Riprendiamo da LIBERO di oggi, 09/03/2024, a pag. 3, con il titolo "Ai cortei dell’8 marzo solo bandiere palestinesi Cacciata la fan di Israele" il commento di Tommaso Montesano.
Tommaso Montesano
La sostenitrice di "Sinistra per Israele", cacciata dal corteo femminista perché voleva ricordare le israeliane stuprate. Speriamo che "Sinistra per Israele" riveda il suo programma, del tutto inutile perché ripetitivo degli errori già commessi
Dalla mimosa alla bandiera palestinese. La marcia delle attiviste di Non una di meno in occasione dello “sciopero transfemminista” dell’8 marzo si trasforma nell’ennesima vetrina anti-israeliana. A Roma va in scena il corteo principale. Ai 30mila partecipanti vantati dagli organizzatori, rispondono fonti della questura che quantificano in 10mila le unità presenti lungo il percorso che si snoda dal Circo Massimo a viale Trastevere. «In 39 città c’è solo la bandiera palestinese!», urla al megafono Maya Issa, la presidente degli studenti palestinesi. Una sua compagna di lotta, passamontagna fucisa, spiega che loro si oppongono «al silenzio e alla complicità delle nostre istituzioni e del governo fascista italiano».
Su cosa è presto detto: sul «genocidio» del popolo palestinese di cui «Meloni è complice», come recita un cartello.
Sono decine le bandiere palestinesi al vento. «Le donne in Palestina/scrivono la storia/intifada fino alla vittoria», è uno degli slogan più gettonati insieme a «Palestina libera». Le partecipanti hanno lo scotch nero sulla bocca «per protestare contro la censura della tv di Stato». L’esecutivo Meloni è il nemico: «È importante scendere in piazza perché non vogliamo permettere a questo governo di continuare a promuovere un certo tipo di idee e di società».
IL MONITO DEL COLLE
Nel calderone delle rivendicazioni entra di tutto: «L’educazione sessuo-affettiva nelle scuole»; il contrasto alla «violenza patriarcale in tutte le sue forme»; l’opposizione alla «scuola omofoba e machista di Valditara».
Quando il corteo raggiunge il ministero dell’Istruzione, le partecipanti si uniscono al sit indi alcuni insegnanti precari. Nel mirino finisce il ministro. All’arrivo sui gradini, le manifestanti espongono un cartello con la scritta “La prof ha scioperato contro il patriarcato”. Poi con le mani colorate di rosso lasciano un’impronta «macchiata di sangue» sulla scalinata.
Prima di toccare viale Trastevere, il corteo imbocca via Marmorata, nel quartiere Testaccio.
Qui il primo a farne le spese è Beppe Grillo: le attiviste strappano e imbrattano i cartelloni che pubblicizzano il ritorno del fondatore del M5S a teatro. «Ha difeso a spada tratta uno stupratore, vittimizzando la donna che il figlio aveva stuprato. Non lo vogliamo nei nostri teatri!».
Poi tocca alla Lega. Nello specifico, ai manifesti elettorali dell’europarlamentare uscente Susanna Ceccardi. Tutti i cartelloni che raffigurano una donna con indosso il velo islamico e lo slogan «in Europa hai gli stessi diritti di tuo marito», sono imbrattati con la vernice fucsia e coperti con un manifesto che inneggia alla resistenza delle donne palestinesi e di Gaza. A un certo punto, a Porta Portese, si gettano tutti per terra per rispondere a Matteo Salvini, che ha osato dire «che chi sciopera non ha voglia di fare niente». Così le “transfemministe” mimano un riposino anti-salviniano.
Analoghe mobilitazioni, nel giorno in cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, denuncia le «molestie» e i «pregiudizi» di cui ancora oggi sono vittime le donne, si sono svolte nelle principali città italiane. A Napoli vicino al consolato d’Ungheria sono stati affissi manifesti con la scritta «Ilaria Salis libera», con relative accuse al governo ungherese «vicino ai gruppi neofascisti, dichiaratamente omofobo, xenofobo e patriarcale».
Nel pomeriggio, altri cortei a Firenze e Bologna. Nel capoluogo toscano, una giovane militante della “Sinistra per Israele” è stata allontanata dal presidio perché colpevole di aver esibito un cartellone con la scritta “Non una parola sugli stupri di Hamas”. Dopo alcuni minuti di botta e risposta, la ragazza, Sara, è stata invitata a lasciare piazza della Santissima Annunziata.
Sempre a Firenze, la facciata della sede del Consiglio regionale è stata deturpata con la vernice per scrivere “Free Gaza”.
A Bologna, invece, sulla torre dell’orologio di Palazzo D’Accursio, sede del Comune, è stato appeso un grande striscione con la scritta “Stop genocidio, Palestina libera”.
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