Caccia a Sinwar, nascosto nei tunnel Cronaca di Mirko Molteni
Testata: Libero Data: 12 maggio 2024 Pagina: 14 Autore: Mirko Molteni Titolo: «Caccia a Sinwar, nascosto nella rete dei tunnel»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 12/05/2024, a pag. 14 con il titolo "Caccia a Sinwar, nascosto nella rete dei tunnel" la cronaca di Mirko Molteni.
Mirko Molteni
La probabile presenza a Rafah del ricercato numero uno di Israele nella Striscia di Gaza, il comandante di Hamas Yahya Sinwar, è uno dei motivi principali dell’offensiva terrestre nella città al confine con l'Egitto. Fra gli stessi israeliani, tuttavia, si fanno strada dubbi sul fatto che si trovi davvero laggiù.
Il Times of Israel ha interpellato ieri, sotto anonimato, «due ufficiali informati sulla questione» secondo i quali Sinwar non si troverebbe a Rafah. Affermano che è «impossibile» stabilire dove si trovi il comandante avversario, ma ricordano che i più recenti «rapporti di intelligence», senza specificare se la fonte sia il servizio segreto Mossad, l’intelligence militare Aman o l’agenzia di sicurezza interna Shin Bet, lo danno ancora presente «nell’area di Khan Yunis», la città situata 8 km a Nord di Rafah, in cui l’esercito israeliano opera ormai da mesi. Le fonti dicono che Sinwar seguita a nascondersi nell’estesa rete di tunnel che gli faciliterebbe continui spostamenti da una località all'altra, al riparo dagli occhi indiscreti dei droni e degli elicotteri israeliani, e a maggior ragione da missili e bombe sganciati dai caccia.
Sono le gallerie della famosa “Gaza Metro”, le cui stime arrivano fino a 700 km di lunghezza totale e che, se interconnesse, assicurano libertà di movimento nel sottosuolo ai miliziani. Una terza fonte sentita dal Times of Israel azzarda che il capo di Hamas da Khan Yunis si sia spinto più a Nord, a Gaza City, quasi a ricalcare il generale movimento di miliziani palestinesi che negli ultimi giorni sono riapparsi in zone più settentrionali della Striscia che si credevano ormai “bonificate” dalle truppe ebraiche.
A Khan Yunis, Sinwar ci è nato, in un campo profughi, nel 1962 e fin dalla nascita di Hamas, nel 1987, si è distinto come killer di palestinesi che collaboravano con le autorità ebraiche, le quali hanno occupato la Striscia fino al 2005. Arrestato nel 1988, fu condannato a quattro ergastoli e durante la detenzione i medici israeliani lo salvarono, nel 2008, da un tumore al cervello. Fu scarcerato nel 2011 grazie allo scambio di prigionieri per il rilascio del soldato israeliano Gilad Shalit. Fautore della collaborazione con l’Iran, ha incontrato personalmente il generale dei pasdaran Qassem Soleimani. È capo del movimento nella Striscia dal 2017. Nella gerarchia di Hamas, è secondo solo al capo dell’ufficio politico di Ismail Haniyeh, in esilio in Qatar.
L’ultima traccia di Sinwar resterebbe quel video catturato dalle truppe israeliane e diffuso lo scorso 13 febbraio, in cui il capo cammina in un tunnel, con una torcia elettrica, insieme a moglie e figli. Il video, però, risalirebbe al 10 ottobre.
Il Times of Israel ricorda che fra i capi palestinesi a Gaza, finora il più alto in grado ucciso da Israele è Marwan Issa, il n. 3, vicecapo delle brigate Izzedine el Qassam, centrato dalle bombe il 10 marzo 2024.
Restano da stanare il n. 1, appunto Sinwar, e il n. 2, il capo delle brigate Izzedine, Mohammed Deif, maggior “cervello” a monte del massacro del 7 ottobre 2023.
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