Le Pen: se vinco comando io Analisi di Mauro Zanon
Testata: Libero Data: 28 giugno 2024 Pagina: 15 Autore: Mauro Zanon Titolo: «Le Pen disinnesca Macron. Se vinco, comando io»
Riprendiamo LIBERO di oggi, 28/06/2024, pag. 15, con il titolo "Le Pen disinnesca Macron. Se vinco, comando io", commento di Mauro Zanon
Mauro Zanon
In caso di maggioranza assoluta del Rassemblement National (Rn) alle elezioni legislative dei prossimi 30 giugno (primo turno) e 7 luglio (secondo turno), dunque di ascesa a Matignon come primo ministro di Jordan Bardella, il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, non potrà fare come gli pare in politica estera.
Perché il suo titolo di “capo dell’esercito”, iscritto nella Costituzione, è soltanto “onorifico”, ha dichiarato Marine Le Pen in un’intervista al quotidiano Le Télégramme.
Ieri, abbiamo avuto un assaggio di ciò che potrebbe essere un’eventuale coabitazione tra l’inquilino dell’Eliseo, uscito a pezzi dalle ultime elezioni europee e sfiduciato anche dalle sue truppe (ma che a Bruxelles ieri ha ribadito la sua scelta di confermare Thierry Breton come commissario francese al Mercato Interno, nonostante il Rn rivendichi la prerogativa di scegliere il commissario in caso di coabitazione), e il partito della destra sovranista francese, col vento in poppa dopo il trionfo dello scorso 9 giugno.
«Capo dell’esercito, per il presidente, è un titolo onorifico perché è il primo ministro che ha il controllo delle finanze. Jordan Bardella non ha intenzione di litigare, ma ha posto delle linee rosse. Il presidente non potrà inviare le truppe in Ucraina», ha detto la capogruppo dei deputati Rn sempre al Télégramme.
Le linee rosse cui ha fatto riferimento Le Pen sono state delineate lunedì scorso da Bardella durante la presentazione del programma di Rn in caso di salita al governo.
«Sono favorevole a portare avanti il sostegno logistico e in termine di materiale di difesa all’Ucraina», anche se ci sono delle «linee rosse molto chiare», ossia «l’invio di truppe sul suolo ucraino» e l’invio di «missili di lunga gittata o di materiale militare» che potrebbero «colpire direttamente le città russe», ha affermato Bardella, contrario a ogni sorta di escalation contro il capo del Cremlino, Vladimir Putin. Le frasi di Marine Le Pen, ad ogni modo, hanno fatto sobbalzare la maggioranza. François Bayrou, leader dei centristi del MoDem e pilastro della coalizione macronista, ha manifestato la sua preoccupazione.
«Quando ci sono divisioni e scontri in un Paese, abbiamo una protezione, ed è la Costituzione della Quinta Repubblica. È stato il generale de Gaulle a scriverla proprio per evitare queste divisioni», ha detto Bayrou. L’articolo 15 della Costituzione afferma che «il presidente della Repubblica è il capo delle forze armate», ha proseguito Bayrou. «Se si sostiene che questi sono solo titoli di facciata, allora si mette in discussione la Costituzione. Se si mette in discussione il testo stesso della Costituzione, si mette in discussione l’ordine del Paese». Ieri, in un messaggio su X, Le Pen ha risposto con queste parole alle polemiche: «Senza mettere in discussione il dominio riservato del presidente della Repubblica, in termini di invio di truppe all’estero, il primo ministro ha, attraverso il controllo del bilancio, i mezzi per opporsi».
Ma cosa dice veramente la Costituzione? In materia di difesa militare, i suoi vari articoli sono chiari, ma lasciano ampio spazio alla pratica, soprattutto nell’eventualità di una coabitazione. La Costituzione prevede una divisione dei ruoli tra il primo ministro, capo del governo, e il presidente della Repubblica, che l’articolo 15 designa come «capo delle forze armate». Il presidente nomina gli ambasciatori, ratifica i trattati e garantisce l’indipendenza e l’integrità del territorio nazionale. Ma il primo ministro «ha il controllo dell’amministrazione e dell’esercito» ed «è responsabile della difesa nazionale», ai sensi degli articoli 20 e 21 della Costituzione. Infine, l’articolo 19 stabilisce che le nomine presidenziali per le «cariche civili e militari dello Stato» debbano essere controfirmate dal primo ministro. In caso di disaccordo tra Matignon e l’Eliseo, potrebbe verificarsi una situazione di stallo costituzionale. «C’è un precedente. Nel Natale del 1999, Jacques Chirac voleva inviare le truppe ad Abidjan, che era in preda a un colpo di Stato, ma Lionel Jospin si oppose», ha ricordato a Le Figaro Benjamin Morel, costituzionalista e docente all’Università Panthéon-Assas.
Per Mathieu Carpentier, professore di Diritto pubblico all’Università Toulouse-Capitole, il rifiuto di Jospin di mandare le truppe in Costa d’Avorio è tuttavia «l’eccezione che conferma la regola di una pratica conciliante, in materia di difesa, in nome dell’interesse superiore del Paese».
Insomma, la questione è fonte di grandi dibatti in Francia. Di certo, i toni usati dalla macronia per rispondere alle frasi di Marine Le Pen certificano un clima di grande nervosismo, “un’atmosfera”, come l’ha definita Le Figaro, «da fine regno».
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