Germania, ministra verde senza bussola Commento di Roberto Giardina
Testata: Italia Oggi Data: 11 aprile 2024 Pagina: 15 Autore: Roberto Giardina Titolo: «Germania, ministra verde senza bussola»
Riprendiamo da ITALIA OGGI, di oggi 11/04/24, a pag. 15 con il titolo "Germania, ministra verde senza bussola" il commento di Roberto Giardina
Roberto Giardina
E´ un errore della politica, in Germania e anche in Italia, trascurare la cultura. Nel formare il governo a Berlino, nel 2021, la prima coalizione a tre nella storia, i verdi come secondo partito dovevano ottenere più ministeri dei liberali, che avevano quasi metà dei loro voti, e alla fine accettarono il ministero della Cultura, che nessuno voleva, il meno importante. Lo diedero come premio a Claudia Roth, militante della prima ora, deputata fin dal 1989, ma sempre in seconda linea, pur essendo arrivata alla vicepresidenza dei Grünen, promossa per anzianità. E´ un bel problema se il responsabile della cultura non ha cultura.
Frau Claudia, 69 anni, è responsabile del nuovo progetto per la tutela dei monumenti storici, ed è riuscita a unire contro di sé tutti i responsabili di enti e fondazioni, in circa 200 hanno firmato un documento di protesta, e molti arrivano a chiedere le sue dimissioni. La ministra ha ceduto, anche lei, al politically correct, con il risultato di relativizzare la storia tedesca, attenuando le colpe della Shoah, il genocidio degli ebrei. Non ha capito quanto ha firmato? Ma la sinistra, in Europa non solo in Germania, è sempre più incline a attaccare Israele.
Servono fondi per restaurare e preservare i monumenti esistenti, e Frau Roth propone di erigerne di nuovi che ricordino l´occupazione sovietica dopo la sconfitta del III Reich, la dittatura comunista nella scomparsa Ddr, l´immigrazione, e i crimini razzistici compiuti contro gli stranieri, e i crimini compiuti nelle colonie europee in Africa, non solo quelle tedesche. Subito dopo la riunificazione si scatenò un pogrom a Hoyerswerda, cittadina della Germania Est, contro gli immigrati dal Vietnam del Nord. A Mölln, paese dello Schleswig-Holstein, all´ovest, il 23 novembre del ´92, un gruppo di razzisti diede alle fiamme due case dove abitavano famiglie turche, i morti furono tre, i feriti gravi nove. Dovrebbero essere eretti monumenti per ricordare questi delitti, e altri crimini razzisti compiuti negli ultimi anni.
Giusto, ma ha ricordare tutto si fa confusione, ed è sbagliato il modo, si critica: si mettono sulle stesso piano i sei milioni di ebrei sterminati nei lager, e gli immigrati uccisi. Non è ua questione di numeri. Si dimentica, e si cancella la differenza tra l´omicidio compiuto da alcuni tedeschi, e il genocidio deciso dallo Stato tedesco, tra violenza privata e lo sterminio deciso dal regime nazista, condiviso da parte della popolazione, che collaborò, o non protestò.
Non basta. Il documento della ministra sancisce che la storia degli antenati di quanti arrivano in Germania fa parte della storia nazionale. Un´esagerazione insensata, denunciano quanti protestano. La storia dei nonni di un immigrato dall´Anatolia fanno parte della storia dell´Impero turco, scrive la rivista Focus. Già nel 2010, l´allora presidente della Repubblica Christian Wulff dichiarò che l´Islam era parte della storia tedesca. Un errore per eccesso. L´Islam è in Germania, i musulmani sarebbero tra i 5,3 e i 6,6 milioni, ma non è parte della storia tedesca, come in Sicilia o in parte della Spagna.
Ora Frau Roth sta facendo marcia indietro. L´errore, comunque, rimane. E non è il primo. Ha lasciato che l´ultima Documenta, la rassegna di arte contemporanea che si svolge a Kassel ogni cinque anni, si tramutasse in un attacco a Israele, bloccato in ritardo dopo le proteste sdegnate di critici e visitaori. Pensavo di lasciare liberi gli artisti, si difese, ma le opere esposte erano solo propaganda. Un danno enorme per la rassegna, finanziata con soldi pubblici. Le opere gigantesche non avevano alcun valore artistico, e Documenta ha rischiato di non sopravvivere allo scandalo.
All´ultima Berlinale, il festival del cinema, Frau Roth ha applaudito il violento attacco a Israele pronunciato da alcuni attori e registi. Applaudivo il film, non le loro parole, si è giustificata. Forse non ha capito il discorso in inglese, o era distratta. Anche se fosse vero, servirebbe a scusare un normale spettatore, non un ministro della Cultura. Frau Roth, evidentemente, non si è preoccupata neppure di scegliere consiglieri affidabili.
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