Bimbi in gita cantano slogan pro-palestinesi Commento di Francesco Storace
Testata: Libero Data: 16 maggio 2024 Pagina: 1/11 Autore: Francesco Storace Titolo: «I bimbi in gita arruolati dai pro-Gaza»
Riprendiamo da LIBERO di oggi 16/05/2024, a pag. 1/11, con il titolo "I bimbi in gita arruolati dai pro-Gaza", il commento di Francesco Storace.
Francesco Storace
Quei bambini avranno avuto sette annidi età. Vanno alle elementari a Chieri, nel torinese, li portano in gita all’università del capoluogo occupata e li mettono a sfilare, cantare, gridare dietro una bandiera palestinese. Ci sono ancora parole per l’uso strumentale della più tenera infanzia?
E meno male che c’è un ministro come Giuseppe Valditara che vuole vederci chiaro ordinando un’ispezione alla scuola elementare: accertare i fatti e appurare eventuali responsabilità dei docenti dell’istituto scolastico.
Silenzio glaciale nel mondo politico, non si vuole sfidare l’ira degli antisemiti in circolazione, mentre l’unico a considerare «ottima» l’iniziativa del ministro è Roberto Vannacci. Già in mattinata il generale aveva pubblicato il video dell’Intifada dei bambini delle elementari con una sua chiosa:«Condizionare politicamente i bambini sin dalla loro più tenera età.
Questa è la democrazia degli antifascisti. Il mondo al contrario».
A protestare anche la federazione delle associazioni Italia Israele e il Gruppo sionistico piemontese, con un comunicato molto duro. «Bambini di seconda elementare che scandiscono slogan, battono le mani, sfilano dietro una bandiera agitata da un maestro che detta le parole d’ordine. Non siamo in una scuola coranica di Kabul o in un campo di lavoro della Cambogia di Pol Pot o a un raduno della gioventù hitleriana. Accade all’Università di Torino dove gli alunni di una scuola elementare di Chieri sono stati condotti durante una gita scolastica. La Federazione Italia Israele e il Gruppo Sionistico Piemontese ritengono che questo sconcertante episodio, tra l’altro ingiustificabile sul piano didattico, sia meritevole di una ispezione da parte del ministero dell’Istruzione affinché si chiariscano le responsabilità e si adottino gli adeguati provvedimenti.
I bambini uccisi il 7 ottobre (anche quelli estratti dal ventre della loro mamma), quelli utilizzati come scudi umani da Hamas, regime terroristico per la Ue, e quelli che frequentano le nostre scuole sono sacri e non vanno strumentalizzati». E Valditara si è mosso e presto si saprà quali esiti avrà avuto l’iniziativa ministeriale.
Ma che cosa gridavano quei bambini, spinti dagli occupanti?
Così piccoli ripetevano gli slogan dei “grandi”: «Libertà, libertà, libertà. Per Gaza siamo qua». Gli attivisti avevano annunciato – svela il sito del Corriere dela Sera - i raid di boicottaggio contro i supermercati e i fast-food che collaborano con Tel Aviv, eppure, a guardare bene, a sventolare la bandiera e a intonare i canti della rivolta non erano i ragazzi dei collettivi ma proprio una classe di bambini in gita. Si facevano notare urlando, battendo le mani, alzando le braccia al cielo. Uno di essi usato addirittura per sventolare il vessillo palestinese, ben più alto di lui.
In mattinata l’assemblea dell’Intifada universitaria aveva fissato l’obiettivo di allargare la protesta alle scuole superiori. Ma qui il discorso è diverso: a gridare «Palestina libera» è stata una seconda elementare di Chieri. «Non sapevamo che Palazzo Nuovo fosse occupato. Ci siamo avvicinati perché, usciti dal museo, stava iniziando a piovere e volevamo cercare un posto al coperto dover far mangiare i panini ai nostri alunni»: a dirlo, probabilmente per giustificarsi, tre maestre per “svelare” perché l’uscita didattica si sia trasformato in un mini corteo contro l’invasione di Gaza.
«Le maestre non hanno spiegato da quale scuola provenivano», la testimonianza di due giovani dell’occupazione qualche ora prima dell’arrivo degli studenti di Chieri. “L’intifada”, ispirata alle proteste scoppiate nei campus degli Stati Uniti, è scattata lunedì.
Un centinaio di giovani ha aperto le tende nei corridoi del polo più importante dell’Università. Erano parecchi anni che non si vedevano contestazioni di queste dimensioni.
Da ieri mattina l’ingresso era sbarrato da un gazebo per bloccare i professori che volevano fare lezione. Sulla facciata, inoltre, appesi striscioni e bandiere. «Non siamo state noi a insegnare ai bambini i canti per la Palestina.
Sono stati gli occupanti a intonarli, i nostri alunni li hanno solo ripetuti», ha spiegato una delle maestre. Intanto, la ventina di bambini se ne stava seduta per terra con i panini in mano. Alle loro spalle, su un muro rosso, una scritta gigante: “Boicotta Israele”. Povere creature.
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