Chi sono questi combattenti di Hamas tanto elogiati nei campus? Commento di Michelle Mazel
Testata: Informazione Corretta Data: 10 maggio 2024 Pagina: 1 Autore: Michelle Mazel Titolo: «Chi sono questi combattenti di Hamas tanto elogiati nei campus?»
Il 7 ottobre 2023, le orde di Hamas hanno mostrato al mondo di cosa erano capaci. Hanno anche mostrato l’intensità dell’odio viscerale che nutrono per gli ebrei. Ovviamente dovevi aprire gli occhi per vederlo. Molti si sono rifiutati di vedere, e quindi di credere; ci sono anche molti che si sono affrettati a dimenticare. Il problema è che le voci di chi l'ha visto e di chi ha ancora degli incubi al riguardo, fanno fatica a farsi ascoltare. Ci si tappa le orecchie per non ascoltare il racconto di quello che è successo quel giorno. Massacri, torture d'altri tempi, laferocia di molteplici stupri, corpi nudi, smembrati, bruciati, piccoli penosicadaveri. Si chiudono gli occhi per non guardare il volto terrorizzato di queste giovani donne con la parte posteriore dei pantaloni macchiata di sangue, trascinate dai loro rapitori verso un ignoto terrificante; l'angoscia di questa mamma, “bottino di guerra” di un combattente euforico, che stringe al cuore i suoi due piccoli e lancia sconvolta uno sguardo all’indietro, cercando invano qualcuno che possa salvarla. Perché vedere o sentire, capire, significherebbe essere costretti a reagire, ad agire. Quanto meno a prendere posizione, mostrare la propria ripugnanza di fronte a tanta barbarie, chiedere l’immediata liberazione degli ostaggi, fare qualcosa. Una vasta mobilitazione su entrambe le sponde dell’Atlantico avrebbe cambiato il corso delle cose. Non si è verificato. Non ci sono state delle marce bianche per i bambini assassinati; non ci sono state marce bianche per i neonati in ostaggio. Soprattutto, non abbiamo visto, in Francia, in America o in Inghilterra delle grandi manifestazioni per fare pressione sui governi di questi Paesi democratici. Persino gli ebrei sono rimasti a casa. Che vuoi, di questi tempi, è pericoloso andare per strada con una kippà o un medaglione con la stella di David, figuriamocipoi con una bandiera israeliana!
La natura, si dice, rifugge il vuoto. Incoraggiati dalle parole del Segretario Generale delle Nazioni Unite, che attribuiscono ad Israele una certa responsabilità (!) per gli eventi del 7 ottobre, i nemici di Israele hanno fatto di questo Paese l'aggressore e non l'aggredito. Va detto che hanno la maggioranza automatica nell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Così gli ostaggi, che aspettano ancora la visita della Croce Rossa, soffrono e talvolta muoiono nel silenzio dei tunnel. E a Parigi o a New York, la crema della gioventù occidentale adotta la Kefiah dei suoi eroi, questi “combattenti per la libertà”, questi “combattenti della resistenza”, che, lasciando il luogo del loro crimine, si sono presi cura di portare con sé i corpi senza vita di alcune delle loro vittime, preziosa merce di scambio nelle negoziazioni.
“Che dei bambini, delle donne, degli uomini, dei padri e delle madri venissero trattati come un vile gregge, che i membri della stessa famiglia fossero separati gli uni dagli altri e spediti verso una destinazione sconosciuta, è stato riservato ainostri tempidi vedere questo triste spettacolo.”
No, queste parole non sono di oggi. Sono quelle con cui, nel 1942 il cardinale di Tolosa, Jules Saliège, sfidò l’occupante nazista, rischiando la propria vita, aggiungendo: “Gli ebrei sono degli uomini, le ebree sono delle donne, gli stranieri sono degli uomini, le straniere sono delle donne. Non tutto è permesso contro di loro, contro questi uomini, contro queste donne, contro questi padri e madri di famiglia. Loro appartengono alla razza umana. Loro sono nostri Fratelli come tanti altri. Un cristiano non può dimenticarlo.” Purtroppo.