Rafah, esplode un blindato, morti otto soldati israeliani. Netanyahu: Andiamo avanti Commento di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 16 giugno 2024 Pagina: 12 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Rafah, esplode un blindato di Israele. Otto soldati morti. Netanyahu: Andiamo avanti»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 16/06/2024 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "Rafah, esplode un blindato di Israele. Otto soldati morti. Netanyahu: Andiamo avanti".
Fiamma Nirenstein
Dopo otto mesi di duro scontro, Hamas sporge la testa dalle rovine di Rafah. Ieri mattina alle cinque un “Nagmash” un mezzo corazzato con dentro otto soldati tornava, parte di un corteo di alcuni autoveicoli simili, da un’operazione durata tutta la nottata, uno scontro molto duro con Hamas, di cui Rafah è la maggiore base. Quale sia stata la causa dell’esplosione non è del tutto chiaro, ma il risultato sono otto morti, fra cui il comandante druso Wassim Mahmoud: nel suo villaggio di Beit Jann, la sua famiglia, di generazione in generazione fedele al Paese e all’esercito, ha dovuto piangere l’addio al proprio figlio proprio durante la Festa del Sacrificio, il “Korban”. Hamas, mentre tutta Israele studia l’evento nel dolore e nella discussione, ha subito orgogliosamente rivendicato l’evento: forse un missile o una carica agganciata da Hamas al veicolo ha causato lo scoppio fatale dell’esplosivo trasportato dal “Namer” ovvero la “Tigre”.
Ci sono volute ore e altri spari per raggiungere il Namer e recuperare i corpi dei soldati dal mezzo esploso nella parte nord-occidentale di Rafah nel quartiere elegante di Tel Sultan, dove nella battaglia una cinquantina di uomini di Hamas erano stati uccisi. La soddisfazione di Hamas è un’affermazione di sopravvivenza, di dominio, della volontà di seguitare a sfidare Israele, è un segnalare agli alleati russi, iraniani, agli Hezbollah che vale la pena di puntare ancora sulla leadership di Sinwar. Da quando Israele ha mosso i suoi tank dentro Rafah, roccaforte di Hamas, l’organizzazione terrorista ha inaugurato una strategia “mordi e fuggi”, in cui usa tutte le risorse locali, i tunnel, le riserve di armi, sfodera da sottoterra i terroristi preparati appositamente alla guerra. Insomma, mobilita tutta la preparazione approntata prima del 7 ottobre per una guerra di lungo termine. Vuole dimostrare che l’obiettivo di Netanyahu di distruggere il mostro che ha compiuto il pogrom del sette ottobre non può realizzarsi, tantomeno in tempi brevi. Probabilmente senza i soldati che sono andati a combattere per riportare a casa i corpi dei soldati uccisi ieri, Hamas avrebbe rapito anche i corpi dei soldati uccisi, come già ha fatto per esempio nel 2014 coi corpi Oron Shaul e Hadar Goldin, aggiungendo così altri elementi orrifici al suo giuoco. Sempre ieri Hamas ha sparato missili dentro Israele, a Sufa, a Sdei Avraham, a Holit e altrove al sud, e l’ha fatto dalla zona umanitaria, che dovrebbe essere demilitarizzata, per creata una nuova provocazione.
Secondo Sinwar stesso, creando una indispensabile reazione di Israele (non può lasciare che missili piovano da Gaza sui cittadini dentro il confine Israele) lo si attrae nella trappola bellica che mette a rischio la gente dentro Gaza, e costringe Israele in un assedio in cui il mondo le richiede il cessate il fuoco. È un cerchio che si chiude sulla tragedia dei rapiti: Hamas, anche per Biden e Blinken, rifiuta ogni accordo, i rapiti restano per Sinwar uno strumento di guerra, di ricatto supremo per ottenere alla fine il controllo della striscia col ritiro di Israele. E qui in Israele ieri sera si sono riaperte le pressioni su Netanyahu perché disegni un futuro per Gaza dopo la guerra, come vorrebbe Biden, ovvero una compagine araba di cui faccia parte l’Autorità nazionale palestinese che metta Hamas da parte. Ma come è possibile quando nell’AP la popolazione concordemente è tutta favorevole a Hamas? Qui, chi sollecita due stati per due popoli non ha ancora fornito una risposta.
Per ora Israele non ha la possibilità di cedere, a meno di non consegnare a Hamas una vittoria. Quindi i suoi soldati, che ormai entrano ed escono nel servizio di riserva in modo che tortura la vita del Paese, si fanno coraggio: seguiteranno a combattere fino a che, in qualche modo, non si disegni una sconfitta di Hamas. Un nobile obiettivo per il mondo intero, che può portare all’unica vera pace.
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