L'analista Gnesotto: Le Pen ha un rapporto ideologico con Mosca Intervista di Alessandra Coppola
Testata: Corriere della Sera Data: 07 luglio 2024 Pagina: 2 Autore: Alessandra Coppola Titolo: ««Nel Rn c’è un legame ideologico con Mosca. Se vince? Può tagliare i fondi all’Ucraina»»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 07/07/2024, a pag. 2, con il titolo "«Nel Rn c’è un legame ideologico con Mosca. Se vince? Può tagliare i fondi all’Ucraina»", l'intervista di Alessandra Coppola a Nicole Gnesotto.
La Francia «cobelligerante» in Ucraina? «Nessuno vuole partecipare al conflitto». La preoccupazione di un ipotetico governo della destra estrema troppo vicino alla Russia? «È vero, c’è un legame, una prossimità ideologica con Mosca, in passato un prestito economico, è un fatto; ma non è legato alle dichiarazioni sulla guerra. A disfare la politica comune in favore di Kiev è la nuova presidenza di turno a Bruxelles».
Grande esperta di questioni europee e internazionali, vicepresidente della massima autorità in materia che è l’Istituto Jacques Delors, la storica Nicole Gnesotto è stupita dell’agitazione che le ultime dichiarazioni di Marine Le Pen alla Cnn hanno sollevato. «Non dice nulla di più di quello che dicono gli altri Stati — spiega —. E non la sto difendendo. Ma è stato solo il presidente Emmanuel Macron a parlare di un invio di truppe e di una maggiore partecipazione al conflitto. Piuttosto: dovremmo inquietarci perché il presidente di turno dell’Unione Europea, il premier ungherese Viktor Orbán, è andato a Mosca senza mandato Ue. Mentre in Francia con ogni probabilità il Rassemblement National non avrà la maggioranza assoluta».
L’instabilità a Parigi crea però problemi anche al resto dell’Unione, soprattutto perché associata a un’inedita debolezza di Berlino…
«È vero, il motore franco-tedesco è molto danneggiato, per delle ragioni diverse. I socialdemocratici di Scholz hanno subito una batosta elettorale importante alle Europee da parte del centro-destra; e in Francia Macron ha deciso di sciogliere il Parlamento e si ritroverà senza maggioranza, completamente indebolito al livello europeo. Dunque abbiamo un’Unione Europea senza la sua trazione originaria».
È possibile che si metta in moto un altro motore?
«Conosciamo l’aspirazione della Polonia di avere un peso maggiore, la presidente del Consiglio italiana Meloni ha pure ambizione di leadership, ma io non credo che questo possa essere un asse alternativo. Nella mia opinione, l’unica leadership accettabile ed efficace è a cinque: Francia, Germania, Italia, Spagna, Polonia. E questi cinque dovrebbero arrivare a intendersi al di là degli orientamenti politici per mettere l’Ue sulla buona strada. Ci sono molte convergenze tra di loro, dopo il cambiamento politico a Varsavia: dall’Ucraina alla crescita, potrebbero riuscirci. Ma è necessario che Parigi e Berlino accettino di condividere la guida».
Nell’ipotesi di un governo Bardella, la Francia non cambierebbe rotta in politica estera?
«Io non credo che Bardella avrà la maggioranza assoluta, lo ripeto, ma nel caso l’unico potere che avrebbe sarebbe quello di controllo del budget, dunque potrebbe bloccare o diminuire i fondi per la vendita d’armi all’Ucraina, tagliare il contributo francese all’Unione Europea. Ma questo è il massimo che potrebbe spingersi a fare. Nella Quinta Repubblica il premier non ha la gestione della politica estera, ma tiene solo i cordoni del bilancio».
Che cosa potrebbe fare invece un ipotetico esecutivo del Rassemblement national sull’immigrazione, nel contesto delle regole europee?
«In questo campo in realtà potrebbe agire. Le regole europee sono malleabili, in particolare negli accordi di Schengen, in caso di rischi per la sicurezza del Paese, la libera circolazione si può sospendere. E Bardella potrebbe utilizzare questa clausola. Lo stesso nuovo patto sull’immigrazione non costringe gli Stati ad accettare la regolarizzazione dei rifugiati che arrivano sul territorio. Se ci sarà una politica europea che il Rn sarà pronto a disattendere e contestare, sarà quella sull’immigrazione. Su tutto il resto — euro, budget, politica estera — saranno invece molto prudenti».
Prudenti perché?
«Credo che la strategia del Rassemblement National sia quella di vincere nel 2027; per questa ragione, se vincono oggi, cercheranno di muoversi il meno possibile, per non fallire e per centrare le presidenziali. A quel punto potranno davvero mettere in pratica il loto programma».
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