Forse l’UE si muove, soldi russi per pagare le armi a Zelensky Cronaca di Fausto Carioti
Testata: Libero Data: 23 marzo 2024 Pagina: 3 Autore: Fausto Carioti Titolo: «L'Europa si muove: mani sui soldi russi e avvertimenti all'Iran»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 23/03/2024, a pag.3 la cronaca di Fausto Carioti dal titolo “L'Europa si muove: mani sui soldi russi e avvertimenti all'Iran”
Fausto Carioti
I documenti che Giorgia Meloni, Emmanuel Macron e gli altri leader dei ventisette Stati approvano al termine dei Consigli Ue assomigliano sempre più a monografie di politica militare. In quello sottoscritto ieri, su un totale di quattordici pagine, undici sono dedicate ai conflitti in essere e a come prepararsi per quelli che potrebbero iniziare nel prossimo futuro.
Ragioni per cui si prevede «di aumentare in modo sostanziale la spesa per la difesa». Il linguaggio e le decisioni sarebbero stati forse ancora più netti se le elezioni europee non fossero dietro l’angolo. Ma la consapevolezza di navigare in acque pericolose e sconosciute e dover usare strumenti nuovi, in parte da inventare, è comunque evidente.
Ucraina. Giovedì i capi di Stato e di governo avevano incassato la reprimenda di Volodymyr Zelensky, che aveva giudicato «umiliante» l’ultima fornitura militare Ue al suo esercito. In cima alla lista delle cose che mancano ci sono le munizioni pesanti: a Kiev ne era stato promesso un milione che non è arrivato. Ci pensa allora la Repubblica Ceca guidata dal conservatore Petr Fiala: comprerà da altri Paesi 800mila proiettili e li girerà all’Ucraina. Il Consiglio europeo non può fare altro che accogliere «con favore tutte le iniziative a tale riguardo, compresa quella lanciata dalla Cechia». Per evitare che la situazione si ripeta viene creato un fondo di assistenza militare all’Ucraina attraverso lo “Strumento europeo per la pace”, un meccanismo di finanziamento fuori dal budget Ue nel quale saranno iniettati, a questo scopo, 5 miliardi di euro.
Il passo più importante di questo capitolo è però la possibilità di pagare il sostegno militare all’Ucraina tramite «le entrate straordinarie derivanti dai beni russi bloccati». Se ne parla da mesi: nei Paesi Ue sono depositati asset della banca centrale di Mosca per 200 miliardi di euro.
Espropriarli è giuridicamente complicato, ma attingere agli interessi maturati è fattibile, ed è da qui che dovrebbe venire almeno una parte di quei 5 miliardi.
Si insiste pure con le sanzioni. I ventisette applaudono al 13° pacchetto varato dalla Commissione, mirato alle tecnologie che possono avere impieghi militari come quelle per i droni, mentre l’organismo guidato da Ursula von der Leyen annuncia nuovi dazi sulle importazioni di grano e altri prodotti agricoli provenienti dalla Russia e dalla Bielorussia. Come reazione, a Mosca si valuta un aumento dei dazi sul vino, che farebbe male soprattutto a Francia e Italia.
Un altro segno del timore per l’aggravarsi del conflitto è l’attenzione riservata all’Iran. Il regime degli ayatollah ha già consegnato droni militari alla Russia e ora potrebbe fornire missili balistici capaci di colpire l’Ucraina da lunghe distanze.
Se ciò avvenisse, avvisano i leader europei, la Ue «è pronta a rispondere rapidamente», anche con «nuove e significative misure restrittive nei confronti dell’Iran».
Sicurezza e Difesa. L’Unione, avvertono i capi di Stato e di governo, intende «ridurre le sue dipendenze strategiche e accrescere le sue capacità», rafforzando armamenti e industria militare. Con quali soldi? Questo è il punto dolente. Il Consiglio chiede alla Commissione di «esaminare tutte le opzioni per mobilitare finanziamenti e riferire in merito entro giugno». Significa che non è stata raggiunta l’intesa sugli Eurobond, titoli di debito garantiti da tutti i Paesi Ue, per il veto messo dalla Germania e altri (pochi) Paesi.
«Non siamo fan di queste idee», ha detto il cancelliere Olaf Scholz, socialdemocratico. Ma è possibile che sia una postura da tenere da qui al voto di giugno, visto che gli elettori tedeschi non ne vogliono sapere di garantire per gli altri europei.
Medio Oriente. Sulla guerra a Gaza, la posizione del Consiglio Ue coincide con quella di Washington. Era scontato, ma non è una buona notizia per Israele. C’è sempre la condanna «con la massima fermezza» nei confronti di Hamas, certo, ma c’è anche una distanza netta dalle azioni militari israeliane a Gaza, tanto che per la prima volta si chiede, accanto alla liberazione senza condizioni di tutti gli ostaggi, «una pausa umanitaria immediata che porti a un cessate il fuoco sostenibile». Il governo israeliano è esortato a «non intraprendere un’operazione di terra a Rafah, che peggiorerebbe la situazione umanitaria già catastrofica». A Gerusalemme viene chiesto anche di punire i «coloni estremisti» responsabili di violenze.
Migranti e agricoltura. Il Consiglio riconosce che «oltre il 90% dei migranti irregolari entra nell’Ue con l’aiuto di trafficanti» e concorda con la Commissione che occorre «rafforzare tutti gli strumenti a disposizione dell’Ue per contrastare efficacemente il traffico e la tratta di esseri umani». Era una proposta dell’Italia, al pari di quella avanzata sull’agricoltura: i ministri del settore, che si riuniranno il 26 marzo, dovranno definire le misure per alleggerire gli oneri a carico degli agricoltori e garantire loro un «reddito equo». Tra gli strumenti indicati su richiesta italiana c’è «la proroga del quadro temporaneo per gli aiuti di Stato». Motivi di ottimismo non mancano, anche perché nessun leader e nessuna forza politica vuole arrivare al voto di giugno avendo contro una categoria che raggruppa quasi 9 milioni di europei.
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