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Il Giornale Rassegna Stampa
27.03.2024 Tradimento dell’America, Hamas ride
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 27 marzo 2024
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Tradimento dell’America, Hamas ride»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 27/03/2024 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "Tradimento dell’America, Hamas ride".

Fiamma Nirenstein
Fiamma Nirenstein

Ismail Hanyieh, il leader di Hamas, incontra Khamenei, l'ayatollah iraniano. Nel corso della sua visita in Iran, Haniyeh ha dichiarato che Hamas ha già vinto perché l'astensione americana all'ONU dimostra come Israele non abbia più amici nel mondo. Grazie a Biden per aver regalato questa vittoria al terrorismo

 

Non è vero che niente è cambiato nella politica americana: Biden dopo il 7 di ottobre aveva aiutato, capito l’immensità dell’evento, si era reso conto che l’attacco a Israele era un attacco alla sua esistenza e alla civiltà, che le atrocità compiute non potevano altro che essere controbattute con l’eliminazione del criminale terrorista. Adesso, all’ONU gli USA hanno pugnalato Israele mentre è in guerra, mentre nel mondo la tempesta antisemita impazza, aprendo la strada all’estremismo di Guterres e del mondo islamista, alle operazioni di taglio delle armi come quella canadese. Non ci sono più freni, chiunque ora può chiedere a Israele di preservare Rafah in nome della legalità internazionale, Hamas e l’Iran sono contentissimi dell’accaduto, la Russia gli sta dietro, e anche questo è un bizzarro risultato per la politica americana. Prima di tutto, una risoluzione per la quale Hamas si entusiasma non può essere buona e Biden, che certo se l’aspettava, non dovrebbe essere giunto a quel punto di cinismo politico anche se ha le elezioni. Invece Ismail Haniyeh, travestito da diplomatico, un dignitario sporco di sangue sotto la cravatta, è andato a Teheran con il capo della Jihad Islamica ospite del ministro degli Esteri e di Khamenei.

Riaggiustano la strategia: si rafforza l’asse del male si discute della prossima mossa, si concorda certo che le stragi fruttano. L’America sembra aver perso il senno: a Parigi, al Cairo, a Doha era l’apostolo della liberazione degli gli ostaggi dalle grinfie di Hamas. Adesso a causa della sua mossa, Hamas un minuto dopo ha dichiarato chiuso lo scambio: che bisogno c’è di scambiare se si può avere la tregua gratis? L’ONU inoltre impone di bloccare la guerra per il Ramadan e si dimentica che le due settimane in gioco sono ben meno delle 6 che Israele aveva già stabilito di concedere in cambio di 40 ostaggi, con l’aggiunta di 500 prigionieri jihadisti “con sangue sulle mani”. Già, ma quelle sei settimane prevedevano un contraccambio, su cui peraltro si era impegnata l’America. E ora tutto il suo lavoro cade: il documento prevede tregua immediata e solo la generica liberazione degli ostaggi, sconnessa dal cessate il fuoco. Curioso, visto che l’accordo era già quasi raggiunto, che le famiglie disperate aspettavano finalmente i loro cari. Ed ecco invece che gli USA si giocano tutto per bloccare sulla linea di Kamala Harris, che ritiene “una cattiva idea” entrare a Rafah. Strano anche questo: gli Usa aspettavano a Washington i due ministri di Netanyahu proprio per discutere come entrare a Rafah: i quattro battaglioni di Hamas, larga sezione ben armata di un esercito robusto, sono ancora in grado di riformare il potere di Hamas a Rafah e quindi di restituire il potere a Hamas.

Quindi, Dermer e Hanegbi dovevano discutere con gli americani come limitare il problema umanitario del grande conglomerato di esseri umani affollatosi nella zona, entrando a Rafah: gli USA, votando la risoluzione hanno imposto il cessate il fuoco disconnettendolo dagli ostaggi e disconoscendo la ripetuta necessità di entrare a Rafah. Risultato: la disperazione delle famiglie dei 134 miseri, infelici, violentati, affamati ammalati innocenti che nelle gallerie sono la ricchezza di Sinwar. Altro risultato: Hamas è felice. Un altro ancora: l’Occidente va in pezzi.

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