Riprendiamo da LIBERO di oggi, 20/03/2024 a pag.15, con il titolo "Torino boicotta Gerusalemme" la cronaca di Daniele Priori.
Il Senato accademico dell’Università di Torino si lascia okkupare dagli studenti pro Palestina e decide di conseguenza di boicottare Israele votando quasi all’unanimità, con un solo voto contrario e due astenuti, la decisione di non partecipare al bando 2024 del ministero degli Affari esteri e della Coperazione internazionale perla raccolta di progetti di collaborazione tra le istituzioni di ricerca italiane e israeliane. Una decisione presa praticamente sotto dettatura, quella degli accademici riuniti nelle stanze del rettorato, all’interno del quale si è riversata una delegazione del gruppo studentesco neocomunista Cambiare rotta e di Progetto Palestina, entrambi con posizioni palesemente pro Hamas.
Nell’edificio universitario era in corso la riunione del massimo organo accademico.
Così, in maniera decisamente poco ortodossa, i giovani dottorandi con tanto di lenzuolo-striscione con su scritte frasi anti-Israele e ben due bandiere palestinesi, si sono introdotti nell’aula interrompendo di fatto i lavori dell’assemblea. Ciò che lascia ancor più basiti nell’intera vicenda è come tutto sia avvenuto con il consenso del rettore Stefano Geuna che dirigeva la riunione il quale, anzi, neanche fossero entrati gli ospiti d’onore, si è affrettato a dare la parola a una rappresentante degli studenti in protesta per fare in modo che potessero spiegare meglio il loro punto di vista: «A fine febbraio – hanno detto i manifestanti- il ministero degli Affari esteri ha annunciato il bando per progetti congiunti di ricerca, che si possono presentare entro il 10 aprile. Non è difficile immaginare per quali fini verranno utilizzati: tecnologia civile e militare». La prima conseguenza del bando è stata una lettera, datata 29 febbraio scorso, nella quale docenti universitari di tutta Italia (dei quali una sessantina dell’ateneo torinese) chiedevano proprio la sospensione del bando. Perentoria e ammessa a poche possibili trattative, dunque la richiesta, sottolineata da un temerario memorandum. «Vogliamo ricordare che colpevole di un genocidio non è solo chi materialmente lo compie ma anche tutti coloro che contribuiscono al suo dotarsi dei mezzi necessari per farlo sia materialmente sia tramite la ricerca».
Tanto è bastato perché il Senato si ritirasse in sede deliberante e nel pomeriggio votasse compatto sulla linea degli studenti estremisti che, non casualmente, hanno cantato vittoria grande rilanciando l’impegno su tutto il territorio nazionale. «Una vittoria importante che proveremo ad ottenere anche negli altri atenei dei Paese per smontare pezzo a pezzo la complicità delle università italiane con l’entità sionista». È bene ricordare, in tal senso, come proprio i rappresentanti di Cambiare rotta fossero quelli che nella manifestazione a Roma dello scorso febbraio spinsero senza fortuna la piazza a condurre un non previsto corteo verso il Viminale. Ieri all’Università di Torino è andata diversamente. Gli estremisti si sono presi di fatto l’università portando avanti una strana idea di pacifismo in cui, con le buone o con le cattive, a vincere debbono essere sempre loro.
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