Yom Jerushalaim, 57esimo anniversario dalla liberazione di Gerusalemme, capitale di Israele Diario di guerra di Deborah Fait
Testata: Informazione Corretta Data: 06 giugno 2024 Pagina: 1 Autore: Deborah Fait Titolo: «Yom Jerushalaim, 57esimo anniversario dalla liberazione di Gerusalemme, capitale di Israele»
Yom Jerushalaim, 57esimo anniversario dalla liberazione di Gerusalemme, capitale di Israele Diario di guerra di Deborah Fait
Da Israele.net : “Il 7 giugno 1967, terzo giorno di guerra. Il giorno precedente i soldati israeliani avevano raggiunto la strategica altura del Monte Scopus a Gerusalemme, da dove ora potevano dominare con lo sguardo la Città Vecchia.
Nei diciannove anni precedenti Gerusalemme era rimasta divisa. Nel 1948 la Giordania aveva conquistato la parte orientale della città, compresa la Città Vecchia e il Monte del Tempio: il sito dove sorgeva l’antico tempio ebraico, il luogo più sacro dell’ebraismo. Sotto il dominio giordano gli ebrei erano stati espulsi dal quartiere ebraico, le sinagoghe erano state distrutte e il Monte degli Olivi, il più antico e più sacro dei cimiteri ebraici, era stato vandalizzato. Per diciannove anni agli ebrei era stato proibito l’accesso ai loro luoghi più sacri a Gerusalemme est nonostante i diritti garantiti dall’accordo armistiziale del 1949. Nelle prime ore del mattino del 7 giugno i paracadutisti israeliani avanzarono nella città santa. Lo fecero senza il supporto dell’artiglieria, per cercare di risparmiare danni agli antichi siti storici della città. La battaglia durò dalla prima mattina fino al pomeriggio, quando alla radio venne dato l’annuncio: “Har HaBayit Beyadenu”, il Monte del Tempio è nelle nostre mani. Per la prima volta dopo diciannove anni, gli ebrei potevano pregare al Muro Occidentale [“del pianto”] e per la prima volta dopo duemila anni una Gerusalemme riunificata, la città più santa dell’ebraismo, era di nuovo sotto sovranità ebraica. Dopo aver preso Gerusalemme, i paracadutisti si mossero verso sud per portare rinforzo ad altre truppe nelle zone della Cisgiordania circostanti la città. Le città di Hebron, Betlemme e la regione di Gush Etzion vennero conquistate incontrando poca o nessuna resistenza. La Cisgiordania, la culla storica del popolo ebraico che per tremila aveva visto una presenza ebraica fino al 1948, era di nuovo sotto controllo ebraico.
La battaglia sul fronte orientale era praticamente conclusa, ma nel nord i combattimenti continuavano.
(Da: Jerusalem U, 7.6.17)
Le terre conquistate dopo una guerra di aggressione vinta, come lo sono state tutte le guerre cui Israele ha dovuto far fronte, non si restituiscono se non dopo seri accordi di pace tra due contendenti e, se si riconquistano terre già possedute e rubate da altri, non si restituiscono per niente. L’America non ha mai restituito la California, il Texas e il Messico, l’Italia non ha restituito il Sud Tirolo. La Francia non ha mai restituito la Corsica e Nizza. L’URSS ha restituito i paesi europei occupati solamente dopo il crollo del regime sovietico e potrei andare avanti per giorni. Da Israele si pretende la restituzione (a chi?) della Giudea, terra dei giudei, della Samaria, di Gerusalemme che non è mai stata città araba o capitale di qualche paese arabo, nemmeno durante i 20 anni dell’occupazione giordana, nemmeno prima della fondazione di Israele nel 48.
Dopo 57 anni dalla sua liberazione, dopo che per 3000 anni gli ebrei hanno pregato “L’anno prossimo a Gerusalemme”, adesso arrivano gli intelligentoni internazionali che, per finire la guerra, provocata e iniziata da Hamas, propongono di dividere ancora Gerusalemme per farne la capitale di una Palestina, che vogliono creare ex novo, per compensare i cosiddetti palestinesi di tutti gli orrori commessi in tanti anni di terrorismo e il 7 Ottobre. L’altra sera al TG 4 il ministro Tajani ha detto sorridendo “Dobbiamo raggiungere la pace e fare due popoli due stati”. Questa è la cantilena di tutti da 8 mesi, da Biden all’ultimo politico europeo, ai giornalisti, quelli, naturalmente, che non capiscono niente. Per fortuna c’è qualcuno che si batte per la verità, come Daniele Capezzone, Nicola Porro, Giulio Meotti, Giovan Battista Brunori, inviato Rai a Gerusalemme. Sembra, a sentir parlare i politici, che Hamas sia stato un angelo fino a quel maledetto Sabato Nero. Dimenticano i 17 anni di missili, decine di migliaia di missili, su Israele, dimenticano gli autobus che saltavano per aria nelle nostre città per mano di belve educate all’odio dalla più tenera età. Dimenticano tutti i morti ebrei nelle varie intifada. Soprattutto dimenticano che non esistono solo Hamas, l’OLP e Fatah con i loro coscritti ma tutti i palestinesi che hanno solo un sogno: distruggere Israele, disposti a morire e a far morire i propri figli per raggiungere il loro scopo. “Voi amate la vita, noi amiamo la morte”, dicono, ed è la verità. Alla conferenza del Jerusalem Center per gli affari esteri era presente Mossab Hassan Yousef, detto il Principe Verde, (figlio di uno dei fondatori di Hamas, Sheikh Hassan Yousef) che da anni lavora per lo Shin Bet, i servizi segreti di Israele e vive negli Stati Uniti. “La Palestina dipende dalla distruzione di Israele- ha detto- Se esiste una definizione di Palestina, il suo significato è l’assenza totale di Israele nella regione. Cosa è la Palestina? È un gruppo etnico? Una religione? Ha una lingua distinta? Ha una letteratura? È una nazione? Nulla di tutto questo. Allora cosa è la Palestina?” Queste le sue domande al pubblico presente. E ha aggiunto: ” Tutto il caos che stiamo vivendo è gestito dall’Autorità palestinese, dall’OLP, non è solo propaganda di Hamas. Sono quelli di Ramallah che pagano tutti i sostenitori nel mondo attraverso le loro ambasciate, sono loro, non solo Yahya Sinwar, che combattono contro Israele e la sua legittimità. Voi non potete dar loro Giudea e Samaria, il Golan. Queste sono linee di difesa per Israele oltre ad esserne il cuore e la storia millenaria” All’inizio della discussione Yousef ha parlato della storia dell’islam che da 14 secoli ha il solo scopo di sgozzare gli ebrei perché Allah e i suoi figli odiano il popolo ebraico e chiunque non sia musulmano. “Centinaia di milioni di persone là fuori, ci vogliono morti!” Ha parlato a lungo, e col cuore, Yousef e ha concluso “ Se voi date loro Gerusalemme est, dopo vorranno anche la parte ovest. Se voi date loro i confini del 48 dopo vorranno tutto”.
Quelli che pretendono di farci condurre questa guerra come vogliono loro, senza capire niente del pericolo che corre Israele, sono complici dei tagliagole. -Pace, pace, due popoli due stati- dicono come tanti pappagalli scemi. No, i barbari che fanno le manifestazioni contro Israele sventolando una bandiera che non dovrebbe esistere, gli studenti ignoranti delle università occidentali, sono loro che dicono la verità. “Palestina dal fiume al mare, senza Israele…ebrei ai forni…fuori gli ebrei dalla Palestina” questa è la verità, questo è quello che vogliono. Altro che due popoli due stati. Uno stato sovrano e democratico già esiste, l’altro, quello che vuole Tajani e lo ripete ad ogni stupida intervista con un’espressione celestiale sul volto, l’altro è un gruppo di barbari tagliagole, di assassini che hanno sempre rifiutato quello che Israele aveva offerto nel corso degli anni perché volevano e vogliono tutto. Il 7 Ottobre è stato solo un avvertimento di tutto l’orrore che sono capaci di fare e che faranno in futuro con il permesso di questo Occidente tremante di paura. Intanto Biden e l’Europa stanno dando altri soldi, milioni di dollari e di euro all’URNWA. Tutto dimenticato, gli impiegati dell’agenzia che hanno partecipato alla macelleria del 7 Ottobre, dimenticati. I libri di testo grondanti odio e menzogne con cui hanno educato ed educheranno i giovanissimi palestinesi, dimenticati. L’URNWA ricomincerà come prima, non è successo niente, le giovani donne tagliate a pezzi, i bambini bruciati nei forni a micro onde, i vecchi, alcuni dei quali sopravvissuti a Hitler, torturati e ammazzati dai nuovi nazisti palestinesi. Tutto dimenticato. Il nord di Israele intanto sta bruciando a causa delle migliaia di missili (più di 6000 in un mese) che Hezbollah spara ogni giorno. Il nord è disabitato, tutti i cittadini sono stati portati verso il centro del paese. Ma le case, i campi, la natura, tutto sta bruciando. Ne parla qualcuno in Italia? No, non si dice. Non si parla di cose serie, non si accusano i barbari, e quando scoppierà la guerra anche contro Hezbollah, perché Israele deve difendersi, saranno tutti pronti a dare la colpa…a chi? Ma a Israele, perbacco!