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Libero Rassegna Stampa
26.02.2024 Così Stalin inventò l’antisemitismo comunista
Analisi di Marco Patricelli

Testata: Libero
Data: 26 febbraio 2024
Pagina: 17
Autore: Marco Patricelli
Titolo: «Così Stalin inventò l’antisemitismo comunista»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 26/02/2024, a pag.17 con il titolo "Così Stalin inventò l’antisemitismo comunista", l'analisi di Marco Patricelli.

Marco Patricelli
Marco Patricelli

Tablet Magazine
Manifestazione sovietica antisemita. L'ostilità di Stalin per gli ebrei, dopo la Seconda Guerra Mondiale, si rafforzò per un cosmopolitismo non armonizzabile a quello dei dettami comunisti e soprattutto per la presa e la diffusione del movimento sionista

Negli anni della Rivoluzione bolscevica Josif Stalin aveva diviso programmi, progetti e scontri di piazza e sui campi di battaglia con i leader ebrei Trockij, Sverdlov, Zinov’ev, Litvinov, Sokoln’kov, Kamenev. Durante la guerra civile in Russia non erano mancati feroci episodi di pogrom ai danni degli ebrei, la maggior parte a opera delle truppe dei Bianchi controrivoluzionari e dei nazionalisti ucraini. L’Armata Rossa da un lato fucilava gli autori degli assalti ai villaggi ebraici, degli omicidi, degli incendi, delle rapine e degli stupri (gli atti antisemiti erano considerati fuori legge dal nuovo sistema), dall’altro qualche volte faceva altrettanto. Il pregiudizio antiebraico era infatti radicato nell’impero degli zar, dove nel 1903 aveva visto la luce e da dove si era diffuso nel mondo l’ignobile pamphlet dei Protocolli dei savi anziani di Sion, un libro che denunciava un complotto ebraico per il dominio del mondo, realizzato dai falsari della polizia segreta dei Romanov, la famigerata Ochrana. Già nel 1921 si sapeva che il contenuto era frutto di pura invenzione, ma la propaganda funzionava.
Giunto al potere dopo la morte di Lenin, Stalin non mostrò lo stesso sentimento negativo e anzi sembrò guardare con favore la componente ebraica della società sovietica. Dopo l’attacco della Wehrmacht di Adolf Hitler, con l’Operazione Barbarossa del 22 giugno 1941, spinse per la creazione del Comitato ebraico antifascista presieduto dal celebre attore e direttore del teatro yddish di Mosca, Solomon Mikhoels, per ingraziarsi la potente lobby ebraica americana: l’Urss aveva infatti un disperato bisogno degli aiuti di Washington. Sconfitto Hitler e allargata la sfera di influenza del Cremlino su mezza Europa, già dal 1946 Stalin guardò con sospetto gli ebrei per un cosmopolitismo non armonizzabile a quello dei dettami comunisti e soprattutto per la presa e la diffusione del movimento sionista. Il dittatore ci mise assai poco per cominciare a considerare gli ebrei «nemici del popolo» e «traditori interni».
A questo cambio di rotta non è probabilmente estraneo il fattore familiare: il figlio Jakov aveva deciso di sposare la danzatrice ebrea Julja Meltzer (per lei erano le terze nozze) e Stalin reagì con disprezzo, ma peggio fece con la figlia Svetlana alla quale aveva proibito di frequentare il regista ebreo Aleksej Kapler che fece processare e spedire in un gulag.
E quando Svetlana si unì in matrimonio con Grigorij Mozorov, anch’egli ebreo, evitò sempre di incontrarlo vietandogli di entrare in casa. Stalin iniziò a concentrarsi sulla pericolosa «contaminazione del sionismo», irritato pure da un episodio apparentemente innocuo. Nel 1948 l’Urss era stato il primo Paese a riconoscere lo Stato di Israele, e per la visita dell’ambasciatrice Golda Meir a Mosca c’erano state manifestazioni di entusiasmo alla sinagoga da parte della comunità ebraica. La moglie del ministro degli esteri Esteri Vja® eslavMolotov, Pauline, aveva affettuosamente parlato con la diplomatica in yddish. Stalin non gliel’avrebbe perdonata, e l’avrebbe fatta deportare in Asia.
Eppure Pauline era stata la confidente della sua seconda moglie Nadežda, l’ultima persona a parlare con lei prima che si suicidasse, il 9 novembre 1932.
Nella mente del dittatore cominciò allora a maturare l’idea di lanciare una “purga” sul modello degli Anni ’30 che doveva reprimere e annientare quello che riteneva essere un fattore di destabilizzazione politico-ideologica dell’Unione sovietica stalinista. Aveva subito fatto eliminare Mikhoels, che secondo la versione ufficiale era morto in un incidente automobilistico, quindi vietò agli ebrei di scrivere per le riviste sovietiche e dispose la chiusura di scuole, teatri e pubblicazioni ebraiche. Il numero degli ebrei nelle università, nei ministeri, nel personale diplomatico, nei tribunali, negli ospedali venne drasticamente ridotto, annientato il Comitato ebraico antifascista il 21 novembre 1948 con un’ondata di arresti e di processi con prove false.
Ma prima ancora della visita di Golda Meir un altro episodio aveva innescato questa deriva.
Una paramedica del reparto di Radiologia dell’ospedale del Cremlino dove lavoravano i migliori medici sovietici per curare la nomenclatura, Lidja Timašuk, che nel 1939 aveva lanciato un concorso per prolungare la vita di Stalin, aveva avvisato gli organi di sicurezza di cui era informatrice che a suo dire c’erano anomalie sugli elettrocardiogrammi contenuti nella cartella clinica di Aleksej Ždanov, morto il 31 agosto. Il reparto di cui era alle dipendenze era diretto dalla dottoressa ebrea Sofija Karpaj verso la quale Timašuk nutriva rancore personale. Il sospetto di alterazione della diagnosi su Ždanov era il primo passo per costruire il teorema sul «Complotto dei medici»: sui 215.000 dell’Urss ben 35.000 erano ebrei.
La preparazione della persecuzione fu costruita a tavolino prima di scatenare arresti e deportazioni, allargando sperimentalmente l’onda antisemita, nel 1951, ai Paesi satelliti. Nel 1952 è il Cremlino a ordinare al presidente della Cecoslovacchia Klement Gottwald di arrestare e processare 14 dirigenti del Pcc e del governo, 11 dei quali ebrei: l’accusa è di aver tentato di assassinarlo in base a un complotto sionista per restaurare il capitalismo. Il 4 dicembre undici imputati al Processo Slánský (dal nome del segretario del Pcc Rudolf Slánský) sono impiccati, gli altri 3 condannati all’ergastolo. Il processo di Praga è la prova generale di quello che dovrà essere celebrato a Mosca. Il 13 gennaio 1953 la Pravda lancia infatti la parola d’ordine sull’arresto di «medici sabotatori», «criminali», nemici interni» collegati all’Organizzazione nazionalista borghese ebraica internazionale Joint creata dallo spionaggio americano, accusata di omicidi politici e pure di un progetto per avvelenare Stalin. Il dittatore aveva già stabilito che i medici ebrei sarebbero stati impiccati pubblicamente sulla Piazza Rossa, i provocatori infiltrati avrebbero fatto scoppiare incidenti e quindi gli ebrei sarebbero stati deportati in massa nei gulag asiatici. Solo la sua morte, il 5 marzo 1953, impedirà quel piano sanguinario.

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