IC Mappamondo: Cibo a Gaza, ecco i fatti Analisi di Gabriel Barouch
Testata: Informazione Corretta Data: 22 marzo 2024 Pagina: 1 Autore: Gabriel Barouch Titolo: «IC Mappamondo: Cibo a Gaza, ecco i fatti»
Cibo a Gaza: ecco i fatti Analisi di Gabriel Barouch
1. L’80% in più di camion di cibo stanno ora entrando a Gaza rispetto a prima che Hamas dichiarasse guerra. Prima del 7/10, i dati delle Nazioni Unite mostrano che solo 70 camion di cibo entravano a Gaza ogni giorno. Dal 1° marzo la media giornaliera è di 126. 2. Oltre 9.500 camion con oltre 200.000 tonnellate di cibo sono entrati a Gaza dal 7/10. 3. Israele non pone restrizioni sulla quantità di cibo che entra a Gaza e di fatto incoraggia gli stati donatori a inviarne quanto vogliono. Resta impegnato a garantire che arrivino a Gaza tutti gli aiuti necessari. 4. Hamas sta sequestrando e accumulando aiuti, mentre le agenzie delle Nazioni Unite chiudono un occhio e in alcune occasioni coprono attivamente il suo furto di aiuti su larga scala. 5. Le Nazioni Unite hanno confermato "un significativo aumento degli sforzi umanitari... facilitato dalle autorità israeliane in tutta Gaza", che coinvolge i camion del WFP e la cooperazione israeliana con il settore privato di Gaza. 6. Israele sta facilitando la consegna degli aiuti a Gaza via aria, terra e mare, con la creazione di un nuovo corridoio marittimo, lanci aerei in aree difficili da raggiungere e l’apertura di un nuovo cancello nella barriera di sicurezza. 7. Israele ha ampliato la rotta giordana, aggiungendo capacità di ispezione all'Allenby Crossing con camion di aiuti umanitari diretti a Kerem Shalom. 8. Le Nazioni Unite non riescono a distribuire gli aiuti al ritmo con cui Israele sta facilitando il suo ingresso, con i camion che si accumulano sul lato di Gaza del valico. L'ONU attribuisce questo al "crollo della legge e dell'ordine", cioè alla scomparsa della "protezione" degli uomini armati di Hamas che scortavano i convogli. 9. La valutazione di Israele è che vi sia un approvvigionamento alimentare stabile nel sud della Striscia di Gaza, dove i mercati sono evidentemente in fermento e le scorte si stanno accumulando nei magazzini delle agenzie umanitarie.