La vergogna della Coop che ha deciso il boicottaggio dei prodotti israeliani Diario di guerra di Deborah Fait
Testata: Informazione Corretta Data: 27 giugno 2024 Pagina: 1 Autore: Deborah Fait Titolo: «La vergogna della Coop che ha deciso il boicottaggio dei prodotti israeliani»
La vergogna della Coop che ha deciso il boicottaggio dei prodotti israeliani Diario di guerra di Deborah Fait
Il mio articolo del 25/6 riguardante le Coop e l’invito dei suoi soci a boicottare i prodotti israeliani, era ottimistico perché mi sembrava che la catena di supermercati non fosse proprio d’accordo con i suoi associati. Purtroppo al direttore del Foglio, Claudio Cerasa, è arrivata una lettera del presidente Coop, Mario Cifiello, in cui parla ipocritamente di “costruzione di pace”. Secondo Coop e il suo presidente, dunque, costruire la pace significa togliere dai banchi dei supermercati i prodotti israeliani, arachidi, avocado, e i famosi datteri Medjoul. Su questi ultimi va fatto un discorso a parte. Questi datteri sono raccolti nella zona di Gerico (che secondo Cifiello sarebbe Palestina) ma, lungo tutto il percorso del Mar Morto si trovano ettari di palme da datteri Medjoul che, fino a prova contraria, sono in Israele.
La Coop non fa differenza e boicotta tutto, quelli raccolti a Gerico e quelli raccolti fuori dal perimetro della città, in pieno territorio israeliano. Al di là di questo anche i “Datteri di Gerico” del presidente Cifiello, seppur raccolti da palestinesi, sono poi imballati, nelle famose scatole gialle e spediti al mercato interno e all’estero, in Israele.
È vergognoso che Coop pensi si “costruire” la pace boicottando il paese aggredito proprio dai palestinesi. Boicottino gli aggressori, non gli aggrediti. Questa sarebbe giustizia, questo sarebbe sperare in una specie di pace. La pace non arriverà mai finché gli arabi della zona non accetteranno la presenza della Patria degli ebrei e non ci lasceranno vivere in pace. Quello che accade oggi alla Coop è la stessa storia infame che anni fa colpì l’azienda Soda Stream. Il nazista BDS, decise che S.S. non poteva essere considerata “Made in Israel” in quanto situata in “Cisgiordania” (Giudea e Samaria) pertanto l’azienda fu esclusa dagli accordi di cooperazione tra Israele e l’Unione Europea. Nel 2014 l’attrice Scarlett Johansson rinunciò al ruolo di ambasciatrice dell’associazione umanitaria (si fa per dire) Oxfam a causa della sua decisione di essere testimonial di Soda Stream. Oxfam la ricattò e lei rispose “Nessuna cifra mi farà tradire Israele”. Perse così il posto, molto remunerativo, presso l’associazione “umanitaria” antisemita. Dal 2014 Soda Stream è stata oggetto di una feroce campagna di boicottaggio da parte di tutti i propal del mondo che denunciavano l’”occupazione” di Israele dei territori palestinesi. Non importava agli idioti che la chiusura della sede di Ma’alè Adumim avrebbe lasciato 1300 lavoratori, quasi tutti palestinesi, disoccupati. Nel 2015 Soda Stream, impossibilitata a lavorare, chiuse la fabbrica, con la soddisfazione dei propal, e la riaprì a Rahat nel Neghev, dando lavoro a migliaia di beduini, felicissimi.
Questo sta a dimostrare la grande idiozia, cattiveria e menefreghismo per i palestinesi, dei cosiddetti propal che sono in effetti solamente degli antisemiti dichiarati e, come tutti gli antisemiti, hanno il cervello che galleggia nell’odio. Nel 2018 Daniel Birnbaum, presidente di Soda Stream, voleva aprire una filiale a Gaza che avrebbe permesso a migliaia di famiglie gazesi di guadagnare e vivere bene. Naturalmente Hamas bocciò il progetto minacciando di morte i dirigenti dell’Azienda. Dimenticavo, il nuovo stabilimento Soda Stream, a Rahat, nel Neghev, è stato chiamato “Isola della pace”, alla faccia di tutti gli odiatori degli ebrei.
Adesso la Coop pensa di parlare di “pace” boicottando i prodotti provenienti da Israele e il suo presidente scrive: ”Un atto politico e diffuso, che pur lasciando aperto il dialogo esprime una posizione chiara e propone una riflessione anche ai nostri fornitori, in modo diretto e senza accuse di pretestuosità. Non possiamo però imporre a tutti questa linea, nella convinzione che la libertà di agire secondo i propri personali convincimenti sia in assoluto il primo valore da tutelare.”
Il primo valore da tutelare sarebbe la giustizia, non il boicottaggio. Se il signor Cifiello pensa che ogni cliente ha “il diritto di acquisto o non acquisto dei prodotti” doveva lasciare tutto il “Made in Israel” sugli scaffali e avere il coraggio delle proprie azioni. Ha preferito fare il coniglio e mettersi dalla parte degli odiatori di Israele e tifosi di Hamas.