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Libero Rassegna Stampa
18.06.2024 Kallas l’anti-Putin, sostituirà Borrell?
Commento di Daniele Dell'Orco

Testata: Libero
Data: 18 giugno 2024
Pagina: 2
Autore: Daniele Dell'Orco
Titolo: «Alto Rappresentante, la favorita è l’anti-Putin Kallas»

Riprendiamo da LIBERO del 24/05/2024, a pag. 2, con il titolo "Alto Rappresentante, la favorita è l’anti-Putin Kallas" cronaca di Daniele Dell'Orco.

Daniele Dell'Orco
Daniele Dell'Orco

Kaja Kallas, sostiene l'Ucraina di Zelensky ed è odiata da Putin. La persona perfetta per guidare la politica estera europea e voltare pagina dopo la vergognosa parentesi dell'odiatore di Israele Josep Borrell. Magari!

In tutta Europa ci sono pochi capi di Stato e di governo che Vladimir Putin odia più di Kaja Kallas. Che, in Russia, non può nemmeno mettere piede.
Primo ministro dell’Estonia, Kallas ha 46 anni, è avvocato e guida il “Partito riformatore estone” dal 2018. Figlia di un ex premier, Siim Kallas, dal 2014 al 2018 è stata europarlamentare nel gruppo dell’“Alleanza dei democratici e liberali europei” che ora compone Renew Europe.
Ecco perché, specie in caso di (probabile) riconferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea, il suo nome, che già circola molto nei Consigli europei come quello di ieri, potrebbe essere tra i più papabili per succedere a Josep Borrell nel ruolo di Alto Rappresentante dell’Ue.
O, in altrernativa, come successore di Jens Stoltenberg, Segretario generale della Nato. Non è un caso. Perché la Russia la odia, e lei odia la Russia. Piazzarla su uno di questi due scranni sarebbe un chiaro segnale delle intenzioni del blocco occidentale. Fortemente filo-ucraina e favorevole sia all’aumento dell’invio di armi a Kiev ma pure alla possibilità di inviare truppe Nato in soccorso dell’esercito di Zelensky, è ricercata da Mosca per la sua decisione di demolire i monumenti celebrativi dei soldati sovietici della Seconda guerra mondiale nella città estone di Narva. A lei non evocavano ricordi piacevoli, visto che sua madre e sua nonna furono deportate in Siberia per dieci anni dopo l’occupazione russa e la forzata annessione dell’Estonia all’Urss.
Anche per questo, da primo premier donna della storia del Paese baltico, ha portato al governo un approccio liberale sui diritti (ha legalizzato il matrimonio tra coppie gay e nel suo secondo mandato ha formato un’alleanza con i socialdemocratici), europeista in politica estera, totalmente filorusso anche in politica interna. Perché nonostante la ultratrentennale indipendenza, in Estonia di russi ce ne vivono ancora.
Kallas, dopo il 24 frebbraio, ha adottato con loro una sorta di “linea dura” per il timore che Mosca potesse rivendicare i territori che abitano, specie quelli vicini al confine tuttora in possesso del “passaporto alieno” (si chiama davvero così) perché hanno rifiutato di giurare sulla nuova Costituzione estone. A centinaia sono stati espulsi in Russia (talvolta in modo traumatico).
Oltre che le ire di Putin, ha scatenato anche il fronte interno per lo scandalo del suo attuale marito di aver mantenuto la proprietà di un’azienda di logistica che, anche sotto sanzioni, ha continuato a commerciare con la Russia. È riuscita comunque a rimanere in sella, e ora è più agguerrita che mai.

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