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Libero Rassegna Stampa
30.06.2024 Milano, il Gay Pride: bandiere della Palestina e insulti ai poliziotti
Cronaca di Alessandro Gonzato

Testata: Libero
Data: 30 giugno 2024
Pagina: 11
Autore: Alessandro Gonzato
Titolo: «Il favoloso mondo di Elly sfila al Gay Pride di Milano»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 30/06/2024, a pag. 11, la cronaca di Alessandro Gonzato intitolata: "Il favoloso mondo di Elly sfila al Gay Pride di Milano".


Alessandro Gonzato

Gay Pride politicizzato al massimo, presenti le solite bandiere palestinesi e anche insulti ai poliziotti. Protagonista Elly Schlein: ormai è la "sua" piazza. Omosessuali italiani come le femministe: il caos ideologico si è impadronito del Pride. E come le donne non contano più nulla per le femministe (che stanno zitte, quando sono perseguitate), gli omosessuali non contano più nulla per la sinistra di Alessandro Zan (lui omosessuale, portava la solidarietà a chi ammazza gli omosessuali a Gaza). Che vergogna. 

Arriva già sudatissima, Elly. Indossa una camicia larga a maniche corte, fantasie floreali bianche e verdi, e prima di raggiungere il carro del Partito democratico viene fermata, nell’ordine: da un attempato signore svestito da poliziotto dei Village People; da un altro sostenitore molto più giovane il quale ha una maschera sadomaso da gatto, e non fa in tempo ad avvicinarsi alla Schlein che si fa sotto tutta la colonia, non fascista ma felina; durante il tragitto che porta dalla stazione dei treni in fondo a via Vittor Pisani (all’altezza del passante ferroviario) Elly non incrocia per poco un signorotto sulla sessantina camuffato da Papa Francesco che lancia benedizioni a suo modo dal carrozzone del “Borgo delle perse”, su cui si distingue un aitante ragazzo in mutande e giarrettiera bianche.
È una Via Crucis sui generis. Al posto dell’incenso l’aria umida di Milano s’impregna del fumo delle sigarette speziate che girano vorticose tra le mani del popolo “Lgbt+” (lesbiche, gay, bisessuali, trans) a cui seguono altre lettere ma sinceramente fatichiamo a staIl dem Pierfrancesco Majorino, che sulla guancia sinistra sfoggia un arcobaleno, fa un po’ da groupie, un po’ da addetto alla sicurezza, un po’ da Fantozzi quando fa largo al Duca Conte Semenzara. Un po’ da Majorino. Il consigliere regionale, ex candidato alla presidenza della Regione Lombardia con risultati dimenticabili, è in giuggiole. Prova ad aprire le acque alla Schlein come Mosè: Elly, fatte le interviste di rito in cui descrive l’Italia della Meloni come l’Alabama degli anni ’30, sale sul carro democratico e tutte le attenzioni sono per lei e il novello europarlamentare Alessandro Zan, icona della comunità gay, il quale si esibisce in canotta e capelli ingellati all’indietro. La musica viene sparata a tutto volume. Le hit straniere degli anni ’80 e’90 si alternano ai recenti successi italiani che hanno fatto breccia tra i progressisti. Annalisa va che è una meraviglia: Quindi ci piacciamo oppure no?
/ Sangue nella dance floor, ci ballerò/Anche se è soltanto un altro stupido/ Sexy boy, sexy boy, io ci sto... Ho visto lei che bacia lui/ Che bacia lei, che bacia me/ Mon amour, amour, ma chi baci tu?
Elly e Zan saltano, si dimenano, fanno il segno del cuore al loro popolo. Majorino finisce confinato in un angolo, prova a guadagnare la scena ma viene relegato al ruolo di comparsa.
Non ha il physique, sgomita, prova strenuamente a risalire la corrente. Finisce con lo sguardo sconsolato.
Sotto di lui intanto fluttua un cartellone con la scritta “Frocessione” (è contro il Papa) e un simbolo fallico.
Il momento di gloria di Majo è stato un paio d’ore prima quando si è messo a girare con una sagoma del governatore lombardo Attilio Fontana criticato per aver negato il patrocinio alla manifestazione.
Il leghista, informato, l’ha buttata sul ridere, e cos’altro doveva fare? «Il Pd non può proprio fare a meno di me, che burloni. Forse arriverà un giorno in cui anche loro non useranno queste manifestazioni per le solite e arci-noiose strumentalizzazioni politiche».
Il meraviglioso mondo di Elly è un caravanserraglio d’umanità variegata in cui oltre ai vessilli arcobaleno garriscono bandiere della Palestina, che è sempre quella zona del mondo in cui gli omosessuali o vengono incarcerati o finiscono peggio. Fa nulla: l’importante è insultare Israele e denunciare il “genocidio”. In testa al corteo c’è uno striscione con la schwa, il simbolo di questo mondo: “Libere di esser*”, e usiamo l’asterisco perché la “e” rovesciata non ci riesce. Un pingue ragazzo barbuto sostiene lo striscione dell’Anpi, i partigiani milanesi.

CONTRO LA POLIZIA

Su un carro più piccolo c’è scritto Acab, “All cops are bastard” (“Tutti i poliziotti sono bastardi”). Più avanti, all’altezza di Porta Garibaldi, un gruppo di donne peruviane in abiti tipici danza allegramente ed è un caleidoscopio, finalmente un momento di tranquillità. Dura poco.
Le sorpassiamo e ci imbattiamo in un camion aperto sui lati da dove decine di persone di colore lanciano strali contro il Comune di Milano (guidato dal Pd) che non gli mette a disposizione le casi popolari.
Non sentiamo nulla sulla Salis. Ed è strano, perché al carrozzone nel frattempo si sono aggregati centri sociali, antagonisti, anarchici, tutto quel mondo lì. Quello della segretaria dem. Tornando in redazione incrociamo l’Uomo Tigre.

 

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