Usa, come la sinistra è diventata antisemita Analisi di Andrea Morigi
Testata: Libero Data: 22 maggio 2024 Pagina: 14 Autore: Andrea Morigi Titolo: «Com'è diventata antisemita la sinistra»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 22/05/2024, a pag. 14 con il titolo "Com'è diventata antisemita la sinistra", l'analisi di Andrea Morigi.
Andrea Morigi
Il motivo che sta aggregando tutte le forze sovversive contro Israele, cioè l’odio antiebraico, ha un’origine ideologica, non razionale. Lo si può contrastare dal punto di vista politico, ma servono anche altri strumenti. Rimane comunque un fenomeno da analizzare per individuarne le radici e possibilmente rimuoverle con una terapia sociale e culturale ed eventualmente con provvedimenti legislativi.
Se n’è occupato ieri a Milano un convegno che si è svolto presso il Memoriale della Shoah, «Aumento e cambiamento dell’antisemitismo dopo il 7 ottobre». Lorenzo Vidino, direttore del Programma sull’Estremismo dell’università George Washington (Gwu), di Washington DC, organizzatore dell’incontro insieme alla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (Cdec) di Milano, indica alcune caratteristiche, fra tutte l’intersezionalità fra gli estremismi di destra e di sinistra, il suprematismo nero e il fondamentalismo islamico, come piste d’indagine per una nuova iniziativa di ricerca accademica, sorta dopo i massacri compiuti sette mesi fa dai terroristi islamici di Hamas in territorio israeliano.
È scomparsa innanzitutto dalla memoria storica la traccia della presenza delle comunità ebraiche, spiega Omar Mohamed, che guida il neonato organismo della Gwu. Poi il meccanismo dell’oblio si è pervertito negli ultimi vent’anni all’interno della sinistra accademica americana, proprio quella che difende i diritti delle minoranze. Tutte, tranne gli ebrei, prima impercettibilmente esclusi dalla definizione compassionevole di gruppo oppresso per passare poi gradualmente alla categoria maledetta degli oppressori da condannare e affrontare con ostilità, sottolinea Linda Maizels, senior fellow della Gwu. Fino a bersagliarli con le minacce che suonano allarmanti, come «I sionisti non meritano di vivere», gridati e inalberati su cartelli nelle università statunitensi.
Non tutti gli atenei sono stati contagiati, nonostante la pioggia di denaro che si è riversata nei loro bilanci dai Paesi arabi. Nelle poche eccezioni rimaste, si può ancora studiare L’antisemitismo nella sinistra contemporanea, titolo dell’opera di David Hirsh, docente di Sociologia presso l’Università Goldsmiths di Londra, intervenuto al convegno milanese per denunciare che è «la proiezione delle fantasie dell’Occidente sugli ebrei» a far dimenticare che in realtà è Hamas a sterminare bambini e a corrompere le menti. Eppure, hanno tentato di mettere a tacere anche lui, arrivando a definirlo «suprematista bianco».
Senza spaventarlo, peraltro. Anzi, dalle accuse che gli hanno rivolto, ha tratto una lezione sulla natura e la meccanica della rivoluzione in corso: gli argomenti utilizzati contro chi difende la democrazia consistono nella negazione del valore delle elezioni, dei diritti, perfino dell’eguaglianza, considerati come una facciata che nasconde le malefatte di sistemi di potere profondi e occulti. Fino a giungere al risultato che promuovere la libertà equivarrebbe a coprire e sostenere il genocidio. È diventata la parola-talismano, ormai, quella che corrisponde all’equiparazione grafica della stella di David alla svastica.
Nel suo logo, il convegno riproduce quei due simboli, tracciati con lo spray fianco a fianco e uniti da due lineette su un muro, ma per mostrare l’irragionevolezza di chi ha ribaltato la storia con il negazionismo, messo le vittime al posto degli aggressori e viceversa. Il modo più efficace per intraprendere la strada del totalitarismo è rifiutarsi di imparare dagli errori del passato.
«Davanti alla conclusione che Israele è demonizzata e quello che fa è un genocidio, questa parola spaventosa, un confronto simile diventa una bestemmia», osserva la senatrice a vita Liliana Segre proprio lì, a un passo da quel binario 21 che vide lei e migliaia di altri deportati verso i campi di sterminio in Germania e in Polonia. Così, «a distanza di 80 anni da quei fatti devo trovarmi a dire cosa dobbiamo fare noi qui al Memoriale per rimediare a questa situazione in cui si paragona da 40 anni la croce uncinata con la stella di David? Non le trovo» le parole «perché sarebbero talmente devastanti e tragiche che non posso esprimerle», conclude, riferendosi alla «gioventù», dove «in pochi hanno veramente studiato» e tanti «vanno all’università a gridare».
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