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Il Foglio Rassegna Stampa
15.03.2024 Putin è un gangster, strozziamo il suo regime a partire dai soldi
Analisi di Yulia Navalnaya

Testata: Il Foglio
Data: 15 marzo 2024
Pagina: 10
Autore: Yulia Navalnaya
Titolo: «Putin è un gangster. Strozziamo il suo regime a partire dai soldi»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 15/03/2024, a pag. 10, l'analisi di Yulia Navalnaya dal titolo "Putin è un gangster. Strozziamo il suo regime a partire dai soldi".

Yulia Navalnaya: «A Putin non importa dell’economia russa, purché ci sia denaro sufficiente per sostenere l’esercito e i servizi di sicurezza e per riempire le sue tasche e quelle dei suoi soci​​​​»
Russian President Vladimir Putin will not attend G-20 summit in Indonesia
Il dittatore Vladimir Putin, ha ordinato l'assassinio del dissidente russo Alexei Navalny in prigione

Il 16 febbraio, un mese prima delle “elezioni presidenziali” previste in Russia, mio marito, Alexei Navalny, è stato ucciso in carcere su ordine diretto di Vladimir Putin. Non ho mai voluto essere un politico, non ho mai voluto parlare da un palco o scrivere sui media internazionali. Ma Putin non mi ha lasciato altra scelta. Pertanto, voglio dirvi alcune cose importanti che Alexei ha cercato di dire in tutti questi anni. Per sconfiggere Putin, o almeno per punirlo seriamente, bisogna capire chi è. Purtroppo, troppe persone in occidente lo considerano ancora un leader politico legittimo, discutono della sua ideologia e cercano una logica politica nelle sue azioni. Questo è un grosso errore che genera nuovi errori e aiuta Putin a ingannare i suoi avversari ancora e ancora. Putin non è un politico, è un gangster. Alexei Navalny è diventato famoso in Russia e odiato da Putin proprio perché, fin dall’inizio della sua battaglia, ha apertamente descritto Putin e i suoi alleati come gangster che hanno preso e usato il potere per arricchirsi e per soddisfare le proprie ambizioni personali. Guardate a Putin come al leader di un gruppo mafioso. Coglierete la sua brutalità, il suo cinismo, la sua inclinazione alla violenza, la sua passione per il lusso ostentato, la sua disponibilità a mentire e a uccidere. Tutti i suoi discorsi su religione, storia, cultura e politica potrebbero fuorviare gli occidentali. Ma in Russia tutti sanno che i gangster hanno sempre amato ostentare grandi croci, posare nelle chiese e presentarsi come combattenti per una giustizia superiore e per i valori tradizionali, che nella loro concezione si riducono al codice di condotta spietato di un criminale professionista. Guardate a Putin come a un boss mafioso e capirete come punirlo e accelerare la sua fine. Lo status è molto importante per i leader criminali, sia all’interno delle loro bande sia nel mondo esterno. Putin ha preso il potere in Russia, dove può dichiararsi presidente legittimo o addirittura incoronarsi come erede degli zar russi. Ma perché i paesi democratici continuano a riconoscere la sua autorità criminale come legittima? Perché i leader mondiali eletti si mettono sullo stesso piano di un criminale che per decenni ha falsificato le elezioni, ucciso, imprigionato o costretto a lasciare il paese tutti i suoi critici e ora ha scatenato una guerra sanguinosa in Europa attaccando l’Ucraina? Non vi sto dicendo che rifiutandoci di riconoscere i risultati delle elezioni presidenziali russe di questo fine settimana si arriverebbe al crollo immediato del governo Putin. Ma sarebbe un segnale importante per la società civile russa e per le élite ancora fedeli a Putin, oltre che per il mondo, perché dimostrerebbe che la Russia non è governata da un presidente riconosciuto da tutti, ma da uno che viene disprezzato e condannato pubblicamente. Solo allora coloro che restano fedeli a Putin inizieranno a capire che l’unico modo per tornare a una vita economica e politica normale è liberarsi di lui. Per i leader criminali il denaro è fondamentale. Putin è indifferente alle sofferenze delle persone sia in Ucraina sia in Russia. Non gli importa dell’economia russa, purché ci sia denaro sufficiente per sostenere l’esercito e i servizi di sicurezza e per riempire le sue tasche e quelle dei suoi soci. L’unica cosa che fa veramente male a Putin è la perdita di reddito. Anche se a questo punto potrebbe essere difficile colpirlo direttamente, è possibile privare la sua cerchia ristretta, i suoi rappresentanti e decisori, dei loro guadagni illeciti. Privando i gangster delle loro ricchezze, essi perderanno la loro lealtà nei confronti del loro leader. Per questo motivo chiedo la massima espansione e l’attenta applicazione delle sanzioni contro tutti i politici più o meno importanti alleati di Putin, i cosiddetti uomini d’affari, i funzionari pubblici e le forze dell’ordine. Privando migliaia di personaggi influenti dei loro capitali e beni, si gettano le basi per le divisioni interne e, in ultima analisi, per il crollo del regime. Un ampio sostegno all’Ucraina e al suo esercito nella lotta contro l’aggressione ingiustificata di Putin è diventata la scelta morale naturale dei paesi occidentali. Una sconfitta militare di Putin in Ucraina dovrebbe spingere il suo governo sull’orlo del collasso. Tuttavia, nella storia ci sono stati casi in cui la sconfitta non ha portato alla caduta di un dittatore. La sconfitta di Saddam Hussein in Kuwait, ad esempio, non ha posto fine al suo governo; Hussein e la sua banda hanno terrorizzato la popolazione dell’Iraq e dei paesi vicini per un altro decennio. Per garantire che il governo di Putin non sopravviva a un’altra crisi, comprese quelle causate dalle battute d’arresto militari in Ucraina, è essenziale sostenere le forze che continuano a resistere dall’interno della Russia. Non crediate che tutti in Russia sostengano Putin e la sua guerra. La Russia è sotto una dura dittatura. Il numero di prigionieri politici in Russia è tre volte superiore a quello registrato durante la lotta del sistema sovietico contro i dissidenti. I diritti umani sono calpestati e non c’è libertà di parola o di protesta. Ma anche in condizioni così difficili, il popolo russo trova il modo di manifestare contro il regime repressivo. Ogni occasione per esprimere legalmente il proprio malcontento diventa una protesta di massa. Centinaia di migliaia di persone si sono messe in coda sperando di registrare i candidati che esprimono opinioni contrarie alla guerra alle elezioni presidenziali. Anche il funerale di mio marito a Mosca è diventato una protesta di più giorni. Nonostante gli sforzi delle autorità, migliaia di persone hanno visitato la sua tomba, ricoprendola di fiori. La gente sa che il regime segue tutti coloro che osano partecipare – e che potrebbero essere puniti in seguito – ma si presenta comunque, a Mosca e in tutta la Russia. L’ultimo appello di mio marito ai russi è stato quello di partecipare alla campagna “Mezzogiorno contro Putin”. Ha chiesto a tutti gli oppositori di Putin di recarsi ai seggi elettorali, a mezzogiorno del 17 marzo, giorno delle elezioni. L’obiettivo non è influenzare i risultati del voto, che saranno comunque falsificati, e non è sostenere nessuno dei burattini di Putin ammessi alla votazione. Alexei ha voluto che questa fosse una protesta a livello nazionale, sottolineando l’illegittimità dell’elezione di Putin e la resistenza della società civile russa. Chiedo ai leader politici dell’occidente di aiutare tutti i cittadini russi che si oppongono alla banda di Putin. Vi esorto a sentire finalmente la voce della Russia libera e a prendere una posizione di principio contro di lui – a non riconoscere i risultati delle elezioni falsificate, a non riconoscere Putin come legittimo presidente della Russia. Il mondo deve finalmente rendersi conto che Putin non è chi vuole apparire. E’ un usurpatore, un tiranno, un criminale di guerra e un assassino.

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