La collaborazione tra l’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite dedicata esclusivamente ai rifugiati palestinesi e ai loro discendenti, e i governanti di Hamas a Gaza continua imperterrita. Due episodi della scorsa settimana evidenziano tale affermazione. Il 14 maggio, gli aerei israeliani hanno effettuato un attacco di precisione contro un centro di comando e un deposito di armi di Hamas nascosti sotto una scuola dell’UNRWA a Nuseirat. Quindici terroristi, 10 dei quali membri del contingente d'élite Nukhba di Hamas, sono stati uccisi nell'attacco. Tre giorni prima intanto, gli israeliani avevano diffuso filmati di sorveglianza aerea di palestinesi armati in un complesso dell’UNRWA nella città meridionale di Rafah, dove l’IDF sta affrontando quattro battaglioni di Hamas. Il video mostrava i palestinesi armati che si aggiravano all’interno del complesso, da dove lanciavano attacchi contro le forze israeliane radunate. La commistione delle strutture e del personale dell’UNRWA con Hamas e i suoi obiettivi nefasti è stato un tema costante dei messaggi israeliani durante l’attuale guerra nella Striscia di Gaza. All'inizio di quest'anno, sembrava che altri Paesi occidentali condividessero le preoccupazioni di Israele, con 18 di loro, tra cui gli Stati Uniti, che avevano sospeso i finanziamenti all'UNRWA. Tuttavia, come ha documentato la ONG UN Watch, da allora, nove di quei Paesi avevano ripristinato tacitamente il loro sostegno fiscale. Uno di questi Paesi è stata la Germania, il cui Ministero degli Esteri ha dichiarato in un comunicato del 24 aprile che la volontà dell'UNRWA, espressa solo a voce, di attuare le raccomandazioni di una commissione indipendente guidata dall'ex Ministro degli Esteri francese Catherine Colonna era sufficiente per riaprire il flusso di denaro. Le rumorose obiezioni di Israele – che mettevano in risalto come Colonna avesse eluso la denuncia di Gerusalemme secondo cui più di 2.000 membri dello staff dell’UNRWA mantengono legami con Hamas – non hanno minimamente sfiorato i tedeschi, né i giapponesi, o i canadesi o le altre sei nazioni che hanno ripreso a foraggiare l’agenzia. In mezzo a tutto questo, l’UNRWA ha ricevuto addirittura un premio dal governo della Spagna, uno dei Paesi che ha sempre mantenuto i suoi finanziamenti durante il conflitto innescato dal pogrom di Hamas nel sud di Israele il 7 ottobre. E’, ovviamente, profondamente deplorevole assistere allo spettacolo in cui un’agenzia delle Nazioni Unite, che asseconda un gruppo terroristico le cui tattiche includono l’omicidio di massa e lo stupro di civili accusati del reato di essere ebrei, venga celebrata in questo modo. Ma visto da un’altra angolazione, è altamente calzante. Il premio consegnato al Direttore Generale dell’UNRWA, Philippe Lazzarini, dal Ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albares durante la sua visita a New York il 19 aprile, lo hainserito nell’ “Ordine reale di Isabella la Cattolica”. L'”Isabella” a cui si fa riferimento qui è la Regina Isabella I di Castiglia, che governò la Spagna insieme a suo marito, il Re Ferdinando II, dal 1474 fino alla sua morte, avvenuta 30 anni dopo. Nel 1492, al culmine dell’Inquisizione spagnola, Isabella e Ferdinando emanarono un ordine per l'espulsione della popolazione ebraica spagnola, stimata in 300.000 persone. Questo annuncio dell'espulsione, noto come Decreto dell'Alhambra, è giustamente esposto al Museo Commemorativo dell'Olocausto degli Stati Uniti, a Washington, DC. Agli ebrei spagnoli furono concessi quattro mesi per fare le valigie e sistemare i loro affari, un caotico e dolorosoavvenimento che ha reso la Spagna un Paese economicamente e culturalmente impoverito.
Il sultano Bayezid II dell'Impero Ottomano, che offrì rifugio ad alcuni di questi ebrei (tra cui la mia stessa famiglia, che visse per secoli sotto il dominio turco nei Balcani), si prese gioco dei monarchi spagnoli, mettendo in dubbio la saggezza di coloro che avrebbero danneggiato il proprio regno solo per “arricchire il nostro”. Facendo questa osservazione, Bayezid ha colto senza volereuno degli aspetti più curiosi dell'odio verso gli ebrei: il fatto che i suoi sostenitori insistono a praticarlo incessantemente, anche quando non è utile ai loro interessi farlo.
Poche istituzioni sarebbero così adattecome lo è l’UNRWA, quando si tratta di ricevereun premiodalla Spagna, la quale esprime orgoglio per un monarca che ha meritatamente la reputazione di essere statouno dei peggiori persecutori di ebrei della sua storia. La storia dell’antisemitismo è racchiusa in una formula semplice: non avete il diritto di vivere tra noi come ebrei; non avete il diritto di vivere in mezzo a noi; non avete il diritto di vivere. La posizione della regina Isabella in questo incubo è evidente e indiscutibile. Allo stesso modo, Hamas non è da meno. All'organizzazione sostenuta dall'Iran non piacciono gli ebrei, non piace che gli ebrei vivano tra i musulmani e non piace affatto che gli ebrei siano vivi. Possono essere separati da sette secoli, ma Isabella e l’UNRWA, che ha promosso attivamente l’antisemitismo in stile Hamas nelle sue scuole, hanno molto in comune quando si tratta del popolo ebraico. Se Hamas riuscisse nel suo obiettivo di eliminare Israele come Stato sovrano, potremmo aspettarci un annuncio in tal senso non dissimile dal Decreto dell’Alhambra. Agli ebrei sopravvissuti alla distruzione del loro unico Stato, se fossero fortunati, verrebbero concessi quattro mesi per liquidare i loro beni, consegnare le loro proprietà ai profughi palestinesi “di ritorno” efuggire dal Paese. Senza dubbio alcuni troverebbero un modo per restare, probabilmente nascondendo la propria identità ebraica e tentando di integrarsi con il resto della popolazione, come fecero quegli ebrei rimasti in Spagna dopo l’espulsione. L’UNRWA, per un’ironia della storia, potrebbe addirittura offrirsi di guidare la loro uscita entro i parametri fissati da Hamas che impedirebbero per sempre qualsiasi possibilità di ritorno. Sebbene uno scenario del genere possa sembrare improbabile oggi, se la storia ci ha insegnato qualcosa è che non sarà improbabile domani.
Fondamentalmente, il problema qui è che troppi Stati – non solo Turchia, Iran, Russia, Corea del Nord, Cina e altre fortezze dal governo autoritario, ma anche democrazie – credono che il modo per convincere i palestinesi ad accettare la pace sia genuflettersi di fronte al loro status di vittimismo gelosamente custodito. Entro la fine di questo mese, è probabile che diversi Stati membri dell'Unione Europea, tra cui la Spagna ma anche Irlanda, Malta, Slovenia e Belgio, avranno riconosciuto unilateralmente uno Stato palestinese indipendente. Albares è uno dei Ministri degli Esteri che promuove attivamente la finzione secondo cui una tale mossa rafforzerà, anziché indebolire, le prospettive per la creazione di uno Stato palestinese che coesisterà pacificamente accanto a Israele. Sotto sotto, devi credere che Albares sappia che semplicemente non è vero: che la maggior parte dei palestinesi, come hanno confermato diversi successivi sondaggi d’opinione a partire dal 7 ottobre, considera uno Stato accanto a Israele non come una soluzione definitiva ma un passo verso la conquista dell’intera terra “ dal fiume al mare”. Questa è la posta in gioco con cui Israele deve confrontarsi quando tratta con diplomatici e altri funzionari stranieri tranquillamente solidali in primo luogo con l'idea che lo Stato ebraico non dovrebbe esistere. Isabella la Cattolica ne sarebbe orgogliosa.