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Libero Rassegna Stampa
14.03.2024 Tito non più cavaliere: era ora!
Cronaca di Alberto Busacca

Testata: Libero
Data: 14 marzo 2024
Pagina: 9
Autore: Alberto Busacca
Titolo: «Il Quirinale risolve la grana di Tito»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 14/03/2024, a pag.9 con il titolo "Il Quirinale risolve la grana di Tito" la cronaca di Alberto Busacca.

Il maresciallo Tito, dittatore della Jugoslavia dal 1944 al 1980. Sua è la responsabilità, dopo la liberazione dai nazisti, della pulizia etnica in Istria e Dalmazia, con migliaia di vittime italiane finite nelle foibe. Eppure fino ad oggi era insignito del titolo di Cavaliere

L’onorificenza al Maresciallo Tito? Non c’è più. Decaduta. Cancellata. Annullata. Ditelo come volete, ma la sostanza è che il dittatore jugoslavo non è più “Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana”.
Il riconoscimento gli era stato dato il 2 ottobre del 1969 e da tempo era al centro di una dura polemica tra il centrodestra (che voleva levarglielo) e la sinistra (che non si capiva bene cosa volesse ma contestava la proposta del centrodestra...).
A risolvere la questione, alla fine, ci ha pensato il Quirinale. Chiarendo meglio come funziona la legge. Alcuni giorni fa, infatti, sul sito della Presidenza della Repubblica, nella sezione dedicata alle decorazioni, è stato sottolineato un passaggio: “Le onorificenze sono legate all’esistenza in vita dell’insignito e decadono con la sua morte.
Non possono essere concesse onorificenze alla memoria”.
Insomma, la situazione è piuttosto chiara. Josip Broz, meglio noto come Tito, capo della Jugoslavia comunista e responsabile tra l’altro dei massacri delle Foibe, è stato “Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana” dal 2 ottobre 1969 al 4 maggio 1980, giorno della sua morte. Dopodiché, essendo defunto, non lo è più stato.
La seconda parte del passaggio evidenziato dal Quirinale riguarda invece i casi di eventuali nuove onorificenze. Capita, a volta, che vengano proposte ad esempio per ricordare un soldato ucciso o per celebrare una personalità appena scomparsa. Ecco, adesso viene specificato che questo non è possibile. Le onorificenze possono essere date soltanto a persone in vita...
Ora il punto è capire se questo basterà a porre fine alla battaglia politica. «La decisione del Quirinale di eliminare dall’elenco corrente delle onorificenze i nominativi dei Capi di Stato e di altri insigniti dopo la loro morte è ineccepibile sia sotto il profilo strettamente giuridico sia sotto quello storico», hanno detto i deputati del Pd della commissione Affari costituzionali della Camera, Simona Bonafè, Gianni Cuperlo, Federico Fornaro e Matteo Mauri (in realtà il Colle non ha “deciso” nulla, ha solo evidenziato come funziona la legge...). «Auspichiamo», hanno aggiunto i dem, «che tutti prendano atto di questa autorevole presa di posizione lasciando la materia alla storia e all’interpretazione degli storici, fuori da sterili strumentalizzazioni politiche». Chissà perché quando i “cattivi” sono di sinistra, parlare di storia diventa sempre una «strumentalizzazione politica»...
«Soddisfazione», per la matassa sbrogliata, è stata espressa da Fratelli d’Italia. «Sul sito del Quirinale», ha commentato Alessandro Urzì, capogruppo di Fdi nella Commissione Affari costituzionali di Montecitorio, «si legge che “le onorificenze sono legate all’esistenza in vita dell’insignito e decadono con la sua morte”.
Quanto comunicato, dunque, interpreta perfettamente lo spirito e le volontà espresse dalle diverse proposte di legge che intervenivano sulla materia della revoca ed in particolare quelle a prima firma dei deputati Rizzetto e Rampelli di Fratelli d’Italia che citavano espressamente il dittatore jugoslavo Tito, la cui figura è indissolubilmente associata alla pulizia etnica attuata ai danni della comunità italiana in Istria, Fiume e Dalmazia».
E ancora: «La decadenza dell’onorificenza assegnata al Maresciallo Tito, e la piena consapevolezza di ciò, rende onore alla memoria dolorosa del popolo italiano ed a quella delle vittime di foibe e persecuzioni».
La cosa, tra l’altro, non riguarda soltanto Tito. L’ex dittatore romeno Nicolae Ceausescu, ad esempio, è stato pure lui “Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana”, così come Mobutu Sese Seko, ex presidente dello Zaire. Anche le loro onorificenze sono quindi da considerare decadute...
Certo, i nomi di Tito e degli altri sono ancora sul sito della Presidenza della Repubblica e resteranno nell’elenco storico. Ma è giusto così, il passato non si cancella. C’è stato un tempo in cui l’Italia ha voluto celebrare certi personaggi. E questo non va dimenticato...

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