Tarantino elogia i soldati israeliani Cronaca di Dario Mazzocchi
Testata: Libero Data: 18 giugno 2024 Pagina: 15 Autore: Dario Mazzocchi Titolo: «I tifosi di Hamas attaccano Tarantino, il regista che elogia i soldati israeliani»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 18/06/2024, pag. 15, con il titolo "I tifosi di Hamas attaccano Tarantino, il regista che elogia i soldati israeliani", la cronaca di Dario Mazzocchi.
L’epiteto con cui è stato apostrofato potrebbe comparire nel copione di un suo film, appena prima di una cruenta scena che sa di resa dei conti, ma stavolta non c’è nulla di inventato. «Sionista di merda» è infatti l’insulto che il registra americano Quentin Tarantino ha ricevuto sabato scorso, mentre si trovava in un ristorante a New York. A rivolgerglielo è stata Crackhead Barney, performer afroamericana già nota per altre imboscate o interviste a sorpresa ben sopra le righe e per le sue posizioni politiche anti-trumpiane e anti-Israele.
La colpa di Tarantino è duplice.
Dal 2018 è sposato con l’attrice israeliana Danielle Pick, con la quale vive stabilmente a Tel Aviv. Ma soprattutto dopo gli attentati dal 7 ottobre 2023 ha espresso il proprio sostegno per l’IDF, le forze di difesa israeliane, visitando anche un campo base nel sud del paese.
«Quentin Tarantino! Perché sei un sionista di merda?», è la domanda che Crackhead Barney ha rivolto al regista seduto al tavolo di un ristorante cinese. Allontanata dal personale, lo ha atteso all’uscita, assieme ai rinforzi: un gruppo di manifestanti che incitava a una Palestina libera. La perfomer, rimasta in topless durante le fasi più concitate, ha provocato ulteriormente Tarantino invitandolo a pronunciare il termine “nigga” (negro), spesso presente nelle battute dei suoi lavori e cosa per cui è stato fortemente criticato. Il tutto a favore di smartphone per poi condividere i contenuti su Instagram.
Da quando è scoppiato il conflitto a Gaza, Crackhead Barney (della quale non si conoscono né il vero nome né l’età) ha attaccato più volte i sostenitori di Israele, arrivando a deriderli per la sorte degli ostaggi detenuti da Hamas.
Tarantino è solo l’ultima star di Hollywood e dintorni a finire vittima dell’odio degli attivisti filo-Hamas. Da maggio è stata attivata la campagna #Blockout2024, con cui gli utenti dei social media chiedono di bloccare i personaggi celebri che non si spendono apertamente per i diritti umani e per protestare contro l’intervento militare a Gaza. Tra i nomi che spiccano nella caccia alle streghe compaiono le cantanti Taylor Swift e Beyoncé e la modella Kim Kardashian, colpevole – a detta dei detrattori – di aver risposto «Liberi tutti» a chi le urlava «Palestina libera!».
La questione mediorientale, quanto incrocia il mondo dello spettacolo, non fa prigionieri tra chi non si schiera dalla parte palestinese.
Già dieci anni fa la stessa sorte era toccata a Scarlett Johansson, con una polemica che ha fatto scuola.
L’attrice, ebrea (è figlia di un danese e di una ebrea newyorkese), nel febbraio del 2014 aveva abbandonato il ruolo di ambasciatrice per l’organizzazione umanitaria Oxfam, che partecipa al boicottaggio dei prodotti made in Israel. La decisione era arrivata dopo le critiche per aver firmato un contratto con Soda Stream, l’azienda israeliana che produce i gasatori per acqua frizzante e che ha sede in Cisgiordania.
Roger Waters, ex cantante dei Pink Floyd e tra i volti noti del movimento BDS (Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele) la accusò nell’occasione di non prestare attenzione ai diritti palestinesi con una lettera destinata anche a Neil Young, che aveva annunciato un’esibizione in Israele.
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