Riprendiamo da LIBERO di oggi, 06/04/2024, a pag. 17 con il titolo "Israele chiude trenta ambasciate" la cronaca di Maurizio Stefanini.
Maurizio Stefanini
Anche l’ambasciata di Israele a Roma, in via Michele Mercati vicino a Villa Borghese, è tra le 30 sedi diplomatiche che sono state chiuse per misura precauzionale, di fronte alla minaccia di una rappresaglia iraniana su cui ha messo in guardia la Cia.
Un allarme scattato in seguito alle notizie su possibili attacchi in seguito al raid al consolato iraniano a Damasco, nel quale sono morti alti funzionari di Teheran.
La fonte sulle 30 sedi israeliane all’estero chiuse nel mondo nel timore di attacchi da parte dell'Iran è il quotidiano Haaretz, che ha citato una fonte diplomatica secondo cui le misure di sicurezza sono state accresciute in tutte le istituzioni israeliane nel mondo dallo scorso 7 ottobre. «L’Iran risponderà senza dubbio all’attacco israeliano contro il consolato iraniano a Damasco», ha detto peraltro il leader degli Hezbollah libanesi Hasan Nasrallah in un discorso televisivo, pur aggiungendo che «solo Khamenei può decidere come, quando e dove ci sarà la risposta dell'Iran a Israele». Secondo lui, comunque, «l’attacco al consolato (iraniano di Damasco) costituisce una svolta nella guerra in corso e la regione è entrata in una nuova fase».
TRE SCENARI
Una risposta di Teheran dopo il raid israeliano dei giorni scorsi è data per scontata da molti analisti e lo stesso apparato di difesa israeliano è convinto che avverrà.
«Ci aspettano giorni complessi, non è detto che il peggio sia dietro di noi», ha ammesso il capo dell'intelligence militare Aharon Aliva. «Ma siamo pronti per tutti gli scenari», ha precisato il portavoce dell'Idf Daniel Hagari, aggiungendo che «le forze sono ben schierate in formazioni difensive e offensive» con una «protezione su più livelli e aerei in cielo 24 ore su 24».
Tre sono gli scenari di possibili rappresaglie intravisti da Haaretz. Uno è un attacco di droni o di missili da crociera direttamente dall’Iran diretti verso infrastrutture israeliane: ma questa è l’ipotesi che pare meno probabile. La distanza darebbe infatti più tempo per reagire, e il territorio iraniano verrebbe esposto direttamente.
Più probabili sono intensi attacchi di missili dal Libano o dalla Siria attraverso gli Hezbollah e altre milizie sciite: cose del genere avvengono in continuazione, e sarebbe solo un problema di scala.
Ma il terzo rischio è quello di «attentati alle ambasciate israeliane»: non è stato frequentissimo, ma c’è stato. In particolare, il 17 marzo 1992 vi fu quell’attentato all’ambasciata di Israele a Buenos Aires che provocò 30 morti e 242 feriti, e fu rivendicato dalla Jihad Islamica. Ma sono fortissimi gli indizi su un ruolo di Hezbollah e Servizi iraniani.
E il 18 luglio 1994 sempre a Buenos Aires un altro attentato colpì la l'Asociación Mutual Israelita Argentina, facendo altri 85 morti e oltre 300 feriti. Anche lì, è considerato che dietro ci siano stati Hezbollah e servizi iraniani.
Insomma, più praticabile che la prima ipotesi; e rappresenterebbe una risposta più forte della seconda ipotesi.
La stessa Roma soffrì un dramma del genere alle 11:55 di sabato 9 ottobre 1982, quando un commando di cinque palestinesi attaccò con mitra e bombe a mano la sinagoga di Roma nel giorno in cui si celebravano contemporaneamente lo shabbat, il bar mitzvah di alcune decine di adolescenti della comunità ebraica romana e lo Shemini Atzeret, a chiusura della festa di Sukkot.
UN PRECEDENTE
Si stima che nel Tempio fossero presenti almeno 300 persone, fra cui almeno una cinquantina di minorenni con le rispettive famiglie. L'attentato, il più grave atto antisemita avvenuto in Italia a partire dal secondo dopoguerra, causò la morte di Stefano Gaj Taché, di due anni, colpito a morte da una scheggia di una bomba a mano. 40 persone furono ferite, fra cui i genitori e il fratello della vittima, Gadiel Gaj Taché, di 4 anni, colpito alla testa ed all'addome. L’Iran ha comunque chiesto «efficaci misure preventive e azioni punitive» contro Israele per «il genocidio e le uccisioni di massa da parte del regime sionista a Gaza», attraverso il ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian, in una nota in occasione del Quds (Gerusalemme) Day, ricorrenza legata al sostegno alla Palestina e all'opposizione a Israele, che viene osservata nell'ultimo venerdì del Ramadan.
«Queste atrocità dovrebbero essere messe in evidenza davanti alle assemblee internazionali, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e alla Corte Penale internazionale», ha detto lo stesso Amirabdollahian, chiedendo di mettere in pratica azioni punitive contro Tel Aviv.
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