lunedi` 16 settembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Libero Rassegna Stampa
27.06.2024 L’ONU denunciata in tribunale a NY per aver finanziato Hamas
Cronaca di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 27 giugno 2024
Pagina: 15
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «L'ONU trascinata al tribunale di New York per aver finanziato i terroristi di Hamas»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 27/06/2024, a pag. 15, con il titolo "L'ONU trascinata al tribunale di New York per aver finanziato i terroristi di Hamas", la cronaca di Amedeo Ardenza.

Le famiglie delle vittime del 7 Ottobre denunciano l'UNRWA al tribunale di New York. Per una volta è l'ONU a trovarsi sul banco degli imputati, per collusione con i terroristi islamici. 

Le famiglie delle persone uccise nell’attacco di Hamas in Israele il 7 ottobre scorso hanno presentato una denuncia contro l’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi, accusandola di aver contribuito al massacro. L’Unrwa è al centro di polemiche dopo che Israele ha indicato 12 suoi dipendenti come coinvolti nell’attacco. Un rapporto di esperti coordinato dall’ex-ministro degli Esteri francese Catherine Colonna ad aprile scorso era giunto alla conclusione che ci fosse un problema di «neutralità» all’interno dell’Unrwa, ma aveva anche sottolineato che Israele non aveva potuto fornire prove a sostegno delle sue accuse.
Ora i sopravvissuti sembrano aver trovato la pistola fumante: l’agenzia Onu per i palestinesi ha riciclato denaro per il gruppo terroristico, servendosi di cambiavalute di Hamas, che trattenevano una commissione dando shekel contro dollari. Gli imputati citati nella causa sono l’attuale capo dell’Unrwa Philippe Lazzarini; il suo predecessore Pierre Krähenbühl, che ora lavora per la Croce Rossa internazionale; gli ex vicecommissari generali Leni Stenseth, Sandra Mitchell e Margot Ellis; Greta Gunnarsdottir, direttrice dell’ufficio dell’agenzia a New York, e Filippo Grandi, alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati.
In Israele non si spegne la polemica sulla partecipazione degli haredim (i “timorati”) alla vita militare. Martedì la Corte Suprema ha disposto la fine delle esenzioni per gli studenti religiosi e il procuratore generale dello stato Gali Baharav-Miara ha ordinato la coscrizione immediata di 3.000 di loro.
Ieri un’unità scelta di combattimento di haredim conquistava la prima pagina dei giornali israeliani: l’unità Hetz, acronimo per paracadutisti haredim, parte del 202esimo battaglione della brigata paracadutisti, ha perso il proprio comandante, il maggiore Gal Shabbat morto per le ferite riportate a Gaza un mese prima mentre i suoi uomini scoprivano i corpi di quattro ostaggi in un tunnel e altri cinque effettivi perdevano la vita. La “normalità” delle vicende dell’unità Hetz, creata nel 2016 per favorire l’arrivo di giovani ortodossi nelle file delle Israel Defense Forces, non ha convinto i rabbini haredi a benedire la coscrizione obbligatoria: anzi, secondo Shlomo Mahfoud del Consiglio dei Saggi della Torah (ortodossia sefardita) «anche chi non studia la Torah non dovrebbe arruolarsi o diventerà un apostata».
Sulla naja per tutti il governo traballa: ieri il presidente della commissione Esteri e Difesa della Knesset, Yuli Edelstein, ha rimandato un voto su un ddl governativo per alzare di un anno l’età per essere esentati dai richiami del servizio militare, una mossa per ovviare alla carenza di effettivi dopo otto mesi di mobilitazione generale. Edelstein ha però rilevato la «mancanza di consenso generale» sulla proposta: parole apparentemente intese a chiedere l’assenso dell’opposizione. Intanto, i ministri dei partiti religiosi che sostengono il sesto governo Netanyahu hanno minacciato di dimettersi (ma non passerebbero all’opposizione) come protesta contro i piani per arruolare sempre più “timorati”.
In questo quadro di instabilità cronica si inserisce la nuova polemica, fra il ministro della Difesa Yoav Gallant e il capo del governo. Parlando da Washington DC dove era in visita, Gallant ha annunciato che gli ostacoli alla fornitura di armi Usa a Israele «sono stati rimossi». Quindi ha tirato una stoccata a Netanyahu per essersi lamentato dell’amministrazione Joe Bideno. «In ogni famiglia», ha affermato Gallant, «possono sorgere disaccordi ma come tutte le famiglie, discutiamo tra di noi e restiamo uniti». Un invito a nozze per il leader centrista Benny Gantz secondo cui il premier «sta danneggiando il rapporto strategico con gli Stati Uniti». A sorpresa, a favore del capo del governo si è espresso il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Usa, John Kirby. «Netanyahu è il premier eletto dello Stato di Israele e quindi è il leader con cui lavoreremo».

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@liberoquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT