Ma Netanyahu non si scompone: ‘Andiamo avanti anche da soli’ Commento di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 10 maggio 2024 Pagina: 12 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Ma Netanyahu non si scompone. «Andiamo avanti anche da soli»»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 10/05/2024 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "Ma Netanyahu non si scompone. «Andiamo avanti anche da soli»".
Fiamma Nirenstein
Il primo risultato dell’uscita di Biden è stato che, mentre il capo della Cia William Burns tornava a Washington, Hamas dichiarava che non c’è più nessuna trattativa per i rapiti e tutte le delegazioni lasciavano il Cairo. Hamas festeggia, si disarma Israele, ha pensato, l’antisemitismo impazza, magari oggi l’ONU dichiara unilateralmente lo Stato di Palestina e fa di Sinwar il Ben Gurion dei Palestinesi… L’annuncio, fatto con tono accorato, dice che il Presidente non darà a Israele bombe di precisione per usarle a Rafah. Perché? Per difendere i civili, naturalmente. È una decisione contradditoria e priva di chiarezza morale in una guerra di difesa contro terroristi che hanno giurato la distruzione di Israele, ed è anche poco chiara, una forma di ingiunzione inaccettabile ad uno Stato sovrano in guerra dopo gli orrori del 7 ottobre che poche ore prima Biden aveva ricordato scagliandosi contro l’antisemitismo, come si è visto nelle risposte alla requisitoria del capo della commissione difesa Lindsay Graham, persino il ministro della difesa Lloyd Austin ha risposto imbarazzato e incerto. Le ingiunzioni riguardano un ingresso profondo, che per ora non c’è.
Fino a poche ore prima Israele si è spinto poco oltre il confine, sul Corridoio di Filadelfia, indispensabile per evitare i commerci terroristi di Hamas, e ha colpito alcuni obiettivi specifici, una ventina di gallerie e di covi, gruppi di terroristi. Nonostante lo shock causato dal suo annuncio alla CNN, se Joe Biden pensava che il masso nello stagno che ha gettato annunciando che si terrà 3600 proiettili di precisione destinati a Israele fermasse Israele, qualcosa non è andato secondo i piani. Netanyahu regge il timone, le eco provenienti dal Consiglio di Guerra riunito per l’occasione, non portano traccia di rottura o di un passo indietro. Nessuno, lascerà il campo a causa della minaccia americana, il Presidente ha ignorato la più elementare logica israeliana di questi tempi di guerra, ha sopravvalutato la divisione politica a fronte del patriottismo, ha ignorato che sul tema dei rapiti pesa, con la disperazione delle famiglie che chiedono qualsiasi accordo, anche l’ultima speranza di ritrovarli a Rafah perché si capisce che Hamas dice e forse dirà sempre no a tutto.
Proibire Rafah è una giravolta americana contro la logica e la fedeltà, è chiaro che è indispensabile per battere Hamas battere i quattro battaglioni ancora di stanza nella città… Sinwar ha aggredito Israele con proiettili e bombe da Rafah che hanno ucciso 4 soldati ferendone 11 e poi preso di mira Sderot e i kibbutz del 7 di ottobre. Poi ha rifiutato l’offerta “incredibilmente generosa”, secondo Blinken, per gli ostaggi, e ne ha avanzato una ridicola. Israele intanto ha riaperto, come richiesto da Biden, il valico di Shalom per gli aiuti umanitari, ha accettato nuovi colloqui, tenuto l’esercito fuori dell’abitato di Rafah, sgomberato 150mila persone. Biden ha parlato dei civili colpiti, sacrificati dalla guerra. Ma i numeri noti si sono rivelati gonfiati secondo verifiche internazionali, gli USA stessi durante le loro guerre hanno fatto molti più morti civili; e, soprattutto, è Hamas che sta nelle gallerie mentre usa scudi umani. Netanyahu già da lunedì aveva dichiarato nel Giorno della Shoah che “se Israele deve fare da solo, così farà”, e ha ripostato questa frase in attesa del Gabinetto: “Nessuna pressione internazionale impedirà a Israele di difendersi”. Il ministro della difesa Yoav Gallant dichiara: “Dico ai nostri nemici e ai nostri migliori amici, Israele non può essere sottomesso”.
Anche Benny Gantz e Gadi Eizenkot non hanno certo intenzione di spaccare l’unità mentre si combatte. Israele farà probabilmente del suo meglio per non oltrepassare linee rosse, ma la bussola punta sull’annientamento di Hamas, specie ora che, sicuro di sé, Sinwar si tiene stretti i rapiti.
La decisione di Biden non ha la possibilità di fermare la guerra, Israele produce, meno perfezionate, gran parte delle armi necessarie. Negli USA si disegna un’opposizione alla decisione di Biden che include i conservatori, e anche una parte dei suoi. Il suo partito ha una simpatia morale e una dedizione storica per Israele. Inoltre, l’80 per cento degli americani tiene per Israele, nonostante le università invase dagli woke-proPal in un misto di sinistra e di islam radicali. La decisione di Biden incoraggia i nemici dell’Occidente, consente a Hamas di sopravvivere e di ricostruirsi come crudele padrone di Gaza. Israele combatte una guerra di sopravvivenza che Biden ha sempre dichiarato necessaria. La sua presa di posizione ora è un segnale per Iran e Russia oltre che Hezbollah e Hamas. ll segnale raggiungerà tutta l’alleanza Nato: quando si abbandona il vecchio amico cui ti accomuna una scelta di democrazia e diritti umani, ogni alleanza di sicurezza diventa uno scherzo.
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