In arrivo la sinistra sfascista Commento di Daniele Capezzone
Testata: Libero Data: 07 luglio 2024 Pagina: 12 Autore: Daniele Capezzone Titolo: «Pur di ostacolare la volontà popolare e fermare i nemici, adesso a sinistra si inventano gli ingegneri del caos»
Riprendiamo da LIBERO di oggi 07/07/2024, a pag. 12, con il titolo "Pur di ostacolare la volontà popolare e fermare i nemici, adesso a sinistra si inventano gli ingegneri del caos", il commento di Daniele Capezzone.
Daniele Capezzone
C’è qualcosa che oggi sembra unire – purtroppo non nella libertà, non nella migliore tensione verso la democrazia – i mandarini delle sinistre occidentali, da Parigi a Washington, passando per la succursale di Roma.
Si tratta di una radicale e quasi disperata sfiducia nel popolo, che tende a votare in direzione “sbagliata”: il che induce gli oligarchi progressisti a spericolate escogitazioni per bypassare la volontà popolare, per transennarla, perfino per intralciarla.
Con una doppia nemesi, un duplice clamoroso testacoda. Primo: proprio loro, che accusavano gli avversari di essere «imprenditori della paura», sono ora tutti protesi verso un sistematico “project fear”, un progetto volto a spaventare la parte di opinione pubblica a loro più vicina. Così, l’eventuale vittoria degli avversari non è più uno dei due possibili esiti di una normale partita elettorale, ma viene invariabilmente descritta come l’anticamera dell’Apocalisse, la fine della democrazia, il prodromo di un’era oscura e minacciosa.
VICHINGHI DEL CAMPIDOGLIO
Secondo: proprio loro, che amavano descriversi come le forze istituzionali per antonomasia, per i difensori dell’architettura costituzionale dei rispettivi paesi, si sono trasformati – per disperazione – in campioni dell’ostruzione sistematica e della manomissione del campo di gioco per renderlo impraticabile. Ironizzavano sul bizzarro personaggio con le corna che il 6 gennaio 2021 guidò lo scombiccherato assalto al Campidoglio di Washington: ma loro, che invece indossano impeccabili camicie Brooks Brothers, non sono da meno. L’unica differenza è che il folkloristico vichingo forzava da fuori la porta delle istituzioni, mentre loro – barricati come sono – cercano di blindarla da dentro.
Come vuoi definire un presidente francese che si fa architetto del caos, ingegnere della paralisi istituzionale, al solo scopo di evitare che i suoi avversari possano legittimamente governare? Tutta l’azione di Macron nell’ultimo mese (indizione di elezioni-lampo, costruzione di un’unione sacra anti-destra, desistenza sistematica anche con comunisti e filo-islamici) non è stata volta, come sarebbe stato naturale e legittimo, a favorire un governo di segno politico a lui gradito. Al contrario, lui e il suo primo ministro uscente si sono affannati a ripetere che mai governerebbero con le forze del Fronte popolare con le quali – nonostante tutto – convergono disperatamente per tamponare l’auto in corsa di Le Pen e Bardella.
E se questa operazione riuscisse (come ora pare probabile)? Se cioè questa desistenza sistematica impedisse al Rassemblement National di centrare la maggioranza assoluta? Ecco il “capolavoro” (al contrario) di Macron: portare la Francia in un vicolo cieco, in piena paralisi istituzionale, nell’incertezza e nel caos.
VAI COL CASTING
Spostiamoci a Washington, sul lato democratico. Pure lì, secondo i dem, bisogna smuovere mari e monti pur di evitare che il “demonio” Trump vinca. E allora, fino a dieci giorni fa, raccontavano che Biden (il “nonno buono” da contrapporre al “nonno cattivo”) era lucido e pimpante. Dopo di che, quando quella finzione è diventata insostenibile, hanno iniziato a cercare il modo per scaricarlo al più presto travolgendo anche le regole e le prassi del partito democratico stesso. Bene o male, infatti, Biden è il presidente uscente e ha vinto le primarie del suo partito: ma ora non serve più e quindi va liquidato, costi quel che costi. Anche con un “casting” improvvisato e senza regole.
Tutto diventa possibile, se l’unico obiettivo è esorcizzare il demone arancione.
E la periferica succursale di Roma? Mutatis mutandis, la logica è sempre la stessa. Nessuno pensa che un caravanserraglio come quello visto (per limitarci solo all’ultima settimana) prima su un palchetto dell’Anpi e poi alla Corte di Cassazione per depositare un referendum anti-autonomia abbia qualcosa da condividere in positivo. Su tutti i temi decisivi (guerra e politica estera, tasse, welfare, grandi opere, ambiente) quei signori delle sinistre assortite (rosso antico, rosso, rosé, fucsia) litigherebbero selvaggiamente: ma l’unica cosa che conta è contrapporsi a Meloni, senza alcuna prospettiva “construens”.
Appunto, sono ingegneri della paralisi, architetti del caos. In una sola parola: sfascisti.
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