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Libero Rassegna Stampa
30.06.2024 Francia al voto: ogni scenario post-elettorale sarà comunque duro
Analisi di Mauro Zanon

Testata: Libero
Data: 30 giugno 2024
Pagina: 1/17
Autore: Mauro Zanon
Titolo: «La coabitazione sembra un incubo, ma l'ammucchiata è pure peggio»

Riprendiamo LIBERO di oggi, 30/06/2024, pag. 1/17, con il titolo "La coabitazione sembra un incubo, ma l'ammucchiata è pure peggio", commento di Mauro Zanon

Mauro Zanon
Mauro Zanon

Il presidente Macron aveva indetto elezioni anticipate, dopo la sua sconfitta alle europee, per "fare chiarezza". Ma l'Assemblea Nazionale che si può formare dopo questo voto sarà quasi certamente più caotica dell'attuale. Le alternative sono due: o la coabitazione impossibile fra Macron e un esecutivo lepenista, oppure una grande coalizione di partiti fra loro ostili.

«Un indispensabile momento di chiarificazione». Così il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, aveva giustificato lo scioglimento dell’Assemblea nazionale, deciso il 9 giugno in seguito all’esito delle elezioni europee che ha sancito il trionfo del Rassemblement national di Marine Le Pen e Jordan Bardella. Dopo tre settimane di campagna elettorale lampo, tuttavia, non è certo che le elezioni legislative di oggi (primo turno) e del 7 luglio (secondo turno) porteranno a un assetto politico più chiaro di quello precedente. La futura composizione dell’Assemblea nazionale rischia infatti di rendere la Francia ingovernabile.

NOMINA OBBLIGATA

Ma andiamo con ordine.
Nel caso in cui uno schieramento politico ottenesse la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera bassa del Parlamento francese (almeno 289 su 577), la nomina dell’esecutivo avverrebbe con poche difficoltà, perché in situazione di coabitazione forzata il presidente della Repubblica è obbligato a nominare un primo ministro proveniente dal partito o dalla coalizione trionfante. È quanto accaduto nel 1986, nel 1993 e nel 1997.
Ma a differenza delle precedenti coabitazioni, a Matignon, potrebbe salire un esponente della destra sovranista, Jordan Bardella, presidente di Rn. La sua nomina sarebbe una prima assoluta nella Storia della Quinta Repubblica, e in questa vigilia del primo turno abbiamo avuto un assaggio della zona di turbolenze in cui potrebbe entrare la Francia con una coabitazione Macron-Bardella.
In un’intervista al quotidiano Le Télégramme, Marine Le Pen, capogruppo dei deputati Rn, ha ricordato a Macron che il suo titolo di “capo delle forze armate” è soltanto onorifico, e che in caso di nomina a Matignon, Bardella, da premier, «è responsabile della difesa nazionale», ai sensi degli articoli 20 e 21 della Costituzione. Dunque, potrebbe bloccare l’eventuale invio di truppe sul suolo ucraino perché per Rn sono «linee rosse da non oltrepassare».
Marine, in un’altra intervista, ha aggiunto che la scelta del commissario europeo in quota francese spetta al governo in carica, non è prerogativa del capo dello Stato: un messaggio a Macron che, a margine del Consiglio europeo, aveva avanzato il nome di Thierry Breton, cui Rn è ostile. La situazione sarebbe complicata anche in caso di maggioranza assoluta al Nuovo fronte popolare, la coalizione delle sinistre guidata dall’estremista giacobino Jean-Luc Mélenchon, perché quest’ultimo, assieme ai suoi compagni, ha promesso di smontare una dopo l’altra le riforme di Macron, a partire da quella previdenziale.

CAOS ISTITUZIONALE

Ma il vero “chienlit”, caos, per riprendere l’espressione di Charles de Gaulle, avverrebbe in caso di assenza di maggioranza assoluta (come nel 2022, quando la coalizione di Macron ha ottenuto 246 seggi). Senza un chiaro vincitore, il rischio è quello di uno stallo istituzionale. Certo, i vari schieramenti politici potrebbero accordarsi per formare una coalizione, che avrebbe così la maggioranza assoluta, ma è uno scenario tutt’altro che scontato, visto che i tre blocchi principali si sono scontrati duramente durante la campagna.
Un’altra possibilità, come evidenziato dal costituzionalista Benjamin Morel, è il susseguirsi di governi di minoranza effimeri, à l’italienne. «Non c’è alcun obbligo di trovare una soluzione definitiva nei tre anni che ci separano dalle prossime elezioni presidenziali», ha spiegato al Monde Morel. «È possibile che in questa configurazione un giorno avremo un governo tecnico, un altro una coalizione».

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