La bandiera sul Duomo: tutti sottomessi Editoriale di Daniele Capezzone
Testata: Libero Data: 07 giugno 2024 Pagina: 1/12 Autore: Daniele Capezzone Titolo: «Vescovi ciarlieri, cattolici adulti, liberal illiberali: sullo sfregio al Duomo, tutti sottomessi»
Riprendiamo da LIBERO di oggi 07/06/2024, a pag. 1/8, con il titolo "Una rinuncia alla nostra identità", l'editoriale di Daniele Capezzone.
Daniele Capezzone
Un giornale – egoisticamente – dovrebbe rallegrarsi quando sceglie una strada unica e originale, non battuta da nessun altro.
E tuttavia qui a Libero non ci siamo affatto sentiti confortati, ieri mattina, nello scoprire che gli altri quotidiani e la quasi totalità dei media scritti e audiovisivi avevano scelto di tacere sulla profanazione del Duomo di Milano, sulla cui facciata, il giorno prima, era stata issata e fissata una bandiera palestinese.
Non solo: anche per tutta la giornata di ieri – quindi, per così dire, a mente fredda – il silenzio è incredibilmente proseguito, con le mirabili eccezioni per un verso della Comunità ebraica di Milano, che a onor del vero aveva fatto sentire la sua voce coraggiosa già l’altro giorno, subito dopo lo sfregio, e per altro verso del presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana, che ha pronunciato parole limpide. Va dato atto anche al presidente del Senato Ignazio La Russa di un giudizio molto netto e appropriato.
E IL SINDACO SALA?
Quanto invece al sindaco Giuseppe Sala, occorre registrare una sua presa di posizione quanto meno bizzarra. Per un verso – bontà sua – ha parlato di una «cosa profondamente sbagliata», ma per altro verso è sembrato derubricare il problema a una questione di «rispetto delle regole», omettendo di cogliere il significato profondo di ciò che è accaduto l’altro giorno.
Non una sillaba né un sospiro – a meno di nostri errori e omissioni – sono venuti dalla Curia di Milano, spesso così reattiva e pronta a esprimersi quando il tema è l’immigrazione, o quando si è trattato, in occasione del funerale di Silvio Berlusconi, di lasciare a verbale un’omelia funebre fredda – a tratti gelida e giudicante – come quella letta dal vescovo Mario Delpini.
Non una riga (se non una breve in cronaca milanese) si è letta su Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani, alcuni dei quali sono impegnatissimi a parlare – più da politici che da pastori di anime, ci pare – di autonomia e premierato, tanto per unirsi al caotico fronte anti-governo. Né ha finora ritenuto di esprimersi il presidente della Cei Matteo Zuppi, a sua volta solitamente loquace.
Su un altro fronte, neanche mezza parola si è udita da parte di quelli che chiamerei i “cristiani per il patriarca Kirill”, sempre pronti a straparlare divalori ma – non sorprendentemente – silenti se sotto attacco è l’Occidente che pure loro, più o meno consapevolmente, detestano.
Gran timidezza a destra (tranne pochissime meritorie eccezioni: oltre al governatore Fontana, l’esponente di Fdi Riccardo De Corato e il leghista Samuele Piscina, ma nessuna figura nazionale ha ritenuto di esprimersi, a parte La Russa), mutismo totale a sinistra, sia nel partito del duo Bonelli-Fratoianni (in cui l’autore dello sfregio è intruppato), sia nel Pd e negli altri alleati. E silenzio assoluto c’è stato anche da parte dei “laici”, a loro volta senza libertà e senza Occidente: laici illiberali, dunque. Ci vorrebbe un Requiem per troppe anime perse, per coloro che hanno considerato – o hanno fatto finta di considerare – quell’atto di prepotente appropriazione né più né meno di una scritta qualsiasi su un muro della città. Il “test” di cui con una punta di angoscia scrivevamo ieri è dunque perfettamente riuscito, dal punto di vista dei profanatori, dei nemici della libertà e dell’Occidente. Da adesso, gli integralisti islamici (qui, a Teheran o in qualunque altro luogo del mondo) ne avranno preso buona nota: si può tranquillamente sfregiare il Duomo di Milano, tanto i sonnambuli occidentali continueranno a camminare dormendo. Probabilmente andando a sbattere, ma sempre senza svegliarsi.
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