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Il Giornale Rassegna Stampa
30.06.2024 L’Iran minaccia: cancellare Israele. E l’Occidente tace
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 30 giugno 2024
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «L’Iran minaccia: cancellare Israele. E l’Occidente tace»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 30/06/2024 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "L’Iran minaccia: cancellare Israele. E l’Occidente tace".


Fiamma Nirenstein

Amir Saed, ambasciatore dell'Iran all'ONU, dichiara apertamente che Israele sarà "cancellato", se dovesse rispondere militarmente all'aggressione di Hezbollah. Eppure, anche di fronte a una dichiarazione così incendiaria e criminale, l'Occidente tace e anche gli Usa appaiono molto distratti.

Denuncia anche il nervosismo iraniano la dichiarazione vulcanica di Amir Saed, ambasciatore dell’Iran all’ONU, per cui se Israele attaccherà con forza gli Hezbollah, il Paese degli Ayatollah perseguirà la “cancellazione” di Israele, e che per questo scopo “sono sulla tavola tutte le opzioni, incluso il pieno coinvolgimento di tutti i fronti della resistenza”. Lo scopo: uccidere tutti gli ebrei, una strategia pratica per un’idea iraniana classica. Ma che cosa vuol dire? Che l’attacco a tenaglia che dal 7 di ottobre ha aggredito Israele da ogni parte, per cui persino la vacanziera Eilat al sud estremo è sconvolta dai bombardamenti degli Houti dal remoto Yemen (lezione sul paradosso che rappresentano le accuse di colonialismo e di quanti missili e droni l’Iran è capace di distribuire in giro) si sostanzierà di centinaia di miglia di missili da ogni parte e di feroci infiltrazioni di terra, stile Sinwar: gli Hezbollah, gruppi dalla Siria e dall’Iraq oltre a Hamas e alla Jihad Islamica assaliranno insieme Israele, mentre l’Iran, come ha chiaramente minacciato, lancerà in prima persona un attacco missilistico  maggiore di quello del 14 aprile, e ogni angolo di Israele sarà preso di mira.

Dal 7 di ottobre quando sono scesi in campo, gli Hezbollah avrebbero potuto decidere l’attacco generale. Un gruppo pacifista israeliano che vorrebbe un accordo totale che cominci a Gaza e si saldi in Libano, prevede 15mila morti se la guerra scoppiasse. Per ora gli Hezbollah hanno terrorizzato, svuotandolo, il nord d’Israele con i suoi kibbutz e le sue città, e di fatto hanno messo Israele in una posizione cui non può sottrarsi: deve riportare 100mila cittadini a casa. Non a caso l’uscita iraniana risponde al viaggio di Gallant, ministro della difesa, che negli Stati Uniti ha cercato un’alleanza che cerchi di evitare la guerra obbligando Hezbollah a accettare di allontanarsi dal confine secondo la risoluzione dell’ONU, ma anche a stringere forti patti in caso di guerra. L’Iran è il vero nemico qui, è difficile che gli USA possano sottrarsi. La posta è grossa, la distruzione di Israele, il dominio del Medio Oriente, persino un conflitto mondiale. Il Ministro ha ripetuto che se Nasrallah attacca il Libano sarà ridotto all’età ella pietra, gli Hezbollah sanno che nel Paese tutte le etnie che compongono il mosaico libanese, sono furiosi all’idea della distruzione e della miseria che porterebbe di nuovo la milizia terrorista sciita.

Per questo Hezbollah va piano. Ma il sogno di distruzione è grande quanto sanno esserlo le ideologie messianiche, quanto può esserlo l’antisemitismo e l’eccitazione per la lentezza dell’operazione di Gaza contro Hamas e la paura degli hezbollah nel mondo. E certo non crea deterrenza il fatto che i due candidati americani Biden e Trump, uno di fronte all’altro giovedì sera, non abbiano trovato, nessuno dei due, l’ispirazione sufficiente per disegnare un mondo occidentale vittorioso a fronte del rischio di vita che corre l’unico Paese democratico del medio oriente; non una parola sui rapiti, se non di striscio, solo espressioni ; non una parola sulla nuova piaga dell’ideologia antisemita che inquina tutto il mondo e specialmente proprio gli USA, non sulla stupefacente crudeltà del 7 di ottobre. Mentre l’Iran arrota le spade, sembra riprodursi la situazione precedente al 7 di ottobre, quando si vide tutto e non si fece niente. Stavolta, però in dimensione mondiale. 

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