Bibi: ‘Attacchiamo Rafah’. Ingresso vietato in Israele del direttore di Unrwa Cronaca di Maurizio Stefanini
Testata: Libero Data: 01 maggio 2024 Pagina: 15 Autore: Maurizio Stefanini Titolo: «Bibi: ‘Attacchiamo Rafah’. Ingresso vietato in Israele del direttore di Unrwa»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 01/05/2024, a pag. 15, con il titolo "Bibi: ‘Attacchiamo Rafah’. Ingresso vietato in Israele del direttore di Unrwa" la cronaca di Maurizio Stefanini.
Maurizio Stefanini
Il ministro degli Interni Moshe Arbel ha deciso di impedire l’ingresso in Israele e a Gaza del direttore generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, capo dell’agenzia Onu che Gerusalemme accusa di collusione con Hamas. Da parte loro i terroristi non hanno ancora dato una risposta a una proposta che, secondo il Wall Street Journal, prevederebbe una tregua in due fasi con il rilascio iniziale di almeno 20 ostaggi per un numero imprecisato di prigionieri palestinesi.
Blinken auspica che il movimento palestinese accetti la proposta, anche perché gli Stati Uniti ribadiscono di non volere una operazione di terra su Rafah.
Ma durante un incontro con i rappresentanti delle famiglie dei circa 130 ostaggi israeliani ancora in mano ai rapitori dal 7 ottobre scorso Netanyahu ha ribadito che «l’idea di porre fine alla guerra prima di raggiungere tutti i nostri obiettivi è inaccettabile». «Noi entreremo a Rafah e annienteremo tutti i battaglioni di Hamas presenti lì, con o senza un accordo, per ottenere la vittoria totale».
IL FANTASMA
Opposizione dell’Amministrazione Biden a parte, anche il segretario generale dell’Onu Guterres afferma che «sarebbe un’escalation intollerabile». Nella partita entra anche lo spettro di possibili mandati di arresto per crimini di guerra da parte della Corte penale internazionale dell'Aja: sia per il primo ministro, sia per altri membri della leadership politico-militare di Israele. Netanyahu ha infatti denunciato che la Corte non ha «alcuna autorità su Israele», Blinken è andato in Israele appunto per spingere sull'accordo che sembra in dirittura d’arrivo e fare della ventilata iniziativa della Cpi il grimaldello con Netanyahu per rimuovere dal tavolo l'operazione militare a Rafah, perla quale l'Idf ha già i piani pronti. Secondo la Reuters «le fonti, che hanno chiesto di non essere identificate per la delicatezza dell'argomento, hanno riferito che gli investigatori della Cpi hanno raccolto testimonianze dal personale che ha lavorato nel principale ospedale di Gaza City, l'Al Shifa, e nel Nasser, il maggior nosocomio di Khan Younis».
«La possibilità che la Cpi emetta mandati di arresto per crimini di guerra contro comandanti dell'Idf e leader di Stato, è uno scandalo su scala storica», ha ribattuto Netanyahu. «Sarà la prima volta che un Paese democratico, che lotta per la propria esistenza secondo tutte le regole del diritto internazionale, verrà accusato di crimini di guerra. Se dovesse accadere sarebbe una macchia indelebile per tutta l'umanità. Un crimine d'odio antisemita, che aggiungerebbe benzina all'antisemitismo».
Israele però su questo fronte ha registrato un successo indiretto proprio ieri per la decisione della Corte internazionale di giustizia di respingere il procedimento con cui l’8 aprile il Nicaragua aveva chiesto alla Corte stessa di imporre misure d’emergenza nei confronti della Germania per impedirle di continuare a fornire armi a Gerusalemme. La Corte ha respinto le richieste con 15 voti a favore e uno contrario perché, «sulla base delle informazioni fattuali e delle argomentazioni giuridiche presentate dalle parti», ha ritenuto di non avere a disposizione elementi sufficienti per applicare misure provvisorie.
Intanto, il portavoce del Consiglio per la sicurezza americana John Kirby ha fatto sapere che «il molo temporaneo per l'ingresso di aiuti a Gaza sarà completato nei prossimi giorni» dato che i lavori di costruzione stanno procedendo «molto velocemente». Il Centcom, comando delle Forze Armate Usa in Medioriente, ha anche diffuso le immagini del molo costruito al largo della costa della Striscia. Le foto mostrano l’equipaggio di diverse navi militari impegnato nella costruzione della piattaforma, che avrà un costo di circa 320 milioni di dollari.
MANOVRE CINESI
Attenti però alla Cina. Pechino ha convocato emissari di Hamas e Fatah i quali avrebbero tenuto discussioni «incoraggianti» al fine di raggiungere la «riconciliazione intra-palestinese». «Su invito della Cina, rappresentanti del Movimento di liberazione nazionale palestinese (Fatah, ndr) e del Movimento di resistenza islamica (Hamas, ndr) hanno visitato Pechino per discussioni approfondite e franche sulla promozione della riconciliazione intra-palestinese», ha annunciato Lin Jian, portavoce del ministero degli Esteri cinese. «Le due parti hanno espresso pienamente la loro volontà politica di raggiungere la riconciliazione attraverso il dialogo e la consultazione, hanno discusso molte questioni specifiche e hanno fatto progressi», ha sottolineato in una conferenza stampa.
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante