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Libero Rassegna Stampa
22.05.2024 Il procuratore anti-Bibi è nel mirino degli Stati Uniti
Cronaca di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 22 maggio 2024
Pagina: 15
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «Il procuratore anti-Netanyahu è nel mirino degli Stati Uniti»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 22/05/2024, a pag. 15, con il titolo "Il procuratore anti-Netanyahu è nel mirino degli Stati Uniti", la cronaca di Amedeo Ardenza

Karim Khan, procuratore capo della Corte Penale Internazionale che ha richiesto un mandato di cattura per Netanyahu e Gallant, ora può diventare persona non grata negli Stati Uniti. Il Congresso sta elaborando un progetto di legge per sanzionare non solo Khan ma anche il suo staff ed eventualmente i giudici che convalidino la richiesta d’arresto.

Tenere fuori il procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi) dal territorio Usa. A una sanzione da comminare al magistrato anglo-pachistano Karim Khan starebbe pensando il Congresso degli Stati Uniti. Lo rivelano fonti stampa israeliane scrivendo che senatori e deputati a stelle e strisce stanno lavorando a un progetto di legge ad hoc da approvare con procedura accelerata per sanzionare non solo Khan ma anche il suo staff ed eventualmente i giudici che convalidino la richiesta d’arresto presentata lunedì dal procuratore nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin (Bibi) Netanyahu e del suo ministro della Difesa Yoav Gallant, accusati di crimini contro l'umanità. Come osserva la testata YediothAhronoth, la strada del provvedimento non è priva di ostacoli: da un lato gli Usa non hanno mai firmato lo statuto di Roma che ha istituito la corte per cui non riconoscono autorità alla Cpi. Khan, da parte sua, ha già risposto a una prima lettera di un gruppo bipartisan di membri del Congresso che lo metteva in guardia dall'emettere mandati di arresto per funzionari israeliani informando i rappresentanti Usa che le minacce contro di lui e la Cpi costituiscono un reato penale.

LA CONDANNA DI BLINKEN

Israele di difendersi e di liberare i suoi ostaggi deve essere respinto su due piedi», ha scandito ieri Gallant, anche lui sulla lista nera di Khan. Nello stato ebraico l’equiparazione operata da Khan – che oltre al fermo di Bibi e di Gallant ha chiesto l’arresto dei tre leader del gruppo terroristico palestinese Yayha Sinwar, Mohammed Defi, e Ismail Haniyeh – è un insulto intollerabile. «È come se dopo l'11 settembre si fossero accusari gli Usa e al Qaeda» ha sintetizzato Bibi in una intervista con la Abc.

DEBOLEZZE GIURIDICHE

L’insulto, per gli israeliani, è poi usato per coprire una richiesta ritenuta giuridicamente molto debole: Khan ha indagato sui presunti crimini israeliani nei Territori palestinesi sulla base dell’adesione dell’Autorità palestinese alla Cpi nel 2015. Un’adesione allora contestata da alcuni paesi occidentali non ultima la Germania che pure è il primo paese al mondo per donazioni a favore della società palestinese. Nel febbraio del 2021 il governo tedesco osservò che «ai sensi dell'articolo 12, paragrafo 2, lettera a), dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale la Cpi può esercitare la propria giurisdizione se lo “Stato sul cui territorio si è verificata la condotta in questione” è uno Stato parte dello Statuto di Roma». Gli avvocati tedeschi aggiunsero poi che «i Territori palestinesi sono attualmente privi di uno Stato e pertanto la Corte non ha giurisdizione nella situazione specifica».
Mentre gli avvocati e i giudici affilano le proprie armi, la guerra d’Israele su più fronti nono conoscere tregua. Ieri le Israel Defense Forces (Idf) hanno colpito 70 obiettivi di Hamas a Gaza ed eliminato Qassem Saqlawi, responsabile degli attacchi missilistici nel settore costiero di Hezbollah. In un’altra operazione antiterrorismo, le Idf hanno dichiarato di aver eliminato cinque terroristi a Jenin, in Cisgiordania.
Resta alta anche la tensione fra lo Stato ebraico e alcuni media internazionali. Ieri funzionari del ministero delle Comunicazioni si sono presentati nella sede dell’AP a Sderot e hanno sequestrato l’attrezzatura, consegnando un’ordinanza, firmata dal ministro Shlomo Karhi, in cui si notificava che l’agenzia aveva violato la nuova legge sulle emittenti straniere nel Paese. «L’Associated Press denuncia nei termini più forti le azioni del governo israeliano», ha commentato Lauren Easton, vicepresidente delle comunicazioni aziendali, sottolineando che lo stop «non è stato basato sul contenuto della diretta, ma piuttosto su un uso abusivo da parte del governo israeliano della nuova legge sulle emittenti straniere».

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