Riprendiamo dal BET Magazine-Mosaico, luglio-agosto 2024, a pag. 17/20/23, quattro recensioni tratte dallo speciale "L’adorabile viaggio della lettura. Nuove proposte, per lasciarsi guidare dalle parole"
Gabriele Tergit, "Berlino, addio"
traduzione dal tedesco di Isabella Amico di Meane e Marina Pugliano
ed. Einaudi
Parigi, Londra, Praga o gli Stati Uniti? Dove fuggire? Da quando Hitler era salito al potere la loro vita era completamente cambiata. I Mayer, gli Stern, i Kollmann, gli Jacoby e diversi altri, si ritrovano per l’ultima volta tutti assieme durante una fastosa festa il 30 gennaio 1933. Poco alla volta, quella peculiarità unica della variopinta
Berlino ebraica di prima della Shoah non ci sarà più. Gabriele Tergit,
già autore dell’acclamato Gli Effinger, stupisce ancora una volta raccontando la storia di cinque famiglie nella Germania del Novecento spazzate via dall’antisemitismo e lo fa come solo i grandi scrittori sanno fare: magistralmente.
Pierluigi Battista, "I miei eroi, Hannah Arendt, Albert Camus, George Orwell"
ed. La nave di Teseo
Arrivati a una certa età si è meno disposti a cercare nuovi eroi. P. Battista invece lo fa: sono tre, Hannah Arendt, Albert Camus, George Orwell. Li osserva, li studia, li accarezza, il suo è un amore cocciuto e longevo. Un viaggio travolgente nelle loro idee e vite. Ciò che li accomuna è la solitudine intellettuale, la malattia fisica, una certa marginalità dovuta alle polemiche anti-ideologiche contro i totalitarismi, stalinismo e comunismo sovietico in primis. Di Arendt c’è la cecità sentimentale (l’attrazione per Heidegger) accanto alla lucidità di pensiero. Per Camus c’è la sfida controcorrente delle opinioni del mainstream maggioritario. E c’è Orwell, profetico, capace di smascherare Stalin quando ancora era impensabile. Avvincente, sorprendente, mai scontato.
Nathan Greppi, "La stampa ebraica in Italia"
ed. Giuntina
Il libro di Nathan Greppi La stampa ebraica in Italia rappresenta un
felice connubio tra il rigore del ricercatore e la passione per
il giornalismo. Analizza con puntualità la nascita e lo sviluppo della stampa ebraica dal Risorgimento ai giorni recenti. Diviso in capitoli introdotti da sintesi sul contesto storico, il libro mappa le testate
nate nelle varie regioni, cogliendone i caratteri, le problematiche
e i protagonisti. Le pubblicazioni, rivolte principalmente a un pubblico
ristretto, rivelano la vivacità culturale della piccola popolazione ebraica italiana e la capacità rabdomantica di intercettare dialetticamente i grandi e piccoli mutamenti storico-politici e sociali dell’epoca, che contribuiscono alla costruzione dell’identità ebraica italiana.
Elena Loewenthal, "Breve storia d'amore dell'ebraico"
ed. Einaudi
Nel mondo delle meraviglie degli idiomi giudaici a portare la corona
è l’ebraico: la lingua della Torah. «L’ebraico non è mai stata una lingua morta. Mai. Non si è mai sognato di morire per poi resuscitare più o meno miracolosamente. È sempre stato vivo. Anzi viva». La scelta del femminile è un particolare, fra i tanti, che l’autrice spiega in quello che non è certo un manuale di studio, ma una dichiarazione d’amore che va avanti da ormai quarant’anni e che finirà per contagiare il lettore già dalla prime pagine.
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