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Libero Rassegna Stampa
04.05.2024 Milano, la Statale si piega agli antisemiti
Cronaca di Francesco Specchia

Testata: Libero
Data: 04 maggio 2024
Pagina: 3
Autore: Francesco Specchia
Titolo: «Cancellato il convegno su Israele, la Statale si piega agli antisemiti»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 04/05/2024, a pag. 3 con il titolo "Cancellato il convegno su Israele, la Statale si piega agli antisemiti", la cronaca di Francesco Specchia


Francesco Specchia

Università Statale di Milano, cancellato il convegno dell’Associazione Italia-Israele, perché non piace agli antisemiti. Minacce e intimidazioni dalla solita giostra di anarchici, filo Hamas da guerriglia e agitatori professionisti; nessuna difesa da parte del Rettore Elio Franzini, come era suo dovere. E la libertà di espressione scompare. Vincono gli antisemiti. Il sindaco Sala, se ne sta tranquillo e non interviene?

«Quando il cittadino è passivo, è la democrazia che s’ammala», diceva Tocqueville. Il quale avrebbe dovuto assistere alla tragicommedia che - in questi giorni, nel vischioso parallelismo con la Columbia newyorkese, l’Ucla californiana a e l’università del Nevada - sta immergendo la Statale di Milano in un rogo di antisemitismo e di cattivi propositi.
Accade, infatti, che il 7 maggio prossimo all’università meneghina, su richiesta dell’Associazione Italia-Israele di Savona di Cristina Franco, si sarebbe dovuto tenere un convegno il cui titolo doveva essere Israele: storia di una democrazia sotto attacco. Terrorismo, propaganda e antisemitismo 4.0.
La sfida all’Occidente. Titolo, diciamo, un po’ forte. «Sicché si è deciso, per evitare provocazioni, anche di attenuarlo in L’unica democrazia in Medioriente, Israele fra storie e diritto intrenazionale, dalle origini al pogrom del 7 ottobre; prevedeva anche un documentario sulla guerra di Fausto Biloslavo e la visione del film sul massacro commesso dai terroristi di Hamas nei kibbutz dei ebrei moderati. Sa, gli estremisti tra loro vanno d’accordo, sono i moderati a subire sempre», racconta Marco Cuzzi, docente di Storia contemporanea alla Statale e vincitore del Premio Acqui Storia Seicento giorni di terrore a Milano. Vita quotidiana ai tempi di Salò (Neri Pozza), unico docente ad aver accettato l’invito a esporre tesi non esattamente popolari di ‘sti tempi.
Assieme a Cuzzi avrebbero dovuto partecipare Hillel Neuer, direttore esecutivo di Un Watch; Alessandra Veronese dell’Università di Pisa, e Alexandre Del Valle sulla Fratellanza musulmana in Europa. Avrebbero. Il condizionale è d’obbligo. Perché, appena uscita la notizia, il convegno scivolava da un’idea sincera di confronto democratico verso l’anticamera dell’inferno.
Ed ecco montare l’escalation degli eventi. Minacce e intimidazioni dalla solita giostra di anarchici, filo Hamas da guerrilla e agitatori professionisti; alto tasso di pericolosità per pubblico e relatori rilevato dal Rettore Elio Franzini; applicazione anche troppo restrittiva delle direttive Crui, la conferenza dei Rettori italiani.Tutto questo, insomma, determinava un brusco cambio di programma.
Inizialmente il Rettore spostava il convegno da un aula di Festa del Perdono, il corpo centrale dell’università alla, più defilata, Sala napoleonica di via Sant’Antonio. Si trattava, beninteso, di un convegno storico non politico, «un modo per spiegare che gli ebrei fossero in Palestina da sempre, non è che si siano presentati in massa nel ’48; e che oggi sono considerati dalla maggior parte del mondo accademico un Stato genocida e criminale, ma sono l’unica democrazia da quelle parti», sostiene Cuzzi. Dopodiché, ecco arrivare il definitivo annullamento del convegno in presenza, mentre tra le aule s’aggira lo spettro dei moti della Columbia University; ma pure l’offerta, da parte del Rettore, di trasferire l’evento on line sui social media della Statale.
E gli organizzatori rispondevano picche: «O si ha la stessa possibilità data all’altra parte, oppure niente. La foglia di fico non la accetto», s’inalbera Cristina Franco, «rinunciamo al convegno, ma non a riproporlo appena possibile.
Nel momento in cui mi si prospettano problemi di pericolo pubblico con 100 persone e 12 relatori non posso agire diversamente». Franco ritiene il convegno on line «una resa» agli estremisti antisemiti. Evento annullato. Hanno vinto “loro”. Sempre Cuzzi si amareggi: «Vedere saltare un convegno su Israele - che non esalta la guerra, racconta la Storia - fa una brutta impressione; osservando ciò che è successo il 25 aprile, m’immagino cosa accadrà il Giorno della Memoria, il 27 gennaio.
Assistiamo a cortei dove si vuole la cacciata di Israele e si sfora nelle violenza: la storia insegna che, nei giorni delle manifestazioni anti-guerra del Vietnam su cento giovani idealisti, almeno uno di loro passò alla lotta armata. Basta solo quell’uno. Attenti a cavalcare la tigre, è un precedente pericoloso».
Qualcuno sostiene che un convegno filoisraeliano, in questo momento, possa essere una provocazione pianificata. «Non provocazione, ma scambio di idee con chi non la pensa comete. Direi che in Statale tra discenti e docenti quelli che sostengono Israele non sono la maggioranza» continua Cuzzi.
Uno dei pochi docenti, tra l’altro, firmato il controappello all’appello per bloccare la cooperazione tecnico-scientifica con le università israeliane; la comunità scientifica «deve tirarsi fuori dai boicottaggi stupidi». Finisce che la Statale apprenda della cancellazione del Convegno via stampa. E che la Questura, in serata, scarichi, di fatto, la decisione sul Rettorato: avrebbe fatto tutto da solo. La polizia «non è mai stata preventivamente interessata. Pertanto, la Questura non ha potuto sviluppare alcuna valutazione in merito agli eventuali rischi connessi allo svolgimento dell’iniziativa». Cioè: la Questura ha, certo, suggerito prudenza perla minaccia «altissima», però non ha applicatola procedura di massima sicurezza; anche perché, lascia trapelare, «abbiamo gestito di peggio...». Resta il rumore di fondo dell’antisemitismo, della limitazione della libertà di parola e della discriminazione come modus operandi.
La sensazione, appunto, della democrazia che s’ammala...

 

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