Gli studenti si ribellano contro i pro-Gaza Cronaca di Andrea Fatibene
Testata: Libero Data: 20 giugno 2024 Pagina: 16 Autore: Andrea Fatibene Titolo: «Gli studenti si ribellano alle proteste pro-Gaza. 'Ora lasciateci studiare'»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 20/06/2024, a pag.16 con il titolo "Gli studenti si ribellano alle proteste pro-Gaza. 'Ora lasciateci studiare'", la cronaca di Andrea Fatibene.
Ha già raggiunto 14 atenei, sparsi su tutto il territorio italiano, il “Manifesto Nazionale per il Diritto allo Studio” presentato ufficialmente ieri a Milano dal suo ispiratore, Pietro Balzano, assieme a diverse organizzazioni studentesche e alla presenza dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia, giunti insieme per dire basta al sequestro delle università da parte di chi usa questi luoghi di scienza per fare politica, troppo spesso in maniera violenta.
Un’iniziativa condivisa da Roma Tre, fino alla Federico II di Napoli, passando per Bari, Bologna, Milano, Torino, Bergamo, Brescia, Pavia, Pisa e Salerno, tutti luoghi dove – negli ultimi mesi - l’antisemitismo si è manifestato in una qualche forma. Un elenco di atenei destinato a crescere, anche grazie al lavoro di promozione portato avanti dalle sigle studentesche Universitari Liberali, Studenti per le Libertà e SiAMO Futuro.
«In tutta Italia gli atenei sono stati presi in ostaggio da una minoranza violenta e rumorosa che ha cercato e cerca tuttora di imporre il proprio pensiero e la propria posizione su tutti gli altri con occupazioni illegali, intimidazioni e vandalismo. Oggi noi firmatari del Manifesto siamo qua uniti perché non è più possibile restare a guardare». Una rivendicazione, quella del redattore del Manifesto in questione, Pietro Balzano, che guarda a quella maggioranza silenziosa di studenti non schierati, pacifici e dediti allo studio, che oggi possono far sentire la loro voce attraverso questo documento. In sintesi, «vogliamo studiare e non vogliamo sentirci in pericolo». Perché se si tollera che oggi nelle università vengano discriminati gli ebrei, domani potrebbero essere discriminati i musulmani, gli omosessuali, quelli di destra, quelli di sinistra, gli alti, i magri o chi porta i pantaloni chiari.
E infatti il Manifesto, «moderato e apartitico», esordisce in maniera chiara: “Odio e intolleranza non devono aver posto nelle nostre Università”, le quali “devono rimanere un centro di confronto pluralistico delle idee e di dibattito democratico”.
E poi ancora: “Le Università sono il luogo di studio per eccellenza. Gli spazi universitari appartengono per definizione e regolamento a tutti gli studenti, che devono poterne usufruire per studiare in tranquillità e sicurezza”. È per di più fondamentale che gli atenei mantengano “gli accordi in vigore con gli altri atenei a partire da quelli con le università israeliane che rappresentano un’avanguardia nella tecnologia e in altri campi dalla cui collaborazione tutti gli studenti possono ricevere notevoli benefici e opportunità”, come ha ribadito anche Caterina La Porta, professoressa dell’Università di Milano, prima firmataria del Manifesto e rappresentante degli accademici promotori dell’iniziativa di pace. «Noi professori viaggiamo per inseguire l’innovazione, grazie allo scambio nascono le idee.
Non si progredisce chiudendo ponti di dialogo con altre importanti realtà di ricerca».
A supportare le sigle studentesche anche diversi rappresentanti delle più alte istituzioni, a partire da Anna Maria Bernini, ministro dell’Università e della Ricerca, e da Alessandro Fermi, assessore all’Università, Ricerca, Innovazione per la Regione Lombardia, il quale ha voluto sostenere il Manifesto: «Vi ringrazio soprattutto per il metodo, la prima grande vittoria su chi ha manifestato idee con arroganza, a tratti addirittura con violenza. La loro è una minoranza particolarmente rumorosa, poi c’è la stragrande maggioranza, non solo di studenti ma anche di genitori, da questo Manifesto rappresentata. Gente che non aspetta che il tempo passi, ma che con orgoglio, educazione e competenza esprime il proprio pensiero, senza limitare quello altrui».
Nella stessa sede, le università e gli enti di ricerca italiani hanno poi presentato “Una importante sfida: La ricerca italiana costruisca ponti tra israeliani e palestinesi”, un progetto che si impone il nobile obiettivo di costruire la pace attraverso la realizzazione di percorsi condivisi di studio, cooperazione, la condivisione delle conoscenze e l’interscambio culturale tra studentesse e studenti palestinesi e israeliani.
L’intenzione è quella di fare del dialogo e della ricerca condivisa uno strumento di pace, di progresso e di trasformazione positiva dei conflitti, nell’ottica di raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU, sempre più ostacolati dai tristi scenari di conflitto a cui assistiamo da ormai troppo tempo.
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante