Il ricordo degli anni di guerra, del collaborazionismo, della persecuzione e della deportazione degli ebrei di Francia sta gradualmente svanendo. I vecchi demoni si risvegliano e cambiano aspetto per adattarsi alla nuova realtà. L’antisemitismo e le sue manifestazioni sono vietati dalla legge e dovrebbero essere severamente repressi? Non importa, hanno un nuovo grido di battaglia: combattiamo per la Palestina e combattiamo contro il sionismo genocida. “Dal fiume al mare – dal Giordano al Mediterraneo – la Palestina sarà libera” scandiscono le folle. Facciamola finita con questo Stato ebraico e, a tale scopo, non esitiamo ad attaccarlo su tutti i fronti. Alle Nazioni Unite, dove prestiamo orecchio con compiacimento ai suoi detrattori; nelle università dove il lungo lavoro di indebolimento da partedell’Islam ha aperto la breccia, e davanti alle istituzioni giuridiche internazionali ma anche nazionali, come abbiamo appena visto in Francia. E’ venuto fuori che un tribunale, cui hanno fatto ricorso delle organizzazioni filo-palestinesi, ha vietato agli israeliani di partecipare al salone Eurosatory. Un divieto giuridicamente insostenibile secondo la legge francese. Va detto che il presidente Macron aveva aperto la strada vietando la partecipazione delle aziende israeliane a questa esposizione. “Non ci sono più le condizioni per accogliere aziende israeliane al salone francese, in un contesto in cui il Presidente della Repubblica chiede la cessazione delle operazioni israeliane a Rafah”, aveva precisato il Ministero delle Forze Armate che non si era espresso analogamente per la partecipazione della Turchia e della Cina, senza dubbio potenze altamente pacifiche.
Ma il tribunale di Bobigny è andato anche oltre, invocando l’ordinanza del 24 maggio della Corte internazionale di giustizia (ICJ) che ricordava a Israele i suoi obblighi ai sensi della Convenzione sul genocidio. Il giudice probabilmente non si era accorto che la suddetta corte si era ben guardata dall'ordinare un boicottaggio militare-commerciale nei confronti di Israele o addirittura dal chiedere la fine delle operazioni militari a Rafah; inoltre, non aveva ritenuto che queste operazioni costituissero un genocidio. La sentenza del tribunale di Bobigny è stata respinta, ma non bisogna lasciarsi ingannare, ce ne saranno altre, visto l'orientamento ben noto della magistratura francese.
Leggete questa piccola notizia che in Israele non è finita in prima pagina: “ Sette persone, tra cui una giornalista, sono state arrestate martedì 18 giugno dopo la loro “infiltrazione” nei locali parigini di una società ‘responsabile in particolare della produzione di chip integrati nei droni israeliani destinati alla Palestina’, secondo la procura di Parigi” Destinati in Palestina? Quale Palestina? Per il momento è piuttosto il nord di Israele ad essere preso di mira quotidianamente dai droni di Hezbollah. Per quanto riguarda l'azienda in questione, la produzione di chip per uso civile e militare costituisce solo una minima parte delle sue attività. Ciò è bastato a renderla il bersaglio di alcuni fanatici. Probabilmente non si fermeranno qui.