Francia al voto: è il giorno di Le Pen, Macron trema Cronaca di Carlo Nicolato
Testata: Libero Data: 30 giugno 2024 Pagina: 1/16 Autore: Carlo Nicolato Titolo: «Oggi è il giorno di Le Pen. Macron trema»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 30/06/2024, pag. 1/16, con il titolo "Oggi è il giorno di Le Pen. Macron trema", l'analisi di Carlo Nicolato.
Carlo Nicolato
Sebbene per qualche strana congiunzione astrale sieda stabilmente e inamovibile all’Eliseo dal 2017, sembra che Emmanuel Macron non abbia mai goduto di un’opinione favorevole da parte dei suoi concittadini.
Anzi, dal 9 giugno, giorno della batosta elettorale in cui ha deciso di sciogliere l’Assemblea e indire elezioni anticipate, tale sentimento è ulteriormente peggiorato, rappresentando quel gesto frettoloso, autoritario e arrogante, esattamente l’immagine che i francesi si sono fatta di lui, una sorta lezione data al popolo per aver votato male.
Secondo una classifica stilata dal New York Times al momento Macron sarebbe perfino il secondo capo di Stato più odiato al mondo con un tasso di impopolarità nel proprio Paese del 71%. Peggio di lui ci sarebbe solo Olaf Scholz al 73%.
Sarà per quel motivo che il cancelliere tedesco qualche giorno fa ha detto che la sconfitta del suo compagno di sventura sarebbe molto preoccupante per il futuro dell’Europa? Forse per il futuro di entrambi più che dell’Europa.
Per assurdo al di fuori della Francia secondo un sondaggio Ipsos Macron sarebbe invece il leader europeo con i pareri più favorevoli (41%), dietro alla star ucraina Volodymyr Zelensky (47 per cento).
Dove sta dunque la verità? Il giornalista Alain Duhamel sostiene che l’odio dei francesi per Macron poggia su basi stabili e non è solo per le sue discutibili politiche, che nel resto d’Europa ovviamente conoscono relativamente, ma è proprio per una irritante dimensione personale, per il suo modo di porsi e perfino di parlare, il tono della voce, le parole che usa. «La gente ti odia», gli avrebbe detto in faccia senza mezzi termini l’ex deputato di Renaissance, Patrick Vignal.
A Macron i francesi in questo momento preferiscono proprio tutti, compreso il comunista Jean-Luc Mélenchon, l’uomo che ha resuscitato la sinistra ma che ora rischia di affossarla. Sì perché dopo aver rotto gli indugi e aver affermato di essere «ovviamente pronto» a diventare primo ministro, in caso di vittoria del Nuovo Fronte Popolare («Ho intenzione di governare questo Paese, non mi elimino e non mi impongo»), una buona parte del gruppo si è spaventata.
Tra questi ad esempio Raphaël Glucksmann, leader di Place publique, diventato improvvisamente con il 33% il più popolare nel Fronte Popolare. Il leader storico di La France Insoumise invece, secondo lo stesso sondaggio è la figura politica di sinistra che suscita più rifiuto (68%).
Secondo un altro sondaggio Ifop l'81% dei francesi ritiene che Mélenchon sarebbe un “cattivo primo ministro”, una percentuale che diventa addirittura più alta, 82%, se si considerano gli elettori di sinistra.
«Mélenchon conferma che sarebbe primo ministro se vincesse il Nuovo Fronte Popolare. Si tratta di una precisazione gradita: i francesi ormai sanno che si trovano ad affrontare il pericolo della sinistra più brutale e settaria», ha sottolineato in proposito il presidente di Rassemblement National, Jordan Bardella, il vero favorito a diventare premier.
Il suo partito viene dato tra il 33% e il 35%, il che rappresenterebbe un ulteriore passo in avanti rispetto alle europee dove ha ottenuto il 31%. Definito «il volto angelico dell’estrema destra francese», il delfino di Marine Le Pen a soli 28 anni è pronto a fare il salto che tra le altre cose lo affrancherebbe definitivamente, dandogli una dimensione tutta sua.
FIGLIO DEL POPOLO
Nato e cresciuto nelle case popolari di Drancy, tirato su dalla sola madre di origini italiane e impiegata in una scuola materna, la storia di Bardella è l’esatto opposto di quella di Macron e forse è per questo che ai francesi. «Ho visto mia madre faticare per arrivare a fine mese», raccontava qualche anno fa il giovane Jordan ai microfoni della trasmissione Envoyé Special. Con lui al comando peraltro il partito ha rinunciato definitivamente al fascino della Frexit, il che è rassicurante per una buona fetta di elettorato centrista.
Compresa quella che fa capo a Eric Ciotti, altro politico di origini italiane, e altro protagonista di queste elezioni anticipate con il suo accordo a destra che gli è valsa l’espulsione informale dai Repubblicani, alla quale lui tuttavia si è opposto minacciando «conseguenze penali». Secondo i sondaggi Ciotti potrebbe raggiungere l'8,5%, un punto in più rispetto alle europee. Segno che gli elettori neogollisti hanno premiato la sua mossa.
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