venerdi 22 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Libero Rassegna Stampa
05.07.2024 A Gaza non ne possono più di Hamas
Analisi di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 05 luglio 2024
Pagina: 15
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «'Il 7 Ottobre è stato un regalo a Israele'. A Gaza non ne possono più di Hamas»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 05/07/2024, a pag. 15, con il titolo "'Il 7 Ottobre è stato un regalo a Israele'. A Gaza non ne possono più di Hamas", l'analisi di Amedeo Ardenza.

Civili fra le macerie di Gaza. Inizia a montare il malcontento contro la leadership di Hamas, sul Web e anche nelle piazze, per quanto possibile. Il movimento terrorista viene giustamente visto come il responsabile della guerra che sta distruggendo Gaza. E che sta anche uccidendo innocenti israeliani. I palestinesi hanno sempre voluto la distruzione di Israele fin dal 1948. Poi però piangono quando subiscono le conseguenze dei loro crimini.

Tallousseh, Rab al-Thalathine, Deir Seryan e Kantara. Sono almeno quattro le località del Libano sudorientale colpite dall’aviazione israeliana mercoledì pomeriggio mentre altri caccia della Israeli Air Force (Iaf) sfrecciavano per ammonimento sui cieli di Beirut. Incursioni contro obiettivi di Hezbollah condotte in risposta al più massiccio attacco sferrato dalla milizia sciita libanese dallo scorso 8 ottobre, da quando cioè Hezbollah ha cominciato una nuova guerra d’attrito contro lo stato ebraico. La nuova zampata del più temibile fra gli alleati dell’Iran nella regione ha preso di mira l’intero nord israeliano: tanto le città della costa, come Nahariya e Akko (San Giovanni d’Acri, la cui popolazione è per un terzo araba), quanto i distretti centrali (la Galilea, dove la popolazione araba è il 50%) e orientali (il Golan). Proprio nel Golan si conta l’unica vittima: il maggiore israeliano Itay Galea, un riservista di 38 anni colpito da un razzo. Illesi gli abitanti delle città prese di mira da Hezbollah: le Israel Defence Forces hanno reso noto che tutti gli altri missili sono stati abbattuti dall’aviazione o dal sistema antimissile Iron Dome. Hezbollah ha lanciato un attacco in grande stile per vendicare l’eliminazione martedì di Mohammed Nasser, responsabile dell’unità Aziz della milizia sciita: Nasser è l’ennesimo alto comandante di Hezbollah ucciso in un attacco mirato israeliano nelle ultime settimane.
Le notizie dal nord su un conflitto ogni giorno più intenso fanno il paio con l’evoluzione della guerra fra Israele e Hamas a sud. Dopo nove mesi di ostilità la popolazione della Striscia di Gaza comincia a dare segni di aperta stanchezza prendendo di mira, per una volta, chi l’ha trascinata in guerra e chi la usa come scudo umano: Hamas. Lo scrive la Bbc riportando un crescendo di critiche pubbliche a Hamas da parte dei gazawi sia nelle strade sia sui social media. Il canale britannico riporta le parole, fra gli altri, di un medico dell’ospedale Nuseirat: «Si sono abituati al nostro spargimento di sangue, che Dio li maledica!». Il medico è stato ripreso mentre parlava ai suoi concittadini dopo un bombardamento israeliano attorno all’ospedale nel tentativo di liberare alcuni ostaggi rapiti da Hamas: «Avremmo potuto evitare questo attacco». La scelta dei terroristi di nascondere gli israeliani rapiti fra la popolazione civile espone quest’ultima alle incursioni delle Idf. «Le persone dicono cose come “Hamas ci ha distrutto” o addirittura invocano Dio affinché prenda le loro vite», ha raccontato un uomo alla Bbc. «Chiedono a cosa siano serviti gli attacchi del 7 ottobre - alcuni dicono che sono stati un regalo a Israele».
E un altro: «Non hanno costruito rifugi per le persone, non hanno messo da parte cibo, carburante o forniture mediche. Se io e la mia famiglia sopravvivremo a questa guerra, lascerò Gaza appena possibile». La guerra ha distrutto non solo le case dei gazawi ma anche il sistema del welfare che Hamas aveva messo in piedi. E il suo potere adesso ne risente. C’è chi si vendica come può, riferisce la Bbc: in tanti avrebbero ribattezzato il proprio asino Sinwar dal nome del capo di Hamas nell’enclave palestinese.

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@liberoquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT