Rafah ultimo fortino dei terroristi Analisi di Maurizio Stefanini
Testata: Libero Data: 08 maggio 2024 Pagina: 15 Autore: Maurizio Stefanini Titolo: «Rafah ultimo fortino dei terroristi. Per questo Bibi non si fermerà»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 08/05/2024, a pag. 15, con il titolo "Rafah ultimo fortino dei terroristi. Per questo Bibi non si fermerà" l'analisi di Maurizio Stefanini.
Maurizio Stefanini
Con 250.000 abitanti, Rafah è la quarta città della Striscia di Gaza per popolazione. Oltre la metà vivono nei due campi profughi di Rafah, tra i 70 e i 100.000, e di as-Sultan, almeno 25.000. 30 km a sud di Gaza, si trova esattamente al confine con l'Egitto, e anzi quando Israele nel 1982 si ritirò la città fu divisa tra una parte di Gaza e una parte egiziana, con barriere di filo spinato. A Rafah c’è l'unico punto di attraversamento tra territori palestinesi e Egitto, ed è stata dunque per decenni punto di arrivo degli aiuti e porta di uscita per malati, feriti e viaggiatori.
Dall’inizio dell’ultimo conflitto tra Israele e Hamas è inoltre diventata un centro di rifugio per la popolazione civile. Oltre un milione di palestinesi vi sono sfollati per scappare a bombardamenti e combattimenti, e adesso sarebbe arrivata a 1,4 milioni di abitanti. È più della metà dei 2,3 milioni di persone dell’intera Gaza.
Secondo l’Unicef, almeno 600.000 sarebbero bambini. Alcuni hanno trovato spazi sempre più ridotti nelle case, negli ospedali o in altri edifici, mentre altri si sono adattate in rifugi e tende di fortuna e migliaia dormono per strada. Il più grande campo di sfollati al mondo. Poiché si ammucchiano su una superficie di 150 Km2, la densità è di 9300 abitanti al Km2 cioè 12 volte quella che era la già altissima densità di tutta Gaza prima del 7 ottobre.
ROCCAFORTE JIHADISTA
Ma lo status di questa città come rifugio per coloro che fuggono dalla guerra ha cominciato a essere messo in discussione a febbraio, quando Israele ha lanciato un’operazione su quella città che ha causato la morte di dozzine di palestinesi e ha consentito la liberazione di due ostaggi di Hamas.
A quell’epoca Netanyahu ha ordinato alle Forze di difesa israeliane (IDF) di preparare l’evacuazione dei civili da Rafah, con l’obiettivo di lanciare lì una grande offensiva. «È impossibile raggiungere l’obiettivo della guerra senza eliminare Hamas e lasciare quattro battaglioni di Hamas a Rafah», spiegò l'ufficio del primo ministro in una nota. Sono i battaglioni Yabna (Sus), Shaboura (Nord), Tel Sultan (Ovest), and East Rafah: I due terzi delle forze residue di Hamas, assieme a due altri battaglioni di Gaza Centrale nei campi Nuseirat e Deir al-Balah. Migliaia di combattenti a parte, anche vari leader del gruppo si troverebbero là. Il confine tra Gaza e l'Egitto, chiamato “Corridoio Filadelfia”, è il luogo in cui molti tunnel raggiungono il territorio egiziano. Hamas ha utilizzato questi tunnel per rifornirsi di rifornimenti, comprese le armi, che li aiutano a continuare a combattere le forze di difesa israeliane.
Dalla comunità internazionale sono arrivati allarmi su una «catastrofe umanitaria», ma lunedì l’Idf ha iniziato a distribuire volantini con istruzioni per circa 100.000 persone di evacuare un’area a est della città e di spostarsi verso Khan Younis e Al-Mawasi. Effettivamente, in molti lo hanno fatto. Ore dopo, l’Idf ha iniziato una serie di attacchi contro un’area della città in quella che ha presentato come una «operazione limitata» e da ultimo ha preso il controllo del valico tra Rafah e l’Egitto.
COSA VUOLE L’EGITTO
Bisogna peraltro tener conto che dal 7 ottobre anche 200.000 israeliani hanno dovuto lasciare le loro case per trasferirsi in zone più sicure del Paese, lontano dalle zone di confine dove avrebbero potuto diventare un bersaglio sia di Hamas che di Hezbollah. Molte di queste persone vivevano già da anni sotto la minaccia dei razzi che di tanto in tanto venivano lanciati da Gaza verso Israele. Gli israeliani rispondevano con raid limitati, e in qualche modo di andava avanti. Ma è uno status quo ormai considerato inaccettabile sia dal governo Netanyahu, sia dalla maggioranza dei cittadini israeliani. I tunnel con cui Hamas ha riempito il sottosuolo di Gaza e la difficoltà di distinguere tra combattenti e civili sono parte del problema. Un attacco a Rafah rischia anche di compromettere i rapporti di Israele con Arabia Saudita, Egitto e Giordania, che subirebbero l’impatto sulla loro opinione pubblica anche se i rispettivi governi hanno ormai con Hamas rapporti pessimi.
L’Egitto ha comunque ribadito che non intende accogliere eventuali profughi palestinesi da Rafah nel suo territorio, ma si sa che gradirebbe che i tunnel che portano sul suo territorio venissero demoliti.
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante