In Italia raddoppiano i crimini contro gli ebrei Analisi di Fausto Carioti
Testata: Libero Data: 06 maggio 2024 Pagina: 3 Autore: Fausto Carioti Titolo: «Botte e minacce online. In Italia raddoppiano i crimini contro gli ebrei»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 06/05/2024, a pag. 3 la cronaca di Fausto Carioti dal titolo “Botte e minacce online. In Italia raddoppiano i crimini contro gli ebrei”
Fausto Carioti
C’è stato un tempo in cui i nemici degli ebrei erano tutti di estrema destra e la sinistra comunista difendeva la causa sionista. Tanto che quello dell’Urss, nel maggio del 1948, fu il primo a governo a riconoscere de jure l’esistenza dello Stato d’Israele. Tre quarti di secolo dopo le cose sono molto diverse, come spiega il Rapporto 2023 sull’Antisemitismo nel mondo pubblicato ieri dalla Università di Tel Aviv e dalla Anti-Defamation League. Dopo l’inizio della guerra a Gaza si è scatenata «la peggiore ondata di incidenti antisemiti dall’epoca della Seconda guerra mondiale» e l’odio per Israele e gli ebrei è cresciuto ulteriormente in Europa e nel resto d’Occidente, dove da tempo aveva smesso di essere monopolio dei neonazisti.
«Una delle sfide più significative poste dall’antisemitismo contemporaneo», si legge nello studio, «è la sua espressione sia da parte dell’estrema destra che da parte dell’estrema sinistra, e che entrambe queste espressioni hanno invaso il pensiero mainstream».
Il fenomeno risulta «particolarmente evidente negli Stati Uniti», come dimostrano le cronache dagli atenei. Nel 2023, all’interno degli Usa, ci sono stati 7.523 atti di antisemitismo (più del doppio rispetto al 2022), il dato peggiore dal 1979, anno in cui si è iniziato a tenere la conta.
Ma da questo lato dell’Atlantico non è andata meglio. In Italia, dove si contano circa 27mila ebrei, l’Osservatorio sull’antisemitismo ha registrato lo scorso anno 454 episodi (contro i 241 del 2022): 259 avvenuti online e 195 nel “mondo reale”. Nessun atto di violenza estrema o letale, che nel nostro Paese (a differenza che in Francia e altrove) è cosa rara. C’è stata comunque un’aggressione fisica, nel dicembre 2023, ai danni di un giovane studente ebreo preso di mira da un compagno di classe che gridava «Palestina libera» e «Viva la Palestina» e ha spinto altri a picchiarlo e minacciarlo. In aumento anche le scritte antisemite e gli atti di vandalismo contro le proprietà degli ebrei in Italia.
L’impennata è avvenuta tra ottobre e dicembre, quando nel nostro Paese si sono registrati 216 episodi di violenza (nel mondo reale o in quello virtuale) rispetto ai 67 dello stesso periodo del 2022. Ma già nei primi nove mesi del 2023 c’era stato un aumento: 238 episodi in confronto ai 174 del 2022. E questo non è avvenuto solo in Italia: prima del 7 ottobre gli atti di antisemitismo erano aumentati anche negli Stati Uniti, in Francia e nel Regno Unito.
Il professor Uriya Shavit, che dirige il Centro per lo studio della gioventù ebraica europea contemporanea, evoca spettri del passato: «L’anno non è il 1938 e neanche il 1933. Tuttavia, se le tendenze attuali continueranno, calerà il sipario sulla possibilità di condurre in Occidente una vita da ebrei: indossare una Stella di David, frequentare sinagoghe e centri comunitari, mandare i bambini alle scuole ebraiche, frequentare un club ebraico nei campus delle università o parlare ebraico». Situazione che ha già spinto 40mila ebrei francesi, dal 2010 a oggi, a fare Aliyah, ritorno in Israele.
E stavolta la sinistra non può certo dirsi innocente. Una parte importante del rapporto è dedicata ai «fallimenti» nelle università statunitensi, dove comandano le élite liberal. Il documento spiega che i programmi per promuovere «diversità, equità ed inclusione», nei quali sono stati investiti tanti soldi e tanta retorica, «possono aver iniziato a identificare l’antisemitismo tradizionale di destra come una minaccia per le comunità ebraiche (...), ma si sono dimostrati largamente incapaci, prima e dopo il 7 ottobre, di identificare e scoraggiare l’antisemitismo di estrema sinistra, minimizzando o ridimensionando le sue manifestazioni».
In Norvegia è stato chiesto agli ebrei che hanno avuto «incidenti» dopo il 7 ottobre chi fosse stato il responsabile dell’episodio più grave.
«La risposta più comune», ricorda il rapporto diffuso ieri, «è stata “qualcuno con un background musulmano” (63%), seguita da “qualcuno con una visione di sinistra” (48%). Solo il 5% ha indicato che l’aggressore era “qualcuno con una visione di destra”». E questa «distribuzione dei colori ideologici e religiosi dell’antisemitismo attuale», prosegue lo studio, è probabilmente valida anche per la Svezia e la Danimarca ed «è stata riscontrata pure nei principali sondaggi sugli ebrei in Europa condotti nel 2012 e nel 2018 dall’Agenzia Ue per i diritti fondamentali». L’antisemitismo è risorto e fa davvero paura, ma stavolta le sue tinte dominanti sono il verde dell’islam e il rosso della sinistra.
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