combattere, di evitare i luoghi dove è concentrato l'esercito israeliano e di cercare rifugio in aree densamente popolate per sopravvivere usando i propri cittadini come scudi umani. Colpito nel vivo, ma a corto di argomenti, Sami Abu Zuhri, un alto funzionario di Hamas, ha detto alla Reuters che la dichiarazione di Abbas dimostrava che l’Autorità Palestinese “aveva scelto di essere nella stessa trincea dell’occupazione.”
Per porre fine a questa escalation verbale, Munir Al Jaghoub ha accettato di ritrattare le sue dichiarazioni.
La stampa occidentale non ha ritenuto opportuno informare i propri lettori di questo interessante scambio di colpi tra i difensori della causa palestinese.